C’era una buffa clausola nel documento di scioglimento della Fai che il congresso dell’Ergife ha bocciato il 28 ottobre del 2014 per 171 a 91: oltre allo scioglimento “prima” della fusione della Filca, e non “a seguito” (già, perché “prima”?), oltre alla nomina di commissari liquidatori del patrimonio nelle persone di Augusto Cianfoni e Fabrizio Scatà, oltre ad altre cose più o meno bizzarre, era previsto che, per il futuro, i posti di comando a livello locale nella nuova federazione FaiFilca avrebbero rispettato la regola dell’alternanza. Ad esempio, se in una regione il segretario regionale fosse venuto dalla Filca (cioè quasi tutte), il prossimo sarebbe dovuto venire dalla Fai. E viceversa.
In questo modo, nel lungo periodo, ci sarebbe stata un’assoluta parità.
Ma, come disse un famoso economista, “nel lungo periodo siamo tutti morti”. Tanto più nelle cose sindacali. Ad esempio, il congresso della Fai di Perugia 2013 aveva votato che non si sarebbe parlato di alcuna fusione prima di un biennio; ma subito dopo la Filca pretendeva, e Raffaele Bonanni ordinava, che la fusione fosse fatta subito. Figuriamoci allora se, magari dopo due mandati o tre di un segretario regionale, si sarebbe andati a vedere se il successore veniva dalla Fai o dalla Filca.
Evidentemente, la buffa clausola dell’alternanza serviva per essere usata subito. E non a favore della Fai.
Si dà il caso, ad esempio, che già all’Ergife fosse un segreto di Pulcinella l’ambizione del segretario della Fai del Veneto, il tarantino Onofrio Rota, di passare al livello orizzontale. E, guarda caso, il Veneto era stata una delle poche strutture regionali che, nella spartizione decisa a tavolino, la Filca aveva lasciato alla Fai. In questo modo, la Filca mollava apparentemente una poltrona a beneficio di Rota (peraltro uomo di formazione Filca e di provata fedeltà bonanniana), ma faceva mettere nero su bianco che, nel giro di pochi mesi, si sarebbe presa anche il Veneto, ottenendo così il controllo di tutto il nord.
Poi ci fu la ribellione di alcuni segretari regionali e la mediazione (per modo di dire…) del segretario generale della Cisl che credette di risolvere tutto comprando il consenso dei ribelli con un paio di poltrone ai segretari regionali (al messinese Colonna in Sicilia, al ferrarese Bergonzini in Emilia-Romagna), magari già con l’idea che poi la buffa regola dell’alternanza sarebbe stata applicata anche per quei due. Finché il voto finale non ha fatto saltare tutto.
E Rota? Avrà rinunciato alle sue ambizioni? Neanche per sogno. Ha solo dovuto dar prova di fedeltà nel periodo immediatamente successivo, quando è stato uno zelante collaborazionista del commissario (compresi i licenziamenti dei padri di famiglia). Poi è passato subito, come da copione concordato da tempo con Via Po 21, a fare il segretario generale aggiunto dell’Unione regionale del Veneto, con opzione sulla segreteria generale nel giro di poco tempo.
E così Franca Porto, ragazza intelligente, ha deciso di non mettersi di traverso e di lasciargli il posto. Anche perché nella Cisl attuale, sapersi far da parte oggi può essere un buon titolo di merito per essere ricollocati domani. Magari non ai livelli economici di un Sorgi, ma insomma in qualche posizione anche sottoretribuita purché preferibile alla vita noiosa della pensionata media.
Perché la vita è come la ruota della fortuna, o il gioco dei pacchi: bisogna vedere come gira, a volte bene e a volte male, ma bisogna anche capire quando è il momento di non insistere.
Salutiamo comunque col dovuto rispetto, per quello che ha fatto in tutta la sua carriera, l’uscente Franca Porto. Ma permetteteci di non congratularci con il segretario entrante. Per come si è comportato all’Ergife, ma ancor più subito dopo.
Piuttosto. esprimiamo la più sentita solidarietà agli amici della Cisl del Veneto in questo difficile momento.
Poveri noi!!!! Davvero mala tempora currunt. A volte mi chiedo se non sia il caso di mollare tutto. Il vostro corrispondente Fim Veneto