“Sapete quante erano le federazioni della Cisl nel 1950? Erano 51!”.
Lo ha detto, col tono di chi di ha fatto una grande scoperta, Giovanna Ventura nella relazione alla Conferenza di Riccione. E il messaggio vorrebbe essere “ci siamo sempre accorpati, accorpiamoci ancora!” Fino ad arrivare a cosa, ad uno? O magari a zero, come in un conto alla rovescia? Perché se la tendenza è irreversibile, irreversibile è anche la conclusione.
Ci permettiamo allora di fare una gentile obiezione alla signora Ventura in forma di domanda: quando la Cisl ha fatto le cose più importanti? Nel 1950, con 51 federazioni che le hanno permesso di sopravvivere quando era circondata da forze nemiche preponderanti nelle fabbriche e nelle campagne, o quando ha fatto fusioni organizzative che hanno portato a perdere lavoratori che non si sono più sentiti rappresentati? Quando il patto di unificazione parlava di “autogoverno delle categorie” o quando si sono commissariate federazioni di categoria per ritorsione contro un congresso che ha liberamente votato?
Anzi, diciamolo chiaramente: meglio la Cisl del 1950 con Pastore, o meglio il 2015 con Furlan e Ventura?
Ma forse questa domanda è meglio ritirarla. Perché la risposta rischia di essere poco gentile con le signore.