Nella tiritera che la signora Annamaria vuole poter recitare senza contraddittorio (altrimenti dice che l’hanno “quasi violentata”), uno degli argomenti ricorrenti è quello del “nuovo regolamento”. Che però, appunto, è nuovo. Cioè non c’entra niente con la domanda (non solo delle Iene, ma di molta gente nella Cisl) su quello che è accaduto quando c’era ancora quello vecchio, che pare sia stato regolarmente disatteso per alcuni anni.
Come c’era scritto sui vecchi libri di diritto, “tempus regit actum”; per sapere cioè se le regole sono state rispettate in un certo periodo, non si può far riferimento a quelle del periodo successivo. Altrimenti è un trucco.
E comunque, non è che il “nuovo regolamento” abbia risolto il problema delle retribuzioni un po’ altine. E infatti la signora Annamaria, a quanto afferma lei stessa, a parità di funzioni e responsabilità, mette in tasca ogni mese un terzo in più rispetto alla signora Susanna della Cgil (che forse farà bene a rivolgersi ai sindacati per rivendicare l’aumento…).
Però, il regolamento vecchio era solo “indicativo”, quello nuovo, come ha detto senza contraddittorio la signora Annamaria a Repubblica tv, è addirittura “coercitivo” (che, per la verità, è una definizione un po’ esagerata, lei avrebbe voluto dire “vincolante”).
E invece anche qui c’è il trucco. Il vecchio regolamento era già “vincolante” per la confederazione ed “indicativo” per le strutture che lo dovevano recepire (ogni struttura deve avere un suo regolamento autonomo, come ha un proprio statuto; senza questa autonomia, Via Po 21 dovrebbe pagare i debiti di tutte le strutture…).
La stessa cosa vale per quello nuovo. Come dimostra il caso della Fim.
Infatti, nonostante il voto distrattamente favorevole del Bentivogli Marco alle nuove regole, la sua federazione ha poi respinto il trucco del 40%, cioè la mega indennità di funzione che, per fare un esempio, può permettere alla signora Furlan (che, come ha detto senza contraddittorio a Repubblica tv vive a Genova ma lavora a Roma, qualche volta perfino di sabato e domenica; che vita difficile!) di continuare a guadagnare più o meno quanto prima.
Quindi, siccome la Fim la disapplica, questa indennità non è “coercitiva”, ma un’indicazione. E il regolamento che la prevede è indicativo.
Certo, noi della Fai abbiamo scoperto che le indicazioni confederali a volte sono effettivamente coercitive: per esempio, se non voti liberamente la tua fine, in ossequio alle indicazioni di Via Po 21, quelli ti commissariano nel giro di tre giorni (alla faccia dello statuto che richiede un’adeguata istruttoria).
Ma nel caso della Fim non risulta alcuna proposta di commissariamento anche se non si aumenta gli stipendi come da indicazione confederale “vincolante”; né che il Bentivogli Marco sia decaduto da segretario per la disapplicazione del regolamento “coercitivo”.
Insomma, su questa storia c’è parecchia confusione. Sulle regole, ma anche sui numeri, perché, ricordiamolo, l’indennità per la Furlan (che, poverina, qualche volta gli tocca il turno di domenica! E alla Camusso no?) è stata fissata al 40%, poi lei disse che sarebbe stata la metà (cioè 20%), poi dalle simil-buste paga pubblicate a novembre, e ferme lì da allora, è risultata del 25%. Da novembre in poi, non si sa.
E allora, meglio fare chiarezza. Ad esempio, nella riunione (forse già la prossima settimana) dell’esecutivo confederale; che è l’organismo i cui componenti furono investiti da Scandola del problema con una lettera del Primo maggio 2015, provocando la reazione di Biancaneve e di tutti e 7 i nani, che ha portato alla sua espulsione con la frettolosa collaborazione della Cisl-Probiviri.
Ma forse è meglio di no. Perché a chi ha la faccia di dire che può guadagnare quel che guadagna perché qualche volta lavora di domenica, o che una giornalista alla quale viene impedito l’accesso alla conferenza stampa l’ha “quasi violentata”, non mancherebbe la faccia di farsi votare ulteriori aumenti.
E magari il distratto Bentivogli Marco si troverebbe costretto a distrarsi un’altra volta…