Oggi vi raccontiamo un paio di notizie che abbiamo trovato stamattina con una rapida ricerca in rete.
La prima riguarda la conferma che il caso Scandola varca i confini nazionali. Dopo il tweet del professore spagnolo, oggi è la volta di un articolo pubblicato da un sito francese.
Non deve stupire se la notizia interessa i francesi, in questo caso una pubblicazione che si muove nell’area di quella che in Italia chiameremmo la sinistra critica. La Francia è un paese dove il problema di come si finanziano i sindacati, ed in particolare come si pagano gli stipendi ad un esercito di funzionari spropositato rispetto ad un numero di iscritti sempre più esiguo, ha assunto caratteri quasi laceranti. Si configura infatti il rischio di un sindacalismo che dipende per le sue risorse dai finanziamenti da parte dello stato e, in alcuni casi patologici, da parte delle imprese, fino a diventare incapace di svolgere la propria funzione di rappresentare gli interessi dei lavoratori dipendenti.
Naturalmente in Italia non siamo ancora a questo; ma è altrettanto evidente che, per evitare questo orribile scenario, bisogna evitare che la professione di sindacalista possa essere fraintesa dai giovani come un modo per arrivare in prospettiva ad arricchirsi. Magari in maniera lecita come è capitato – tanto per dire che non è solo un problema della Cisl – al compagno Mauro Moretti citato nell’articolo sul sito francese, per il quale l’esperienza da sindacalista Cgil dei trasporti è stata la tappa che ha preceduto le nomine in aziende pubbliche dalle quali riceve, con pieno merito, retribuzioni che sono varie volte multiple rispetto a quelle di cui si parla nelle lettere di Scandola. Naturalmente, Moretti non è personalmente criticabile in alcun modo; ma è meglio evitare che certi redditi diventino il modello da raggiungere per i giovani che si accostano al sindacato.
Per cui è meglio che i Moretti restino un’eccezione. Ed è meglio, ci permettiamo di aggiungere un esempio più vicino, stare molto attenti anche a come si sviluppa la bilateralità (che doveva essere il terreno comune sul quale edificare la federazione FaiFilca). Che è una grande idea, ma ha un piccolo difetto: comporta la gestione di denaro. E dove c’è denaro, c’è sempre il rischio che il difetto diventi grande e l’idea piccola.
La seconda notizia non viene dall’estero, ma da molto più vicino, e cioè dal Veneto, la regione di Scandola (la prendiamo dal sito della Tribuna di Treviso). Dove, per iniziativa di un delegato del mobilificio Spagnol (quindi, se non andiamo errati, si tratta di uno dei nostri amici della Filca), Luigi Mello, è stato creato il “Coordinamento Cisl Treviso Belluno Fausto Scandola”. Che chiede, oltre all’annullamento dell’espulsione, la pubblicazione dei redditi dei sindacalisti. Su questo, secondo quanto riporta il quotidiano, sarà presentato un documento al prossimo consiglio generale utile.
A noi questa impostazione piace, anche perché tiene giustamente assieme due richieste, la revoca dell’espulsione di Scandola e la chiarezza sui redditi dei rappresentanti verso i rappresentati, che Via Po 21 cerca di separare ed invece sono un tutt’uno per chi veramente vuole trasparenza.
Ma nella Cisl del centralismo democratico queste cose di solito non vengono tollerate. Tanto più se vengono proprio dalla zona di un ambizioso dirigente sindacale regionale (già molto vicino a Cianfoni nella notte dell’Ergife, poi molto vicino al commissario, ed ora molto vicino alla poltrona di Franca Porto).
Quindi una qualche reazione ci sarà. Forse violenta, come il deferimento ai probiviri, forse più insidiosa come alzare il venticello della calunnia (“dietro c’è questo o quello”, “pensino piuttosto a questa cosa o quell’altra”, “è tutta una manovra di questo che vuole il posto di quello”, ed altre banalità del genere). O magari tutte e due.
Ma le domande sono sul tavolo, e sono sempre più numerosi quelli che le pongono. Se nessuno risponde, ci sarà sempre qualcun altro a riproporle.
Perché non esiste sindacato-associazione senza libertà di parola.