Il saluto che merita

Sono dieci anni che questo blog si deve occupare del dottor Sbarra dell’Anas, passato in questo periodo attraverso vari incarichi fino a raggiungere quello di segretario generale della Cisl, che ora arriva al termine. E allora, nel momento in cui il dottore esce di scena (lui ha già fatto capire che vuol restare nel giro come altri segretari generali uscenti hanno sperato e tentato di fare ma nessuno ci è mai riuscito) un qualche saluto glielo dobbiamo rivolgere.

E così faremo, ma prima dobbiamo ricostruire la storia che darà senso all’atto conclusivo.

Più di dieci anni fa, Sbarra era fra coloro che aveva interesse alla fusione fra Fai e Filca. In realtà di quel progetto non gliene fregava niente, ma mettere assieme due federazioni con i segretari generali (per motivi diversi) senza prospettiva di reggere a lungo la nuova federazione apriva la strada a Via Po 21 per metter lì un proprio uomo. E per lui, che si avvicinava all’uscita dalla segreteria confederale per scadenza del secondo mandato, si apriva così la possibilità di andare a collocarsi in quel posto per rientrare poi a Via Po 21 con i mandati azzerati. E senza correre il rischio di dover andare veramente a lavorare all’Anas.

Ecco perché il 27 ottobre 2014, in un momento in cui non aveva alcun ruolo per farlo (la segreteria confederale di cui faceva parte era decaduta con le dimissioni di Bonanni, la Furlan non aveva ancora fatto eleggere la nuova) il dottore si aggirava per l’Ergife nella notte congressuale in cui la Fai si sarebbe dovuta sciogliere.

Quale sia stato il ruolo che ha giocato in quelle ore non lo possiamo dire (lui è bravo a fare le cose e far credere che le facciano gli altri) ma il voto che respingeva lo scioglimento della federazione e le successive dimissioni della segreteria della Fai apriva la strada a due possibilità: o quella democratica e fisiologica dell’elezione di una nuova dirigenza della Fai, o quella prepotente e antidemocratica del commissariamento, e peggio ancora con lui già predestinato come commissario.

Purtroppo, a smentita di chi crede ancora al complotto preparato da tempo, la ribellione dell’Ergife era autentica quanto non organizzata. E infatti non ci fu l’elezione della nuova segreteria, aprendo così la strada allo sbarco delle truppe di occupazione a via Tevere 20 e all’arrivo del dottore prima come commissario e poi come segretario generale della Fai.

Come commissario aveva l’incarico di preparare la fusione con la Filca, e non l’ha preparata perché a lui non serviva più; come segretario generale si è fatto un giro per il tempo strettamente necessario a tornare nella segreteria confederale e poter puntare alla segreteria generale senza temere il limite dei mandati. Lasciando dietro al sé una federazione devitalizzata e priva di qualsiasi originalità, con dirigenti ridotti a impiegati spaventati dai licenziamenti e dall’uso protervo del potere e dal disprezzo delle regole che non servivano a lui (una volta presiedette il consiglio generale in una regione e convalidò l’elezione del segretario generale a lui allineato pur in mancanza del numero legale, regolarmente contestata), premiando i fedeli con la stessa mano con cui gli stessi capivano che li poteva punire in ogni momento.

Noi, che per motivi diversi non dovevamo temere più quella mano che premiava o puniva (qualcuno era già stato licenziato e non poteva più esserlo, come chi era stato espulso o privato del distacco, qualcuno non doveva temere per lo stipendio che non gli veniva da lui) abbiamo esercitato la libertà di critica attraverso questo blog e abbiamo fatto ricorso agli strumenti del diritto per opporci all’illegittimo commissariamento. E anche dopo che la Cisl-probiviri (dichiaratasi non competente) e il tribunale di Roma (per il quale non avevamo accesso né al ricorso ex art. 700 cpc, né a quello ex 23 c.c.) sono venuti meno al compito di ius dicere (affermando implicitamente gli uni e l’altro che contro i vizi palesi di quel commissariamento non esisteva rimedio nel diritto) noi abbiamo continuato la nostra battaglia, culturale e politica, che lui credeva di avere vinto usando l’asso di bastoni come unico argomento. E alimentando maldicenze e calunnie contro di noi. Come quando ci dette dei “cialtroni” nella relazione allo pseudocongresso di Pomezia del 2016 (intanto lui era fra coloro che ricevevano retribuzioni superiori alle indicazioni del regolamento confederale; e fra coloro che fecero espellere Fausto Scandola che l’aveva rivelato).

