C’era una volta una Cisl che, ancor più delle altre organizzazioni, insistiteva sul valore della libertà, sempre assieme a quello della solidarietà. Certo, si correva più il rischio dell’anarchia che quello del centralismo democratico, ma in fondo era meglio così.
Ma leggendo l’ultima lettera del dottor Sbarra dell’Anas alla Fai commissariata (cioè priva di organismi democratici di rappresentanza, quindi della possibilità di interloquire democraticamente con chi comanda) ci viene il dubbio che la Cisl sia diventato il sindacato della “libertà sì, ma”. E del “ti do un consiglio da amico, è meglio se ti fai gli affari tuoi”.
Il fatto è che il commissario della Fai, dopo aver detto invitato tutti a leggere il contratto degli alimentaristi ed a prenderne “esempio”, si è rizelato non poco per il fatto che qualcuno, avendolo letto, ha detto (almeno così ci par di capire), che come esempio è meglio lasciarlo perdere. Arrivando, per vie diverse, alle stesse nostre conclusioni. Qualcuno che ha un incarico di dirigente non secondario come il segretario della Fim di Torino, Claudio Chiarle. Il quale viene invitato dal commissario, con la cortesia propria del personaggio, a pensare ai fatti suoi e a non guardare nel piatto degli altri.
Ma cos’è che dà tanto fastidio al dottor Sbarra dell’intervento di Chiarle? Per prima cosa, il fatto che il dirigente della Fim definisca il contratto alimentare “incongruente” col protocollo unitario Cgil-Cisl-Uil (magari lo fosse, sarebbe stato un titolo di merito non da poco); poi che abbia sottolineato l’effetto di scaricare “costi e rinvii sulla contrattazione aziendale”; e infine, più di tutto, che abbia osato parlare di “moratoria” (come peraltro dice esplicitamente il comunicato della parte datoriale) o peggio di “blocco di un anno della contrattazione aziendale”.
Non si dice moratoria, né blocco, avverte severo il dottor Sbarra dell’Anas, si deve dire “ultravigenza”! Che sarebbe, detto in giuridichese, una moratoria. Praticamente un blocco. Ovvero, siete liberi di contrattare quando volete, ma tanto per un anno non serve a niente. Un po’ come la libertà di pensiero nella Fai commissariata.
Ma cosa ha fatto di male Chiarle? Alla affermazione del dottor Sbarra, secondo cui il suo contratto piace a tutti, ha solo risposto “nun me piace ‘o presepe“. E comunque non lo prendo ad esempio.
Niente a cui fosse strettamente indispensabile replicare. Solo che il commissario, in vista del congresso dell’Antonella non vuole critiche neanche dall’esterno della Fai; tanto più se l’intervento di Chiarle gli suscita “più di un dubbio sulle ragioni e gli ambienti che lo hanno effettivamente mosso”.
Ci mancava solo il commissario con la sindrome del nemico interno!
Intanto però una cosa ci fa piacere: che nella Cisl ci sia qualcuno che ha voglia di discutere di politiche contrattuali, e quindi di autonomia delle categorie. E di non farsi piacere per forza il piatto di minestra precotta che gli viene messo davanti.
Per questo, senza aver neanche letto il documento che ha fatto scappare la pazienza al dottor Sbarra dell’Anas, ci permettiamo di dire “je suis Chiarle”. Il quale, a differenza del commissario-segretario confederale-presidente della fondazione fantasma Fai Cisl-più altro ancora, mette sul sito della Fim di Torino la sua dichiarazione dei redditi e, non meno importante, la dichiarazione sui suoi rimborsi spese.
E questa sì che è una cosa dalla quale tutti dovrebbero prendere esempio.
Post scriptum – Rileggendo la lettera ci è venuta un’ultima considerazione: il commissario ad un certo punto scrive, forse cercando di fare dell’ironia, che “se avessimo saputo in tempo utile delle perplessita del dirigente della Fim di Torino, avremmo ben voluto invitarlo sin dalla fase iniziale della trattativa come ospite uditore”.
Ecco, questo sarebbe stato un problema. Perché non è che ad una trattativa si possono portare amici e parenti.
Ma è successo anche questo: ad alcune fasi delicate delle trattative, le cosiddette “ristrette”, è accaduto che il capodelegazione della Fai fosse accompagnato da una persona che era lì senza averne troppo titolo, suscitando le perplessità delle altre organizzazioni. Qualcuno che prendeva “soltanto” nota di quel che si diceva, ma che magari aveva un altro compito.
Ad esempio, quello di informare il commissario di quel che faceva il capodelegazione.
Del resto, dove non c’è democrazia, e dove c’è la sindrome del nemico interno, diventano ancor più importanti i servizi di informazione.
“je suis Chiarle” a prescindere.
All’amico della fim di Torino va il mio ringraziamento per aver dimostrato che la Cisl non é fatta solo di asserviti ma anche di menti libere, esprimendo il proprio pensiero che condivido pienamente. Ma la cosa più importante per cui gli riconsco ampio diritto di parola e di critica é l’aver presentato le sue credenziali qualil ruolo che occupa nella fim di Torino e di quanti soldi complessivi per questo porta a casa. Non mi risulta che il permaloso commissario abbia fatto altrettanto. E allora come la mettiamo? Ah’ forse ho capito! Come per il Padreterno bisogna aver fede. Mi risulta però che il padreterno é uno solo e sta in cielo.
A questo punto ritengo un sacrosanto diritto pretendere che lo stradino o chiunque altro che voglia contestarlo o criticarlo che prima faccia altrettanto altrimenti è lecito pensare che sia (OMISSIS) e quindi da evitare.
NOTA BENE – Questo commento conteneva parole potenzialmente offensive (come “baro” e altro, per intenderci) che abbiamo preferito cancellare dal testo anche se non erano indirizzate esplicitamente ad una persona ma potenzialmente a più persone anche contrapposte fra di loro (per intenderci, Sbarra e i suoi eventuali oppositori). Approfittiamo per ricordare che su questo blog non si può insultare nessuno. E se per caso qualcuno si sente offeso, può sempre chiederci la rimozione del commento.
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Evviva Torino avanti anche se non serve perchè questi stanno troppo bene e vivono da nababbi.
Ci porteranno nel baratro ma a loro interessa solo farsi ricchi o essere chiamati nei palazzi del comando.
Forse hanno ragione i sindacati di base?