Punirne un paio, avvertire tutti

Giampiero Bianchi è stato licenziato; una lettera a firma Luigi Sbarra gli ha contestato cinque comportamenti incompatibili con la prosecuzione del rapporto di lavoro, un’altra lettera dello stesso autore gli ha successivamente comunicato che le sue difese non sono state accolte e che il rapporto di lavoro viene per questo interrotto immediatamente.

Maurizio Ori è stato cacciato: un plico ricevuto fra Natale e Capodanno lo ha informato che il suo distacco cessava al 31.12.2014, quindi con l’anno nuovo tornava a disposizione dell’azienda (che nulla ne sapeva).

L’autore della missiva è sempre lo stesso. Uno e trino, si trova in questo momento ad essere segretario confederale della Cisl (eletto con una grande quantità di voti che lo candida, di fatto, a numero due dell’organizzazione con vista sulla successione, quando  che sia, alla segreteria generale), commissario della Fai nominato all’unanimità (con due astensioni, Cianfoni e Risso) dal comtato esecutivo della confederazione, e pure presidente della Fondazione Fisbafat, dove si è fatto eleggere con una manovra interna alla Fai (i segretari regionali si sono dimessi dal consiglio d’amministrazione, che è decaduto col presidente uscente; lui li ha rinominati in cambio dell’elezione a presidente). Della serie: con tante poltrone è quasi un peccato avere un sedere solo.

Nella veste di presidente della fondazione Fisbafat, il nostro autore ha licenziato Giampiero Bianchi, popolare direttore da anni della Scuola nazionale di formazione sindacale della Fai; e quale commissario della Fai ha allontanato Maurizio Ori, già segretario regionale dell’Emilia-Romagna, poi Coordinatore nazionale e soprattutto persona di onestà proverbiale.

Giampiero Bianchi è accusato, fra l’altro, di aver esultato a voce alta alla notizia delle dimissioni di Raffaele Bonanni, di aver scambiato alcuni sms polemici con un segretario nazionale della Fai e di aver fatto conoscere l’esposto ai probiviri contro il commissariamento della Fai usando la sua casella mail personale (un po’ come Hilary Clinton…)

Per Maurizio Ori non c’era bisogno di motivazione (di fatto è stato un licenziamento, ma non è così in termini di diritto); ma non è sfuggito a nessuno il messaggio: si tratta infatti del delegato al congresso che nella notte fra il 27 e 28 ottobre ha chiesto ed ottenuto, a norma di Statuto e di regolamento congressuale, che il voto sullo scioglimento della Fai avvenisse a scrutinio segreto e non per alzata di mano, entusiamo generale e “volemose bbene” senza farsi troppi problemi di numero legale e di quorum.

Ci sono obiezioni?

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