Forse credeva di aver chiuso lì, con quell’epiteto, i conti con noi. E invece noi continuavamo, e per lui eravamo fastidiosi. Ecco perché proprio il 3 marzo 2021, nel giorno in cui la sua manovra andava a conclusione con l’elezione alla guida della Cisl, partiva l’atto di citazione contro questo blog con una richiesta intimidatoria di (almeno) eur. 300 mila.

Come è andata a finire lo sapete tutti. Anche se lui non ci ha rimesso nulla perché non rischiava di tasca sua (i prepotenti sono poco coraggiosi) mentre la Cisl da lui rappresentata ha pagato il conto da eur. 33 mila per le spese di giudizio di una causa che la giudice ha facilmente riconosciuto per quello che era: un abuso del diritto di agire in giudizio, il tentativo di chiudere la bocca ad una voce sgradita grazie alla differenza di potere economico fra la parte attrice e quella convenuta (perché per lui paga la cassa confederale; poi se avesse vinto i soldi se li sarebbe messi in tasca. A proposito di “cialtroni”…).

Ma non ce l’ha fatta neanche quella volta. E la battaglia finale l’abbiamo vinta noi. Lui non lo ammetterà mai (come non parlerà mai della Filca di Torino o di sorella e nipote piazzati in posti di comando e altro ancora), ma nell’ultimo round è finito al tappeto lui e noi siamo rimasti in piedi a contare fino a dieci.

E allora, dieci anni dopo, lo possiamo salutare come merita di essere salutato chi ha usato del proprio potere con l’arroganza di voler essere un comandante e non un rappresentante, chi ha abusato di un mandato sindacale per esercitare la forza e non la responsabilità, chi ha sempre avuto la presunzione di poter passare sopra alla vita degli altri invece di aiutare i deboli a non essere schiacciati dai più forti. Chi, da segretario generale della Cisl, ha ridotto un’organizzazione plurale al proprio interno e pluralista come visione delle relazioni sociali e politiche ad un monolite burocratico, privo di senso critico e appiattito sulla maggioranza di governo del momento. Un segretario generale che ha governato spregiando la democrazia interna e con una rigorosa applicazione del principio anti-democratico di gerachia (il che spiega qualche affinità politica; da questo punto di vista si colloca appena un poco più a destra anche di Fratelli d’Italia).

E soprattutto chi ha fatto di tutto per chiuderci la bocca e ora, dieci anni dopo, se ne deve andare mentre noi siamo ancora qui e siamo cresciuti.

Abbiamo vinto!

E allora l’ultimo messaggio che gli rivolgiamo lo prendiamo dal film L’oro di Napoli, unendoci idealmente al saluto verso il duca arrogante ed estendendolo cordialmente al dottore che se ne va.

il9marzo.it

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15 Commenti - Scrivi un commento

  1. All’assemblea del sindacato, il segretario la accoglie con parole di riconoscenza, la premier ricambia: “Interlocutore franco, determinato, onesto. Continueremo a confrontarci con chi prenderà il suo posto”. Quando viene meno qualcuno, anche la peggiore delle persone, la carità cristiana impone di usare parole che non rispecchiano proprio la sua condotta! Andreotti suggeriva che se di una persona non si può parlare bene, meglio tacere!! Taccio!!!!! ma non mi associo a questo mondo fatto da nani, giullari e ballerine di corte. I fatti e la storia parlano e la storia non si può cambiare.

