Confederazione Italiana dei Sindacati dei Lavoratori?

In un articolo di qualche anno fa, che potete rileggere a questo link, il professor Mario Grandi si chiedeva: “ma ci sono ancora i soci nel sindacato?”. Una domanda provocatoria, soprattutto per la Cisl che si fa bella dei discorsi sul sindacato associazione, ma che, osservava Grandi, tende a fare fin troppa “filosofia” (o, potremmo dire, belle parole) sulla centralità del socio, senza che questa centralità diventi “pratica, o realtà oggettiva”.

Altrimenti detto, tante chiacchiere e pochi fatti.

Dopo la conferenza riccionese, alla domanda di Grandi se ne può aggiungere un’altra: nella Cisl ci sono ancora “i sindacati dei lavoratori”? Perché anche qua sembrano prevalere la filosofia sulla storia, le belle parole sui fatti, i discorsi che durano meno del tempo di un facile applauso sulle scelte organizzative concrete.

Dobbiamo constatare che la segretaria organizzativa di quella che si chiama ancora “Confederazione Italiana dei Sindacati dei Lavoratori” ha tenuto una relazione (fin troppo “filosofica” e perfino poetica…) in cui, dietro alle belle parole, sono state annunciate scelte che vanno in senso contrario al nome dell’organizzazione. Un nome che, appunto, non è un “brand” da vendere (per finanziare così chi ti fa la campagna pubblicitaria) ma un programma politico ed un impegno preciso: prima viene il lavoratore che si iscrive al sindacato, poi vengono i sindacati, cioè le federazioni, poi arriva la confederazione.

Ora, chi fa “filosofia della Cisl”, chi pensa che la Cisl sia un “brand” da vendere col messaggio “noi siamo il sindacato associazione”, pensa sempre e solo in termini di confederazione, anzi di chi comanda nella confederazione. E se chi comanda fa bei discorsi in cui al centro c’è il lavoratore, poi può fare quello che gli pare. Può commissariare una federazione per punirla del libero voto del suo congresso, può licenziare padri di famiglia per avvertire e intimorire i possibili dissidenti, può bi-espellere un iscritto con l’accusa di essersi rivolto all’autorità suprema senza la dovuta deferenza.

E’ sempre questa (cattiva) “filosofia senza storia” a far dire alla signora Ventura, e a chi gli scrive i filosofici discorsi, che siccome ai tempi di Pastore c’erano 51 federazioni e poi il numero è sceso, allora quel numero deve scendere ancora. Senza sapere che un conto è prendere atto che, dopo il 1950, ci sono state organizzazioni finite assieme ai mestieri che rappresentavano (come i cappellai), un conto è, nel 2015, accorpare a forza federazioni diverse solo per disegni politici interni alla Cisl.

Anche perché la storia (e non la filosofia) del movimento sindacale nel mondo insegna che ad avere successo sono gli accorpamenti che seguono le trasformazioni reali del lavoro; mentre quelli fatti per le esigenze dei sindacalisti più che dei lavoratori finiscono in fallimenti (e spesso in nuovi sindacati autonomi).

Per questo i Petteni ed i Pesenti, che sventolano a mo’ di tricolore sul Carso la bandiera di “categorie più forti”, non hanno capito quel che dicono, e non si rendono conto che una confederazione è fondata sui sindacati di categoria quando questi sono radicati nel mondo che rappresentano e lo fanno con autorevolezza. Non se sono più grossi.

Anzi, per dirla alla romana, “grandi, grossi e fregnoni”.

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8 Commenti - Scrivi un commento

  1. Nel caso di Pesenti sappiamo tutti come vengono fatte le tessere, sono simili a quelle dei pensionati, fatte nella stragrande maggioranza all’insaputa dell’iscritto per i pensionati nel momento della domanda di pensione presso i vari patronati, per gli edili con il meccanismo della Cassa Edile, iscritti con delega a “vita”, altro che rapporto con l’ “associato”. Ricorderei ai due che una categoria non è da ritenersi forte per questo numero di associati e non si crea una prepotenza di “forza” in una confederazione con principi solidaristici, ma forse Pesenti sta già pensando al suo nuovo incarico…… , NON SCORDANDOCI CHE A RICCIONE ABBIAMO DETTO LARGO AI GIOVANI …. ben vengano allora incarichi ai Pesenti , evviva il RINNOVAMENTO

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  2. Quando l’infezione si é estesa troppo (e nel caso della cisl lo é da tempo) l’unico rimedio é il chirurgo ossia eliminare la parte infetta, nella speranza che il resto riesca a riprendersi. E’ chiaro come il sole che l’infezione origina, e cresce nelle segrete stanze della confederazione allora i rimedi possibili sono due.
    O sciogliere la confederazione rendendo autonome le categorie o riconfermare l’unione su regole nuove adeguate ai tempi. Certo è che il sindacato sono le categorie che vivono degli iscritti a cui rispondono; e non della confederazione che si arroga un potere che non gli appartiene.

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    1. Boccaccia mia statti zitta! · Edit

      Vedo la polemica fra “un Filca” e un anonimo, forse della Fai, su presunte iscrizioni all’insaputa dei lavoratori nelle rispettive categorie (a proposito, il commissario della Fai ha già fatto pulizia sui – presunti – falsi braccianti iscritti ai sindacati in alcune regioni?)
      Viene da domandarsi se non fosse questo il terreno comune su cui avrebbero dovuto costruire la nuova federazione…
      A questo punto, Fai e Filca potrebbero unirsi ai pensionati e fare una super-mega federazione. Allora sì che comanderebbe!
      Solo che poi, come la chiamiamo? Federazione bolle di sapone?

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    2. Ma perché scusa, uno che lavora in agricoltura per alcuni periodi e per il resto dell’anno è disoccupato tu non lo dovresti iscrivere?
      Vedo che il qualunquismo antisindacale gira anche dentro al sindacato.

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  3. Rispondo ad UN FILCA ,non so se i disoccupati in agricoltura pagano una tessera ma mi dicono di no in quanto la tessera si riferisce alle giornate lavorate che danno diritto alla disoccupazione, e comunque la tessera deve essere firmata tutti gli anni facendo la domanda di disoccupazione, mi risulta che anche in edilizia succede la stessa cosa con la domanda di disoccupazione, A DIFFERENZA PERÒ CHE IL LAVORATORE IN EDILIZIA AVENDO FIRMATO UNA DELEGA SINDACALE ALLA CASSA EDILE COME FA UN’ORA DI LAVORO PAGA COMUNQUE UNA QUOTA SINDACALE , altri settori come in FIM categoria a cui appartengo il Tesseramento avviene in una maniera completamente diversa e con la piena consapevolezza di chi la sottoscrive, forse il UN FILCA dovrebbe informarsi prima di parlare, senza polemiche

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  4. Solo per sfatare un luogo comune: le deleghe sindacali sono firmate dai lavoratori così come in qualsiasi fabbrica; le casse edili nelle loro liquidazioni semestrali hanno l’obbligo di comunicare al lavoratore quanto è stato trattenuto per l’adesione sindacale e a favore di chi. Non vorrei che tra le righe dei nostri “reciproci sfoghi” (ai quali ho contribuito anch’io – chiedo venia) si leggesse qualcosa che non è….

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    1. Siamo contenti che il nostro sito contribuisca a sfatare i luoghi comuni e le falsità. Perché evidenemente ne girano tanti e tante anche nella Cisl.

      Ma se si può parlare alla fine ci si intende. Non così se si chiude la bocca al dissenso.

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