Voi non ci crederete, ma ci assicurano che, a quasi sette mesi dal commissariamento, l’argomento che il commissario ancora tira fuori quando ha bisogno di sostenere la legittimità della decisione di sciogliere gli organismi democratici della Fai è … il conto dell’Ergife!
Chi ha votato contro lo scioglimento della Fai non lo poteva fare, questo è il ragionamento comissariale, perché per colpa sua è stato pagato un albergo per un congresso che poi non si è fatto!
Intendiamoci, non fa piacere a nessuno l’avventatezza di chi ha organizzato una suntuosa festa di nozze senza aspettare che la sposa avesse accettato di sposarsi. Ma la colpa non è della sposa (lo dice anche Santa Madre Chiesa: nel dubbio non ci si sposa, neanche se il pranzo di nozze è già stato prenotato). La colpa è di chi ne voleva forzare la volontà.
E se sono stati spesi inutilmente un bel po’ di soldi, questo non legittima ad invertire i termini del ragionamento; cioè ad accusare chi ha fatto esercizio di una sacrosanta libertà invece di chi (in via Po 21 ancor prima che in via Tevere 20) questa libertà voleva costringere in una certa direzione; a prendersela con chi (lo precisiamo per evitare equivoci) ha pagato di tasca propria, come sempre, il conto di una festa che la Cisl aveva voluto a tutti i costi che fosse organizzata (fino a vendicarsi col commissariamento quando è saltata).
E però vogliamo essere generosi; vogliamo ammettere che nei giorni convulsi di fine ottobre 2014, quando un segretario generale appena eletto e ancora senza segreteria confederale fu chiamato all’Ergife per gestire una situazione che diventa quasi una trappola (con la rivolta di un gruppo di regioni guidate, un po’ a sorpresa, dalla Sicilia), e quando c’era stata una sua reazione un po’ troppo istintiva con un commissariamento non ben fondato in punto di diritto (una seconda trappola?); ecco, che in quei giorni si usasse anche l’argomento dei soldi è umanamente comprensibile, per sbagliato che fosse (e fermo restando che la Cisl, non avendo pagato lei, non ha nulla da rivendicare).
Ma che dopo sette mesi di esercizio del potere un commissario “benigno a’ suoi ed a’ nemici crudo“ giochi ancora a buttare la colpa su chi ha esercitato un suo diritto e non su chi ha deciso l’incauto acquisto, ci ricorda quel detto romano (“ao’, te stai a attacca’ ar fumo da’ ‘a pippa”) con cui si critica l’atteggiamento di chi, dovendo sostenere per proprie ragioni e/o interessi alcuni argomenti non plausibili, continua a fare discorsi assolutamente inconsistenti.
PS. Che se poi vogliamo parlare di sprechi, e non solo una tantum ma quotidiani, da via Po 21 ci devono dire se è vero o falso ciò che gli è stato scritto sul cumulo di pensioni e compensi “che superano anche i 250.000,00 €” all’anno (cioè più della quota Fai del conto dell’Ergife); se ci sono altre situazioni di cumulo; e magari quanto costano certe iniziative, come Labor Tv, utili più alla vanagloria di chi le ha volute che all’organizzazione.