Un esempio da non seguire

“Dagli alimentaristi un esempio da seguire” è il titolo di un intervento sul Diario del lavoro che il dottor Sbarra dell’Anas, (che sarebbe il commissario della Fai, ma parla come se ne fosse il segretario generale) dedica alla conclusione del contratto nazionale per l’industria alimentare. Un intervento col quale cerca di vendere il “suo” contratto nazionale come il primo della nuova stagione aperta dal documento unitario Cgil-Cisl-Uil (quello del tradimento sull’articolo 39).

Un contratto, assicura col tono assertivo di chi deve convincere l’acquirente a comprare l’oggetto, che è stato concluso

garantendo la centralità del contratto nazionale e rafforzando notevolmente il livello decentrato“.

Praticamente, la botte piena e la moglie ubriaca. Una soluzione che è impossibile col vino, ma è sempre possibile con le parole.

Nei fatti, è difficile che si possa sviluppare la contrattazione decentrata se non si va, poco o tanto, a incidere sulla centralità del contratto nazionale. O si ha il coraggio di rischiare lo spostamento di funzioni sostanziali e sostanziose al secondo livello, come fu fatto nel 1995 per il contratto dei lavoratori agricoli, e allora si può contrattare sulla produttività nelle aziende, o si sceglie la più generica e meno incisiva tutela garantita dal contratto nazionale, ma si rinuncia ad una contrattazione significativa a livello aziendale e quindi sulla produttività reale.

Questa era la linea della Fai, fino al commissariamento; e colpisce che il suo abbandono  sia stato affidato ad un capodelegazione che è un uomo del vecchio corso, uno dei segretari nazionali della Fai che il voto della notte dell’Ergife aveva di fatto defenestrato e che sono stati salvati dal commissariamento, per loro provvidenziale, che ha impedito alla Fai di darsi una dirigenza democraticamente eletta.

Ma si sa, la Fai poteva essere la Fai e fare la Fai anche dentro alla Cisl finché era libera. La Fai commissariata può fare solo il copia e incolla della volontà di Via Po 21; che ormai, nell’ottica dell’attuazione dell’articolo 39, vuol dire la volontà di Cgil-Cisl-Uil.

In questo senso, il documento Cgil-Cisl-Uil di gennaio, con la sua enfasi giuliva sul contratto nazionale ha ammainato in un colpo solo due bandiere della Cisl, la contrattazione aziendale sulla produttività e il no all’articolo 39, che, a ben vedere, erano due facce della stessa medaglia.

E la conferma la dà proprio il contratto Risso-Sbarra (citati sempre in ordine alfabetico) in particolare con le decisioni sulla tempistica contrattuale.

Il dottor Sbarra dell’Anas annuncia infatti, come se fosse un grande successo per i lavoratori

l’estensione della durata del Ccnl a 4 anni e contratti integrativi aziendali con ultravigenza di un anno, per non accavallare i cicli negoziali“.

In pratica, si contratterà meno a livello nazionale, perché il contratto durerà quattro anni (nella Germania citata sempre a sproposito come modello da chi poi fa il contrario, i contratti di settore durano un anno, eccezionalmente due), e contemporaneamente si blocca per un anno la contrattazione nelle aziende (“ultravigenza”, tradotto in italiano, vuol dire moratoria imposta dal contratto nazionale a quelli aziendali)

Per carità, forse si trattava di scelte necessarie per altri motivi, e i contratti vanno sempre giudicati nel loro insieme e mai una clausola alla volta. Ma, al massimo, si può trattare di una scelta giustificabile una tantum. Tutt’altro che un esempio da seguire come modello di riforma complessiva.

Perché l’innovazione delle relazioni sindacali non può passare certo da un modello che rimette pesantemente al centro il contratto nazionale di categoria, ne diluisce i rinnovi nel tempo, e impone moratorie alla contrattazione aziendale. Roba riverniciata per sembrare il nuovo che avanza, e che invece è il vecchio che resiste (a cominciare dal capodelegazione della Fai).

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Un Commento - Scrivi un commento

  1. Dopo queste uscite del topolino Sbarra mandato avanti a saggiare il terreno, dai toponi dal pelo rosso e navigati si può dire solo, al misero agnello sacrificale, che la sua veduta molto corta, ci ricorda il Vangelo dove dice che il poverino vede la pagliuzza nel suo occhio e non la trave che con quella firma hanno messo nel …….a tutti i lavoratori. Per questo possiamo solo dire VENDUTI VENDUTI VENDUTI.
    Lo sanno che con quella firma hanno decretato la morte del sindacato destinandolo a fare la fine dei sindacati inglesi ed americani; lo sanno che una volta passato l’articolo 39 il sindacato non conterà più un………!!!!!
    Certo che lo sanno ma a loro basta il potere, anche se effimero e ovviamente i 30 denari.
    VENDUTI ECCO COSA SONO; DEI MISERABILI CHE SI VENDONO LA PELLE DEGLI ALTRI.
    Lo sanno o no che quasi certamente per legge non si faranno più contratti nazionali nel pubblico impiego ritornando così all’antico?
    Mi é piaciuto leggere recentemente la conclusione di un anonimo che faccio mio con piacere, perché rende bene l’idea dello stato in cui siamo tenuti.
    V I V A L A C I S L L I B E R A

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