Il Domani d’Italia, una testata online che si rifà alla tradizione del cattolicesimo democratico e che fino a qualche tempo fa si atteneva alla regola di non parlare male della Cisl come non si parla male in pubblico dei parenti, da un po’ di tempo ha cambiato sistema: da una parte la penna prolifica di Giorgio Merlo ne canta le lodi ed esalta la contrapposizione alla Cgil (che è cosa buona e giusta, ma di per sé non dice nulla di più di questo), dall’altra vengono pubblicati interventi che cercano di introdurre almeno all’esterno un po’ di quel dibattito che dovrebbe essere libero di svolgersi all’interno (ed evidentemente non lo è).
Rientrano in questa nuova tendenza diversi articoli a firma di Marino Franchi, che hanno raccontato le involuzioni politiche e organizzative, la recente presa di posizione di Michele Dau che parla di una “crisi culturale e politica sotto gli occhi di tutti”, ed ora un intervento di Vincenzo Battaglia, fino a poco tempo fa dirigente della Filca piemontese.
Secondo Battaglia, la Cisl sta attraversando quella fase in cui un’organizzazione vive non una “sconfitta rumorosa, ma un’eclissi silenziosa”. Un’eclissi nel cui buio “la classe dirigente, invece di essere coscienza critica, ha scelto di essere cinghia di trasmissione”.
Il dibattito, quindi, è aperto: l’eclissi è transitoria o è un oscuramento definitivo? Ed è possibile che all’interno della Cisl e dei sindacati in generale si torni ad avere una classe dirigente che assuma il peso della responsabilità che competono a questo ruolo? Dirigenti che tornino a prendere parola e porre questioni invece di limitarsi a trasmettere gli ordini dal centro alla periferia in cambio di uno status interno e qualche privilegio alimentato dal circuito della bilateralità e dei servizi?
E non c’è, si può aggiungere, un’evidente analogia fra la cultura della destra al governo, che esalta l’accentramento del potere nelle mani di una guida e vuole cambiare la Costituzione in questo senso, e lo stile di governo di una Cisl dove l’involuzione autoritaria è cominciata più di dieci anni fa (con il commissariamento della Fai e l’espulsione di Fausto Scandola) e si sviluppa ancora oggi con altri atti d’imperio ed arroganza commessi nel cono d’ombra di questa eclissi?
E non sarà che l’accostamento al governo Meloni sia stato favorito da questa comunanza di visione autoritaria prima che dalle reciproche convenienze?
Cose di cui, chi fosse interessato, potrebbe venire a discutere a Firenze il prossimo 31 gennaio. Perché la discussione è il primo modo per fare un po’ di luce, e per rigenerare un po’ di democrazia.
Francesca Romana per il9marzo.it
TRASPARENZA – Questo blog è stato finanziato con eur. 32.700 dalla Cisl che ha perso la causa per diffamazione intentata contro di noi ed ha dovuto pagare le spese.