… ma Bentivogli non se n’era accorto

La Fim ha riunito l’esecutivo per due giorni ad Amelia, ha discusso di tutti i temi sul tappeto, ed ha infine approvato un lungo documento.

E qua dobbiamo dire: beati loro! Noi alla Fai non possiamo più discuttere di nulla e da un anno dobbiamo assistere impotenti ai monologhi del commissario. I nostri organi democratici ricordiamolo, sono stati sciolti per ritorsione contro il libero voto del nostro congresso, cioè del rappresentante diretto dei nostri iscritti, ed abbiamo subito la nomina di un commissario che assomma in sé tutti i poteri. Un personaggio simile nella Roma antica si chiamava dittatore, durava in carica sei mesi e non era rinnovabile (il commissario, purtroppo, lo è).

In quanto libera di discutere, la Fim ha affrontato anche la questione dei compensi nella Cisl sulla quale il commissario, di solito molto loquace, resta muto.

La federazione dei metalmeccanici, nel suo documento, non muove alcuna critica verso Via Po 21 ed anzi si schiera dalla parte del segretario generale sulla linea del “sono solo pochi casi isolati” (casi cominciati, per la verità, con un segretario generale della; il che sarebbe più che sufficiente a non sminuire troppo  la questione)

Al tempo stesso, alcune decisioni prese dall’esecutivo Fim sono in latente contraddizione con la linea minimizzatrice del “pochi casi isolati”. Perché poi ci sono non poche riserve sul nuovo Regolamento confederale, approvato dall’esecutivo della Cisl e che viene indicato da Via Po 21 come la prova del fatto che non c’è alcun bisogno di fare chiarezza perché per il futuro ci saranno nuove regole (appunto, per il futuro).

A parole, il regolamento viene apprezzato dall’esecutivo Fim; di fatto verrà applicato al proprio interno con tante e tali modifiche in senso restrittivo da dire implicitamente che quel documento tanto decantato dalla Furlan è (vogliamo usare un termine minimizzatore anche noi), quanto meno perfettibile.

Per dirne una, l’indennità per la carica di segretario generale della Fim sarà al 20% anziché 30%, quella per il segretario generale aggiunto al 10% anziché al 18%. E altro simile.

Ma la cosa che attira l’attenzione è il passaggio, che riportiamo per intero, dove si dice che

“non sarà applicata la norma che prevede la possibilità nei casi di trasferimento da una struttura ad un’altra per incarichi di Segreteria Nazionale Confederale e di Federazione, il riconoscimento di una indennità di funzione aggiuntiva fino ad un massimo del 40% dell’indennità base; su questo aspetto riteniamo utile un supplemento di riflessione, nella nuova fase, più in generale”.

Si tratta di una piccola bomba piazzata sotto il tavolo; che a questo punto potrebbe perfino saltare.

Questa indennità aggiuntiva del 40%, infatti, non è solo un modo per concedere un significativo aumento rispetto a quanto previsto dal precedente regolamento; ma è anche uno strumento che potrebbe far rientrare nella regolarità formale certi livelli di reddito raggiunti da qualcuno abbastanza in alto nella gerarchia della Cisl. Tenendo nascosti i redditi del passato, e sanandoli in questo modo per il futuro, il problema sparisce.

A meno che i dubbi della Fim non siano fatti propri anche da altri.

Ma, osserveranno i nostri attenti lettori, in questo modo la Fim non accetta un punto chiave del regolamento deliberato dal’esecutivo della Cisl ed approvato anche col voto del suo segretario generale. Ed infatti è proprio così. Perché questo è il bello della democrazia associativa: anche un capo importante e carismatico come il giovane Bentivogli può sbagliare, o non accorgersi di qualcosa di molto importante; e allora ci sono gli organismi democratici che ne possono correggere gli errori e possono riparare alle disattenzioni.

Beata la Fim, che può farlo! E povera la Fai, costretta invece da un anno ad assistere impotente ai monologhi (ed anche a qualche sproloquio) di un uomo solo al comando, che non ha nessuno ad avvertirlo quando sbaglia, o a correggerlo quando si distrae. Perché il personaggio è talmente distratto da dimenticarsi che entro il 31 ottobre avrebbe dovuto far celebrare il congresso per la ricostituzione degli organi democratici della Fai. Il che vuol dire che si farà dare la proroga. Altri sei mesi di monologhi. E di qualche sproloquio. E senza nessuno ad alzare un dito quando sbaglia o si distrae.

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