Insistiamo: perché non facciamo come al Quirinale?

L’onda lunga sollevata dall’anonimo che ha preceduto le dimissioni di Raffaele Bonanni parlando della sua pensione non sembra destinata ad esaurirsi in fretta. Forse, al di là delle intenzioni degli stessi mittenti.

Ormai si è aperto un dibattito su quanto si guadagna a fare il sindacalista (noi parliamo della Cisl, ma senza escludere che altri, confederali o autonomi, possano doversi porre lo stesso problema); e di quanto sia giusto ed adeguato che chi ha una già pensione per il lavoro nel sindacato (o magari una retribuzione da un’azienda dalla quale viene assunto per essere messo subito in distacco) poi riceva dalla Cisl altri incarichi che ne raddoppiano o triplicano il reddito.

Il problema è che il dibattito non si apre all’unico livello dove avrebbe un senso: ossia dentro agli organi della Cisl. Invece da alcuni mesi si va avanti con anonimi, con articoli su siti di varia attendibilità, con i “pissi pissi bao bao”, i “si dice che…” e gli sfoghi (anche al nostro sito arrivano mail di questo tipo) di chi dice che non rinnoverà la tessera perché si sente ingannato.

E quando qualcuno pone pubblicamente la questione dentro alla Cisl, rivolgendosi non ai siti di pettegolezzi o alla stampa scandalistica e/o nemica del sindacato, ma agli organismi interni, riceve un deferimento firmato da otto importanti iscritti alla Cisl che forse non si sono resi conto di poter dare così l’impressione che una simile unanimità  potrebbe nascere dal comune bisogno di impedire che si vada troppo a vedere quel che succede. Anche nelle loro tasche.

Purtroppo, un dibattito che non si svolge nelle sedi appropriate non può prendere la piega giusta. E così, almeno per ora, tutto rischia di ridursi a polemiche giustificate ma un po’ superficiali, o a dare spago ad un malcontento che finisce per indirizzarsi verso la Cisl, come fa chi non vuol rinnovare la tessera, invece che verso Via Po 21, cioè verso chi ha la responsabilità di guidare l’organizzazione e non sempre ne è all’altezza (ma può essere sempre richiamato ai suoi doveri e, se necessario, essere sostituito secondo le regole della democrazia).

Da parte nostra, noi una proposta l’avevamo fatta: quando avevamo letto che il presidente della Repubblica aveva posto il tetto alle retribuzioni al Quirinale (quindi alla sua) a 240.000,00 €, che è il limite previsto per le retribuzioni nella pubblica amministrazione, ed aveva vietato il cumulo tra stipendio e pensioni, avevamo proposto di adottare la stessa regola. Magari, aggiungiamo oggi, in versione soft, ammettendo il cumulo fra pensione e compensi solo fino ad un certo tetto.

Oppure, si potrebbe anche ammettere che, come accade per gli ex presidenti di Camera e Senato, agli ex segretari generali si conceda l’uso di un ufficio a spese della confederazione per un po’ di tempo (le lettere del pensionato Scandola parlano anche di questo …); ma a condizione che non le si usi per scopi politici che sono incompatibili con l’autonomia della Cisl.

In questo modo o in qualsiasi altro, l’importante è affermare il principio che fare il sindacalista non è una libera professione dove più sei bravo e più guadagni (e più guadagni più sei bravo); il sindacalista è un rappresentante, che ha diritto a guadagnare bene ma non ad arricchirsi.

Altro che gli accorpamenti, questo sarebbe un bel tema di discussione per l’assemblea organizzativa!

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Un Commento - Scrivi un commento

  1. … e soprattutto non dovremmo scordarci che la CISL tramite Bonanni nel dicembre 2013 ha presentato una proposta di legge d’iniziativa popolare per porre un tetto a bonus e retribuzione per i top manager bancari (privati). Non è nemmeno fuori luogo ricordare che Hollande appena eletto si è abbassato la retribuzione del 30% e lo ha fatto anche per i ministri! Lo stesso Hollande percepisce una retribuzione annua di 180.000 euro e penso che abbia compiti ed impegni un pochino più gravosi del segretario della CISL.

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