Per una volta, dobbiamo chiedere scusa al commissario. Sinceramente. Senza ironia.
Avevamo scritto il 19 aprile (… e non si fanno più proposte!) che da quando è arrivato lui, non era più uscito Fai Proposte; e alcuni giorni dopo avevamo ripetuto questa affermazione (Una promessa della politica italiana) a sostegno della tesi che il commissario fosse più bravo a chiacchierare che a fare.
Non che abbiamo cambiato il nostro giudizio, personale e politico. Continuiamo a pensare che chi crede di poter risolvere i problemi politici di una federazione (cioè il libero voto di un congresso!) con un licenziamento esemplare, o epurando persone oneste, sia ontologicamente il contrario dell’ “ottimo dirigente sindacale” di cui amava parlare (e forse ancora parla) il professor Aldo Carera nei corsi di formazione.
Però dobbiamo ammettere che l’esempio di Fai Proposte era quello sbagliato.
Ce ne siamo accorti l’altro giorno quando uno di noi, girando per il sito della Fai, ha scoperto che, invece, il primo numero del nuovo Fai Proposte (uno per tre, valido da gennaio a marzo 2015; e per la verità dopo essersi scordati di chiudere il 2014 con novembre-dicembre) era uscito. E da tempo.
Il numero, come chiaramente indicato sotto la gerenza, è stato chiuso in redazione il 16 aprile 2015 (giusto tre giorni prima che ne scrivessimo). Quindi dev’essere uscito di lì a poco (non abbiamo potuto capire esattamente quando).
Quanto ai contenuti, spicca l’editoriale del commissario, con tanto di foto che ti guarda fisso negli occhi; un editoriale bellissimo (lo diciamo sulla fiducia, ci siamo presi la libertà di non leggerlo e risparmiare due minuti di tempo).
Ma la cosa più interessante è la riorganizzazione della redazione: un direttore, che è il commissario. Un direttore responsabile, che è Vincenzo Conso; e ben quattro redattori perché Giovanna Baldi e l’esperto Ruggero Tagliavini sono stati aggiunti ai già noti Loredana Leone e Claudio Biffi (non il presidente della Cisl-Probiviri, il figlio).
Ben sei persone per fare il lavoro che ai tempi di “Lotte contadine” (ci si perdoni una botta di nostalgia fisbina) faceva da sola Anita Carini. Il cui nome non figurava da nessuna parte.
Anita ci è tornata in mente guardando la copertina, ed in particolare la testata. Dove, sotto il nome “Fai Proposte”, è riportata la dicitura “il lavoro agroalimentare periodico della Fai Cisl“.
Scritto così, tutto sulla stessa riga e senza un punto o qualche altro segno a spezzare la frase, questo sottotitolo vuol dire che la Fai Cisl svolge periodicamente un lavoro di tipo agroalimentare. Cioè è privo di senso.
Un errore del genere Anita non lo avrebbe lasciato passare.
D’altra parte, allora il sindacato che aveva sede a via Tevere 20 era fatto di “Lotte” (contadine o altro, dentro e fuori dalla Cisl). Era fatto di passione. Oggi, al massimo, è fatto di “proposte” di un uomo solo al comando a gente che “tiene famiglia”.
E se fosse quest’ultimo il vero sottotitolo?