Il 30 luglio abbiamo pubblicato la prima di tre puntate dedicate alle modifiche allo statuto della fondazione Fisbafat decise il 9 gennaio dal commissario-neo presidente e respinte dalla Prefettura di Roma, con lettera del viceprefetto Mascolo datata 11 febbraio. Compreso il nome della Fondazione. Che quindi doveva continuare a chiamarsi Fisbafat.
Contemporaneamente, ma noi lo abbiamo scoperto solo in questi giorni, il commissario diffondeva una circolare con l’annuncio che erano state accettate dalla prefettura di Roma “tutte le modifiche proposte” allo statuto della fondazione “che ora si chiama Fondazione Fai studi e ricerche”.
La fretta di dare l’annuncio ha però tradito il commissario: un po’ perché neanche stavolta è riuscito a scrivere esattamente il nome completo della sua fondazione (che, come risulta dalla lettera allegata si chama “Fondazione FAI CISL Studi e ricerche“); un po’ perché parlare di approvazione di “tutte le modifiche proposte” è affermazione che, in attesa di averne piena conoscenza, suona un po’ equivoca.
Come sanno i nostri lettori, infatti, le modifiche votate il 9 gennaio fra le grida di giubilo dei segretario regionali Fai, erano state respinte dalla pubblica autorità perché era stato soppresso il collegio dei revisori. Cosa che, come ha ricordato la lettera del vice prefetto Mascolo, contrasta con l’orientamento costante del Consiglio di Stato (e, aggiungiamo noi, col buon senso: dove c’è denaro ci deve essere controllo).
Cosa è successo in seguito, perché “tutte le modifiche” siano state poi approvate dalla stessa autorità? Ha cambiato idea il Consiglio di Stato, o ha dovuto cambiare idea il commissario? I revisori dei conti che Sbarra non voleva nella sua fondazione, ora ci sono o non ci sono? Possono mettere il becco in come vengono gestiti i soldi della fondazione da parte del presidente?
La risposta, per ora, non ve la possiamo dare; quello che possiamo dire è che la seconda lettera del vice prefetto Mascolo, quella che approva le proposte di cambiamento dello statuto, fa riferimento a modifiche approvate il 9 gennaio 2015 e il 27 maggio 2015.Quindi quel “tutte le modifiche proposte” fa riferimento a qualcosa che non è esattamente quello che era stato deciso dal commissario con la consulenza degli scienziati venuti da Via Po 21. Per l’approvazione è stata necessaria una seconda deliberazione.
Ora comunque c’è un po’ più di chiarezza; almeno sappiamo che, dal 23 luglio scorso, quella che era stata la fondazione Fisbafat, poi il 19 gennaio in un documento formale (la lettera di licenziamento di Giampiero Bianchi) veniva già definita fondazione Fai, poi si definiva Fondazione Fai Cisl studi e ricerche per chiedere il 5 per mille, poi era tornata ad essere fondazione Fisbafat almeno sul suo sito, poi “in costruzione” di nuovo come fondazione Fai-Cisl, ora ha il suo nuovo nome ufficiale e definitivo. Ce lo dice la Prefettura e questa volta ci possiamo fidare.
Ci hanno messo sette mesi, gli scienziati sbarcati da Via Po 21, per fare quello che persone dotate di un livello medio di competenza avrebbero potuto fare in poche settimane, ma ci sono riusciti. Hannno cancellato lo scopo per cui la fondazione era nata, cioè conservare la memoria e l’identità della Fat e della Fisba.
L’opera di distruzione dell’indentità storica della Fai va avanti. Non velocissima (per questo il commissario chiederà la proroga dei pieni poteri), e non senza qualche pasticcio, ma va avanti.
Purtroppo.