«Nella dichiarazione dei redditi di Trump potrebbe nascondersi una bomba».
Così Mitt Romney, il candidato alle presidenziali americane sconfitto da Obama nel 2012, ha ipotizzato che ci sarebbero dei motivi per cui Trump, favorito alla candidatura a presidente per i repubblicani e noto miliardario, non ha ancora reso nota la propria dichiarazione dei redditi. Come tutti i candidati devono fare, prima o poi, per ragioni di serietà prima ancora che per obblighi di legge. Perché se menti al fisco, non hai futuro; almeno negli Stati Uniti d’America.
Forse, e sottolineiamo forse, una bombetta potrebbe esserci anche nelle dichiarazioni della signora Annamaria, segretario generale della Cisl. O almeno, ad oggi chiunque è autorizzato a sospettarlo.
Era infatti il 22 settembre 2015, quando Franca Porto, all’epoca segretario generale della Cisl del Veneto, richiesta di un parere sulla vicenda Scandola, rispondeva che la Furlan aveva già annunciato “di voler pubblicare subito la propria dichiarazione dei redditi sul sito della Cisl“. Come dire, la testa al toro è stata praticamente già tagliata.
E al sito della Cisl, nel frattempo sottoposto a restyling, ha rimandato ancora una volta la signora Annamaria, quando la questione Scandola gli è stata, più o meno gentilmente, riproposta dalle Iene il 24 febbraio scorso a Venezia, come leggiamo sulla rassegna stampa del sito della Cisl del Veneto.
“Le risposte che volete sono tutte nel nostro sito”, ha detto la signora. Rifiutando per il resto il confronto che invece aveva accettato con Dario Di Vico, intervistator cortese, a Riccione.
Ma le cose non stanno proprio così.
Perché ha fatto prima Franca Porto a lasciar strada libera al suo successore (uno di quelli che quando sei in autostrada e vai alla velocità consentita ti si incollano dietro lampeggiando e strombazzando) che la signora Annamaria a pubblicare “subito” sul sito della Cisl la dichiarazione dei redditi.
Per essere precisi, il “subito” è diventato “mai”; o forse “il giorno di San Nessuno”; o, nella migliore delle ipotesi, “non ancora”. Per lei e per gli altri sette.
Perché sul sito non è mai stata messa alcuna dichiarazione dei redditi. Ci sono invece delle vecchie buste paga, messe lì a novembre e mai aggiornate (forse che Via Po 21 non paga lo stipendio tutti i mesi? Ci sembra improbabile…).
Ma già dire “vecchie buste paga” è sbagliato perché quelle cose pubblicate non si sa bene cosa siano, essendo senza data e senza dati. A parte il nome e le cifre finali che però, nel caso della Furln, sono diverse da quella dichiarata pubblicamente all’assemblea di Riccione (“credo 5.200“, aveva risposto a Di Vico, intervistator cortese, dimostrandosi talmente disinteressata al denaro da non ricordarsi troppo bene quel che porta a casa alla fine del mese. Come invece devono sapere bene i 4 milioni e passa di iscritti alla Cisl. Che prendono “crediamo meno di 5200”).
E allora, se è lecito paragonare le cose grandi alle cose piccole, facciamo nostra per la signora Annamaria la domanda che ha fatto Romney a Trump: c’è forse qualche bombetta nelle dichiarazioni dei redditi degli anni passati?
Naturalmente, come si dice, domandare è lecito, rispondere è cortesia. E non solo a Dario Di Vico, intervistator cortese, ma magari anche alle Iene. E a noi. E a chi l’aveva chiesto per primo, cioè Scandola. Che, ricordiamolo, è stato espulso frettolosamente dalla Cisl-Probiviri proprio perché la signora non dovesse rispondergli.
Cortesemente o meno.
Leggo che ” Domandare è lecito, rispondere è cortesia” ma nel caso della Furlan è D O V E R E, perchè la carica che ricopre esiste grazie a noi e quelli che ci hanno preceduto e i soldi che intasca sono di tutti gli iscrit iche perciò hanno il sacrosanto diritto di conoscere come sono stati e vengono spesi.
La signora delle camelie può arroccarsi quanto e come vuole ma deve stare serena perchè la sua sorte è segnata e purtroppo per lei in quel caso i gorilla non basteranno.