Tutto lascia intendere che la Cisl si sta per schierare per il sì al referendum sulla nuova Costituzione. Basta un’occhiata al programma del convegno dell’11 luglio e si capisce cosa bolle in pentola.
Il titolo parla di “riforme costituzionali per la democrazia, la crescita e lo sviluppo del Paese”: che vuol dire “chi dice no alle riforme è contro la democrazia, la crescita e lo sviluppo”. Praticamente un “gufo”.
Come testimonial delle “ragioni del no” è stato scelto Roberto Calderoli; che vuol dire “chi vota no è un leghista”. Per le “ragioni del sì” c’è Deborah Serracchiani. Dopo questo scontro, parlerà il ministro per le riforme costituzionali, Maria Elena Boschi. E anche se nel programma non c’è scritto, si può immaginare che parlerà per il “sì”.
Insomma, il “no” è brutto e cattivo, il “sì” è giovane e bello. Il “sì” è il nuovo che avanza, il “no” è il vecchio che resiste. Almeno è quel che si vuol far credere.
A noi però la Cisl che si schiera per il “sì” sembra un ulteriore indizio della probabile vittoria del “no”.
A memoria d’uomo, tutte le volte che la Cisl, esplicitamente o implicitamente, si è schierata in una battaglia elettorale, cioè in qualcosa che non riguardava la sua funzione di rappresentanza sindacale degli iscritti, l’insuccesso è stato garantito.
L’ultimo ad essere rimasto a piedi per aver contato sui fantomatici “voti della Cisl” è stato Mario Monti nel 2013; al quale Bonanni ha prestato un po’ di candidati naturalmente non eletti (mentre è stato eletto Giorgio Santini, che ha preferito il Pd). Ma il caso più clamoroso è quello di Democrazia europea nel 2001, meno votata perfino della lista Dini nel 1996.
E i molti candidati della Cisl alle elezioni europee del 1999 nelle liste del Ppi di Franco Marini, ve li ricordate? Di tutto il gruppo, solo Cocilovo ce la fece per un pelo; ma già cinque anni prima era stato Domenico Trucchi a lasciare la segreteria confederale per un “posto sicuro a Strasburgo”, che invece andò a qualcun altro.
Per trovare una battaglia elettorale vinta dalla Cisl bisogna risalire al referendum del 1985 sul decreto scala mobile; e si capisce il perché. Quello era un tema sindacale, e l’impegno per il “no” era parte della battaglia della Cisl per l’applicazione dell’accordo del 1984, non una contraddizione col principio del pluralismo delle opzioni politiche interne alla Cisl. Mentre ogni volta che si è cercato di trasformare il consenso sindacale alla Cisl in consenso politico per questo o quello, il risultato è stato un meritato fallimento.
Stando così le cose, siamo preoccupati per Renzi; che già non è messo bene, come hanno dimostrato i risultati delle elezioni amministrative. E che rischia davvero di non sopravvivere politicamente al sostegno della Cisl nel referendum.
Altro che gufi!
Le riforme costituzionali per la democrazia, la crescita e lo sviluppo del Paese
L’esperienza ci insegna che, ogni riforma, una volta realizzata, ci ha sempre o quasi, fatto rimpiangere il passato; dunque già questo dovrebbe allarmarci, se poi consideriamo che il convegno lo organizza una dirigenza CISL che, da tempo ha gettato la maschera, abbandonando gli iscritti e schierandosi con il potere, ecco che il quadro da grigio diventa nero e mi fa pensare che, quanto riferitomi di recente da un gufetto Renziano della Cisl sia proprio vero.
Se così fosse stante alle anticipazioni avute, dal convegno dovrebbe emergere una alzata di scudi a favore del SI (cosa prevedibilissima) ma quello che invece mi lascia di stucco sono le motivazioni che pare verranno addotte e che provo a riassumere.
I nostri, prodi generali, allineati e coperti alle altre elites, metteranno fortemente in discussione il potere del popolo di pronunciarsi col referendum perché, in quanto BUE non avrebbe la cultura e competenza necessarie per esprimersi (attenti questo concetto è pericolosissimo perché ci fa scivolare verso un’altra grossa fregatura simile al fiscal compact e cessione della sovranità monetaria). Se così sarà e non ho motivo di dubitarne (conoscendo la smisurata ambizione dei polli) agli stessi vorrei ricordare che E’ GRAZIE A QUESTO POPOLO BUE CHE OGGI POSSONO FREGIARSI DELLE CARICHE CHE IMMERITATAMENTE RICOPRONO E GODERE DI TUTTI I PRIVILEGI CHE COMPORTANO SPECIE SE INTEGRATE DAGLI ABUSI CHE SAPPIAMO; diversamente saremmo tutti (loro compresi) ancora servi della gleba. UN PROVERBIO ROMANO IN PROPOSITO, MOLTO ELOQUENTE, DICE “ FIDATI DEL RICCO DIVENTATO POVERO E NON DEL POVERO DIVENTATO RICCO”
IL VISIONARIO
Concordo col visionario sull’esito finale del convegno perchè credo che il fine degli organizzatori sia proprio quello di marcare le differenze da introdurre per modernizzare e velocizzare la democrazia (loro sosterranno); di fatto però sperano di neutralizzare un potere che, con la democratizzazione di internet a trasformato l’organizzazione sociale dal sistema finora in uso (verticale e gerarchico) in uno orizzontale senza classi stabili ma variabili che si compongono e disfano in continuazione oserei dire anarchico.
Per questo penso che, anche se non ufficialmente dichiarato da nessuno, le elites abbiano avviato un chiaro esautoramento della volontà popolare, per minare la base della democrazia e farla implodere. Daltra parte noi Italiani avevamo già cominciato con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti rientrato sotto forma di rimborso elettorale. Ma esempi circa il fatto che l’opinione degli elettori non conta nulla, ce ne sono tantissimi ne cito ancora uno per la sua estrema chiarezza; pensate quante volte abbiamo scelto un certo governo con un certo capo e poi, nell’arco della stessa legislatura, ci siamo trovati un primo ministro e una coalizione diversa, grazie al voltafaccia di uno o più parlamentari arrivati dalla parte avversa. D’altronde, se volessimo veramente la stabilità? Basterebbe un bel premio di maggioranza, tipo quello della ‘legge truffa’ (con il 50%+1 voto, ci si garantisce due terzi del parlamento), imporre il vincolo di mandato agli eletti ed introdurre, come già in uso per il sindaco, l’automatismo tra caduta del governo e fine della legislatura. Praticamente, una dittatura a termine. Si assicura, a chi assume il potere, la possibilità di esercitarlo, con la facoltà di sostituirlo se i risultati non sono soddisfacenti.
Luigi Viggiano FNP SAVONA
Non è altro che una conferma ufficiale della posizione, per ora ufficiosa, assunta sul referendum dalla Fim – intesa come Veneto – anticipata in alcuni direttivi di zona e generali. Hanno deciso di buttarsi fra le braccia di Renzi, ma hanno sbagliato i tempi. L’onda lunga del ducetto di Rignano è finita ormai. Alla Cisl non ne verrà nulla di buono.
E comunque da persona libera, che nel segreto dell’urna non si fa condizionare da nessuno, voterò NO. Spero che lo facciano in tanti. Potrebbe essere un bello scossone per lo scenario sindacale, oltre che per quello politico.
Reyah
Siccome la CISL non si occupa più di contrattazione, di qualcos’altro dovrà pure occuparsi! E dopo il referendum costituzionale offrirà sostegno a qualche campagna della LIPU. Importante è esserci. Ciancio ergo sum!