Lo scandalo

Rileggendo la lettera di un noto avvocato messinese al signor Giovanni Graziani, abbiamo colto qualcosa che in prima istanza ci era sfuggito. E cioè quello che forse potrebbe essere il vero motivo scatenante di un’iniziativa giudiziaria (direbbero i segretari regionali della Fai) “strumentale, capziosa, lontana anni luce dalla normale dialettica democratica interna (a)gli organismi della Federazione e della Confederazione ed assolutamente estranea alla cultura ed alla storia della Federazione” (v. il verbale del 9 gennaio 2015, penultimo capoverso).

Ancor più che della presunta diffamazione di Sbarra (di cui non si fa alcun esempio, perché mai su questo sito lui o altri è stato diffamato), o dell’uso del logo della Cisl (che mai abbiamo usato) ciò che forse preoccupa veramente l’avvocato (per conto, in nome e nell’interesse dei mandanti da lui indicati) è il fatto che sul nostro sito abbiamo pubblicato la lettera di un iscritto alla Fnp al segretario generale della confederazione (pubblicazione fatta per le ragioni che abbiamo contestualmente indicato, solo dopo che aveva già avuto ampia diffusione, e con le cautele dovute a tutela della reputazione di singoli, ad esempio omettendo di riportare accuse precise a due presidenti di enti collegati alla Cisl).

In questa lettera si chiedevano le dimissioni  di Anna Maria Furlan; richiesta dalla quale abbiamo peraltro preso le distanze, con tono forse scherzoso, ma con argomenti serissimi e gravissimi, che qui confermiamo.

Ma l’avvocato (in nome, per conto e nell’interesse dei mandanti da lui indicati) nonostante la nostra presa di distanze, si rivela particolarmente infastidito da questa iniziativa, tanto da arrivare ad insinuare (su quali basi?) che il signor Giovanni Graziani potrebbe aver commesso qualche reato (quale?) per procurarsi la lettera.

In questo caso i delinquenti nella Cisl sarebbero parecchi, perché parecchi sono entrati in possesso o venuti comunque a conoscenza della lettera dopo che, essendo rimasta senza risposta dal destinatario, è stata mandata dallo stesso mittente a tutti i componenti il Consiglio generale della Cisl (che sono già nell’ordine delle centinaia. v. art. 42 regolamento)

La lettera lamentava che nella Cisl ci fossero “casi di mia documentata conoscenza di dirigenti che superano anche i 250.000,00 € di reddito“. E nel messaggio di accompaganemento per i membri del consiglio generale,  si aggiungevano due esempi precisi (indicando non i nomi, ma le cariche ricoperte ed i redditi percepiti nel 2013).

Allora la domanda è: lo scandalo è Scandola?

Condividi il Post

Commenti