Piano piano, la nebbia si dissolve.
La Fondazione che si chiamava Fisbafat, perché aveva il compito di mantenere viva l’identità culturale delle federazioni confluite nella Fai (la Fisba e la Fat), ora si chiama Fondazione Fai-Cisl perché non ha più questo compito. Ma solo quello, molto meno identitario, di fare “studi e ricerche”.
Questo è quel che risulta collegandosi al sito www.fisbafat.eu; dove compare il nuovo logo (già apparso in occasione dell’incontro all’Expo di Milano del 12 giugno) con la scritta “sito in costruzione”.
Qui però c’è un problema: una costruzione che non avviene in uno spazio vuoto presuppone una distruzione, la rimozione di quello che c’era prima. Il che non è necessariamente un male, e spesso è un bene, perchè il mondo cambia e chi si ferma è perduto.
Con questo cambio di nome, però, ad essere distrutta è la ragione stessa per cui la fondazione era stata creata; cioè la conservazione di un’identità culturale, quella delle associazioni che si erano fuse per dar vita ad una nuova. Se la fondazione non conserva più quel che doveva conservare, ne risulta un tradimento della vocazione originaria. Un po’ come se la Fondazione Giulio Pastore oggi venisse ribattezzata Fondazione Furlan-studi e ricerche (ieri Fondazione Bonanni, domani chissà come…)
Tanto valeva chiuderla, invece di tenerla aperta per altri scopi (di studi e ricerche).