Un paio di mesi fa, avevamo paragonato l’andamento del commissariamento della Fai ad uno di quei viaggi sulla Salerno-Reggio Calabria, quando si parte veloci e poi si va sempre più lenti all’avvicinarsi del traguardo.
Ma anche un viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, prima o poi, arriva alla conclusione. E così anche il commissariamento della Fai (salvo imprevisti in Tribunale) si avvia verso la fase finale. Ormai si parla di congresso (o di qualcosa che ne abbia il nome ed una qualche parvenza) da celebrare subito dopo (ma qualcuno, abbastanza in alto, dice perfino prima) l’assemblea organizzativa della Cisl in autunno. E si fanno anche i nomi dei possibili nuovi segretari.
Un paio di questi nomi, per la verità, non sarebbero affatto nuovi. A cominciare da quello del commissario come candidato unico ed incontestabile alla segreteria; una scelta che cambierebbe anche formalmente la natura del commissariamento, da situazione temporaneamente necessaria a strumento di occupazione, quasi manu militari, da parte della Confederazione di una delle federazioni aderenti.
L’attesa dell’evento (soprattutto per i candidati ad entrare, che come sempre sono più numerosi dei posti che saranno assegnati) rischia però di far perdere il filo del discorso, di dimenticare il “dove eravamo rimasti” al 31 ottobre 2014, per giudicare se il commissariamento deciso in quella data si è svolto correttamente, nel rispetto del mandato ricevuto e, soprattutto, della funzione prevista dallo statuto; o se è stato una maniera per perseguire altri scopi, prendendo a pretesto l’incidente (forse non del tutto imprevisto…) del mancato scioglimento.
Tanto per restare nella metafora autostradale, per proseguire il viaggio oltre la Salerno-Reggio Calabria, bisognerebbe costruire il ponte sullo stretto di Messina (e, in effetti, questa storia ha molti protagonisti che vengono da Scilla, Cariddi e dintorni). Cioè, realizzare quella federazione FaiFilca che, proprio come il ponte, è rimasta allo stato di progetto. Una mancata realizzazione che è stata la motivazione addotta dall’esecutivo della Cisl nella delibera di commissariamento della Fai.
Il paragone, a dir la verità, è a dir poco inquietante. Perché il progetto del ponte sullo stretto finora è servito a tutto, tranne che a facilitare i collegamenti fra la Sicilia e il continente. Ha dato lavoro e reddito a ingegneri e progettisti, ha dato posti in consigli di amministrazione, ha legittimato carriere politiche con prese di posizione radicalmente favorevoli o radicalmente contrarie, è costato molto di più del conto dell’Ergife, ha fatto scrivere libri e perfino canzoni, ma senza alcuna realizzazione e mostrando incapacità di decisione dei livelli anche locali di governo (e facendo anche “litigare la Cisl“, come scrisse un importante giornale nazionale).
Nei prossimi mesi capiremo meglio la verità: se si farà ciò che il congresso della Fai aveva rifiutato (scioglimento e successiva creazione dal nulla della nuova federazione) o se lo stesso obiettivo sarà realizzato in altra forma, allora avremo una storia coerente, con un commissariamento che (per quanto motivato in maniera sballata e condotto in maniera incivile, con licenziamenti ed epurazioni di rappresaglia politica) ha raggiunto l’obiettivo politico che, secondo la Cisl, ne costituiva la giustificazione (anche a costo di calpestare la regola fondamentale della democrazia associativa, cioè che quando un congresso vota a maggioranza schiacciante, 171 a 91, la sua decisione non può essere rovesciata a tavolino e con successivi congressi pilotati dall’alto).
Qualsiasi altra soluzione (dalla “seconda affiliazione” in giù), sarebbe la dimostrazione che il commissariamento non serviva allo scopo dichiarato di permettere la realizzazione del progetto di federazione unica FaiFilca. Ma andrebbe interpretato come una conseguenza degli spostamenti nei rapporti di forza ai vertici della Cisl legati all’uscita di scena di Bonanni (quello che voleva a tutti i costi la FaiFilca) ed al successivo destino analogo di Cianfoni (quello che si sentiva in una botte di ferro avendo legato la sua posizione a quella di Bonanni). Con tanto di lettere anonime di accompagnamento all’uscita.