Il 12 giugno 2015 era un appuntamento fissato da parecchio tempo. All’Expo la Fai e la fondazione Fisbafat avevano prenotato uno spazio per realizzare un incontro fra i sindacati agroalimentari del mondo, con i quali ragionare assieme di solidarietà del lavoro su scala globale. Un’idea alla cui realizzazione stava lavorando Albino Gorini, su impulso speciale di Giampiero Bianchi.
Licenziato Bianchi, e rimosso Gorini dalla Fondazione Fisbafat con il sistema che abbiamo già raccontato, il “segretario confederale-commissario-presidente della Fondazione ????– varie ed eventuali” si è trovato con un buco da riempire in agenda.
Per questo, ha richiamato in servizio un po’ di gente che non si vedeva da un po’ di tempo, come il professor Giulio Sapelli (uno che funziona sempre), o il professor Gabriele Canali (della cui competenza la Fai si è nutrita per anni, senza dover aspettare di essere commissariata). Ed ha affidato la conduzione ad una giornalista di grande pacatezza che lavora in un’emittente meno importante di Labor Tv (una scelta al risparmio?). Assente il segretario generale Anna Maria Furlan (che ultimamente ha mancato un po’ di appuntamenti di questo tipo, ma la possiamo capire), assente il ministro Martina (stavolta chi sperava in un selfie, o nella photo opportunity, sarà rimasto deluso)
Guardando la foto sul sito della Fai si ha quasi la stessa impressione della “partita del cuore”, quando si affrontano due squadre fatte di nomi che attirano l’attenzione, con qualche vecchio fuoriclasse, qualche giovane cantante e tanto buonumore in campo e sugli spalti. Un evento dove l’importante è partecipare ad una buona azione, cioè aiutare chi è in difficoltà. Ma, naturalmente, le partite vere sono un’altra cosa.
Ad esempio, per giocare la partita del sindacato di fronta alla sfida del nutrire il pianeta, non è detto che la cosa migliore fosse quella di chiamare un po’ di bei nomi a ripetere le cose che dicono (non sempre ascoltati) da un po’ di anni. Sarebbe stato più interessante, e più politicamente significativo, il progetto originario: aprire un confronto fra rappresentanti del lavoro associato in zone diverse del mondo; persone che hanno interessi non di rado confliggenti, ma che devono trovare il modo di collaborare. E che hanno il vantaggio di avere in comune l’alfabeto della solidarietà.
Ma quest’occasione è stata sprecata.
In compenso, leggiamo che c’è stato un duplice intervento del commissario, all’inizio e alla fine della mattinata. Discorsi, come d’abitudine, non brevi (solo la sintesi sul sito della Fai è lunga un centinaio di righe), seguiti da un altro, nel pomeriggio, durante l’incontro sulla bilateralità.
Ecco, nel rammarico per l’occasione sprecata, questo un po’ ci consola. Ci piace immaginare, ad esempio, un qualche difetto all’impianto dell’aria condizionata mentre qualcuno di quelli che ci hanno attaccato a comando per aver impugnato il commissariamento deve ascoltare tutti e tre gli interventi commissariali, annuendo al momento giusto e mostrando sempre grande entusiasmo, nonostante la calura fin dal mattino e l’abbiocco postprandiale al pomeriggio, quando l’oratore alza la voce per far capire all’uditorio che sta chiamando l’applauso (ovviamente immancabile).
Un contrappasso, almeno per qualcuno, ben meritato.