La sera del 27 ottobre, Anna Maria Furlan arriva di corsa al bicongresso di scioglimento Fai-Filca, che si era bloccato sul lato agrolimentare per l’improvvisa opposizione di un gruppo di segretari regionali capitanati, un po’ a sopresa, dalla Sicilia. L’obiettivo del neo-segretario generale è sciogliere gli ultimi dubbi dei dissidenti (chi più, chi meno…) e permettere di completare il biscioglimento.
Come poi è andata, lo sappiamo.
In quel momento, lei porta da sola tutto il peso della guida della confederazione, quindi si trova in qualche modo costretta a mettere la faccia in una situazione dove c’è il rischio che possano volare schiaffi.
La Cisl, infatti, è senza una segreteria confederale, e questo dall’8 ottobre, quando Raffaele Bonanni formalizza le dimissioni davanti al consiglio generale facendo decadere tutti e la Furlan, pur eletta quel giorno stesso con un’unanimità veneta, aveva preferito rinviare le nominations per la nuova segreteria. Che sarà indicata ed eletta solo il 31 ottobre (come antipasto al commissariamento della Fai).
Quindi a che titolo la sera del 27 ottobre Luigi Sbarra, che in quel momento non è niente, accompagna Anna Maria Furlan all’Ergife, ed assiste poi ai lavori congressuali facendo il tifo per il sì alla votazione sulla mozione di scioglimento (poi respinta 171 a 91)?
Se di titolo non ne ha alcuno, di interesse per la federazione è noto a tutti che ne ha parecchio, e da parecchio tempo. E la sua presenza lì senza averne titolo ne è la riprova.
Di lì a pochi giorni sarebbe stato eletto alla segreteria confederale, avrebbe coronato il sogno di occupare la Fai grazie ad una delibera di commissariamento improbabile ma ratificata dalla Cisl-Probiviri (come il 100% abbondante delle delibere di commissariamento che riceve), e poi si sarebbe dato da fare per diventare presidente a tutti i costi anche della fondazione Fisbafat. Il tutto per poter epurare Maurizio Ori dalla Fai, poter licenziare Giampiero Bianche dalla Fondazione Fisbafat (poi Fondazione “Fai”, poi Fondazione “non so neanche più come mi chiamo“) e poter invece confermare ai loro posti i molti che erano stati assunti e piazzati qua e là dal segretario generale dimissionario dopo il congresso.
In ogni caso, da spoltronato che era il 27 ottobre, ora occupa tre poltrone con un sedere solo. E questo, per uno di quei paradossi che ogni tanto succedono, proprio grazie alla rivolta a sorpresa delle regioni ribelli ed alla successiva votazione 171 a 91. E forse un po’ grazie anche ad una lettera non firmata (quindi non valida come esposto, ma siglata L.C.D.) alla Cisl-Probiviri in cui si accusa il segretario della Fai (dimissionario di lì a poco, a seguito del 171 a 91) di irregolarità amministrative. Una lettera arrivata, per una di quelle coincidenze che ogni tanto succedono, proprio la mattina del 27 ottobre, giorno del bicongresso di scioglimento dove in serata dovrà correre Anna Maria Furlan per domare la rivolta di quelli che non volevano (chi più, chi meno) votare lo scioglimento.
Ora, dall’alto delle sue tre poltrone, gira l’Italia fra gli applausi di nessuno, cioè dei segretari regionali, e racconta che ci voleva lui per moralizzare la Fai…
A che titolo?