“Audire et altera pars”, ascoltare le ragioni di tutte le parti, altrimenti non si può decidere. E’ un principio di civiltà giuridica, una condizione di esistenza del potere stesso di giudicare. Una cosa che segna il confine e fa la differenza fra il diritto e l’arbitrio.
Il 29 luglio la Cisl-Probirivi, decidendo frettolosamente in base al frettoloso ricorso di Biancaneve e di tutti e sette i nani, ha espulso il pensionato Fausto Scandola. Senza ascoltarlo. Leggete l’ordinanza se non ci credete.
Ma, anche dal punto di vista delle procedure, la decisione della Cisl-probiviri è una pentola senza coperchio, proprio come quelle che fa il diavolo.
Per obbedire all’ordine superiore, con “otto firme otto”, di cacciare Scandola su due piedi, i “cinque signori cinque” del collegio che ti hanno fatto? Hanno fatto un’ordinanza d’urgenza in base ad una norma, quella dell’articolo 13, quarto comma, dello statuto della Cisl, che permette di assumere provvedimenti cautelari d’urgenza quando ci sia il rischio di “danni irreparabili”.
Ma i provvedimenti cautelari sono, per definizione, provvedimenti temporanei, in attesa della decisione sul giudizio principale. Quindi, al massimo, con quella procedura si sarebbe potuto decidere la sospensione cautelare di Scandola, in attesa di definire il procedimento principale. Nel quale avrebbe avuto comunque la parola.
Invece si è voluto usare surrettiziamente il potere d’urgenza per fare un processo sommario, anzi qualcosa di sommario che non merita neppure il nome di processo, infliggendo provvisoriamente la sanzione definitiva per antonomasia. Un po’ come se si infliggesse temporaneamente la pena di morte, in attesa di esaminare meglio le prove. Lasciando al condannato quindici giorni di tempo dopo l’esecuzione per reclamare.
A questo punto, cento volte meglio abolire l’ipocrisia di un collegio che dovrebbe essere terzo, cioè neutrale, e bendato come la giustizia per non guardare in faccia a nessuno, e invece ha dimostrato di vederci fin troppo bene.
Il motivo di tanta fretta lo avevamo già anticipato (perché a Via Po 21, e quindi anche al numero 22, sono tutto tranne che imprevedibili). Espulso Scandola, tutte le sue richieste, le sue denunce e i fatti segnalati ai probiviri decadono. Le sue domande restano senza risposta. Ed i signori della Cisl Probiviri possono partire per le ferie senza doversi portare il lavoro sotto l’ombrellone.
Scandola, invece, non sembra pensare alle ferie. Nel messaggio che ieri ha mandato a tutta la Cisl per far conoscere la decisione dei probiviri, annuncia che la battaglia proseguirà in altre sedi.
Noi lo seguiremo con la stessa istintiva simpatia che fin dal primo abbiamo avuto per la sua battaglia, diversa dalla nostra ma che sembra incontrare gli stessi ostacoli. Il che ci sembra un buon indizio.
Qui di seguito riportiamo il messaggio con cui l’espulso Scandola (seguendo la stessa filosofia che anche noi seguiamo, quella del rendere pubblico tutto), ha diffuso in tutta la Cisl la notizia della sua espulsione allegando l’ordinanza della Cisl-probiviri.
LE REGOLE NON SONO UGUALI PER TUTTI
La Segreteria Confederale ha presentato ricorso il 14 luglio 2015 contro il Lodo dei Probiviri Confederali Regionali, con sanzione di richiamo scritto. Il 29 luglio il Collegio dei Probiviri Confederali Nazionali ORDINA l’espulsione dalla CISL del sottoscritto, senza avermi sentito.
Dei miei ricorsi presentati al collegio probiviri confederale nazionale nei confronti della Furlan ed altri, antecedentemente, ci sarà forse una risposta?
Cara Annamaria,le risorse che i lavoratori e pensionati che versano volontariamente per l’adesione alla CISL devono essere rispettati, per fortuna esiste anche la Magistratura Ordinaria.
A presto.
Buone ferie!
Fausto Scandola