Cosa è successo alla First di Pisa? 1/centralismo democratico

Alla vigilia di Ferragosto, da Pisa era arrivata una lettera aperta per Anna Maria Furlan, che reclamava chiarezza sul caso Scandola e chiedeva una risposta “in tempi non lunghi”.

Alla fine di agosto una risposta ci deve essere stata, ma non del tipo che ci si aspettava. Infatti, invece di ottenere chiarezza, il mittente ha dovuto scrivere lui una seconda lettera nella quale chiede scusa un po’ a tutti.

Il mittente è Pier Luigi Masi, segretario della First di Pisa, che chiede venia per aver diffuso a nome di tutta la segreteria territoriale della First pisana la lettera aperta ad Anan Maria Furlan della quale, invece, va considerato l’unico autore.

E cosa cambia, si chiederanno a questo punto i nostri lettori?

Se le domande alla Furlan fossero state sciocche e/o infondate, poco sarebbe importante se a porle fosse stato solo il segretario o tutta la segreteria, bastava dimostrarne l’infondatezza; così come non si capisce perché non rispondere, a uno solo o a tutti i membri, se invece le domande fossero state pertinenti (ne ricordiamo qualcuna: perché non è stata data risposta a Scandola quando ha posto per la prima volta il problema al segretario generale? E’ vero che il suo reddito utile per la pensione è superiore a quello previsto dal regolamento? Perché, se le accuse di Scandola fossero false, non sporgere querela? E se fossero vere, perché espellerlo? E così via).

La conclusione era che nella Cisl si poneva una questione che era al tempo stesso morale e di democrazia interna, e con essa il problema di ricostruire la credibilità dell’organizzazione, eventualmente anche attraverso un nuovo gruppo dirigente.

Ora, per spiegare il perché della seconda lettera, quella di scuse, bisogna premettere una cosa che non tutti sanno: nella Cisl vige il “centralismo democratico”, la regola tipica delle organizzazioni politiche comuniste e sancita dall’articolo 3 della costituzione dell’Urss; il principio democratico, per cui tutti gli organismi sono eletti dal basso, deve essere compensato dal principio centralista, per cui gli organi superiori controllano quelli inferiori.

Naturalmente nello statuto della Cisl c’era  scritta un’altra cosa, che poi sarebbe stata l’esatto contrario del centralismo, democratico o meno che fosse; ma, come dimostra anche la vicenda del commissariamento della Fai, l’applicazione (e la disapplicazione) delle regole da parte delle autorità centrali con l’avallo sistematico della Cisl-Probiviri ha prodotto una “costituzione materiale” della Cisl per cui si è eletti ancora dal basso, ma si risponde verso l’alto. Il che spiega perché da anni, con la scusa di semplificare o di risparmiare, si uniscono i territori in improbabili unioni orizzontali e si accorpano le categorie creando ibridi talora mostruosi: la logica è quella di accorciare la catena del controllo per aumentarne l’efficacia, di controllare meglio dal centro chi controlla i livelli locali sul territorio.

E’ per questo che il nostro Masi non ha dovuto solo chiedere scusa agli altri membri della segreteria, in modo da scagionarli, ma ha dovuto anche precisare di non aver coinvolto nella propria iniziativa né la segreteria regionale né quella nazionale, né quelle degli altri territori. Cosa che di per sé sarebbe ovvia; se uno firma “First Cisl di Pisa”, per definizione, non parla a nome di Livorno, né di Lucca; né tanto meno della First regionale o addirittura nazionale.

Siccome però nella Cisl c’è il centralismo democratico, se uno da Pisa si rivolge al centro, il centro chiede conto a chi doveva controllare Pisa. Quindi alla First nazionale, che a sua volta ne chiede conto a quella regionale. Mentre gli altri territori confinanti si chiamano fuori per non essere coinvolti da eventuali rappresaglie.

A questo punto è chiaro cosa è successo: Masi è stato raggiunto da pressioni dall’alto, di fronte alle quali è ancora ammirevole il fatto che abbia ribadito le sue posizioni, ricordando di aver dato voce ad una richiesta di chiarezza che non era solo sua, ma degli iscritti. Quelli, per chi non se lo ricordasse, che pagano le quote per essere rappresentati; e quindi chi li rappresenta deve dar loro voce anche dentro all’organizzazione, se vuol essere ancora un rappresentante sindacale e non diventare qualcuno che controlla chi sta in basso e ne risponde a chi sta più in alto e controlla lui.

C’è però un altro aspetto che rende interessante la lettura comparata delle due lettere agostane da Pisa; ed è l’allegato alla prima delle due.

Masi, infatti, non è uscito fuori all’improvviso con una richiesta di chiarezza per colpire la Furlan, ma aveva già preso un’iniziativa analoga nel novembre del 2014 quando, sull’onda del caso Bonanni, la sua federazione (allora Fiba di Pisa) aveva approvato all’unanimità una richiesta di chiarimenti già sul caso Bonanni.

Ma di questo parleremo nella prossima puntata

(Segue)

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