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  2. gli iscritti alla cisl votano come vogliono. Quando il sindacalista promette voti al politico di turno in realtà cerca qualcosa per sé ma i voti non gli appartengono.
    Giggi e Daniela hanno venduto la fontana di trevi…

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  3. L’organizzazione mi sta chiedendo di rimanere impegnato sicuramente con compiti di ricerca, studio, elaborazione e anche di recupero di un pezzo importante del patrimonio storico documentale che la nostra organizzazione ha sviluppato negli anni. L’idea è proprio quella di costruire e realizzare una fondazione CISL che vorremmo anche dedicare e ispirare alla figura di Franco Marini. Un grande uomo della Repubblica, un grande sindacalista, un grande uomo di partito, un grande uomo delle istituzioni. Pensiamo che il lascito, il pensiero non può che essere valorizzato e trasferito alle giovani generazioni, nella prospettiva di dare più valore alle forze sociali e ai corpi intermedi. Marini era uomo di dialogo, di mediazione, di confronto, univa le rappresentanze, penso che questo può essere anche un bell’esempio”. Lo ha detto il leader della Cisl, a fine mandato, a margine dell’assemblea dei quadri e delegati della confederazione.

    Forse la pernacchia è partita troppo presto..

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    1. Non è una pernacchia, ma ‘nu pernacchio. La differenza la spiega Eduardo nell’episodio. La pernacchia è una cosa volgare, mentre il pernacchio, fatto di testa e di petto, significa “tu si’ ‘a schifezza d’a schifezza d’a schifezza d’a schifezza ‘e ll’uommini”.

      https://youtu.be/bTI92AmFU8s

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  4. Iscritto in uscita · Edit

    Una cisl di dx che si schiera con i trampisti gli antieuropeisti i predatori del capitale, con coloro che hanno fatto la flat tax a scapito dei dipendenti/pensionati, una cisl con chi ha ministri sottosegretari rinviati a giudizio che non si dimettono, una cisl con chi tratta i migranti da delinquenti, una cisl che sta con chi premia gli evasori e con la rottamazione quater ci fa pagare 5 miliardi di costi che potrebbero andare alla sanità, una cisl che sta con un governo che riconosce un aumento ai contratti pubblici che è la metà dell’inflazione, una cisl che sta con chi libera un delinquente libico etc
    Via via via mai visto una cosa simile!!!

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    1. Evidenzia una “propria” e chiara linea politica, fatta di coerenza e di “piena autonomia”. Ne vedremo delle belle, l’iniziativa di ieri assume una chiara motivazione. Addirittura le scelte dei segretari provinciali e la raccomandazione ad avere maggiore iniziativa e “dotarsi di una linea politica”….. Poveri iscritti ……….

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  5. Quando alle giornate come ieri in Cisl veniva Romano Prodi erano grandi feste , stava bene alla stampa e anche ai molti ( sinistri, in tutti i sensi ) personaggi che da sempre popolano il nostro sindacato , mai veramente pluralisti , mai veramente apolitici.
    Poi venne Matteo Renzi e giù a far la fila per accreditarsi , erano i soliti , crocifisso martello e falce .
    Adesso che il 60% degli Italiani ha votato come cavolo gli pare , vorrebbero dalla Cisl l’opposizione politica .
    Piangono come pecorelle smarrite sui social , invocano Carniti e Marini i Santi e le Madonne in nome di regole(?) non scritte .
    Viene attaccata pubblicamente la Cisl dove hanno lautamete magnato per anni , ma non se ne vanno , le 300 euro per fare il pensionato che apre la sede fanno comodo per i regali ai nipotini….
    Peccato che se vai a vedere il loro passato emerge spesso storie di fallimenti politici, in quella che era la Femca , in Fim etc etc

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