Il papa che non ci preferiva più

Dopo aver aspettato 24 ore per parlare con la mente un po’ più chiara e non sotto l’effetto dell’inevitabile emozione, ci uniamo al ricordo di papa Francesco che con il suo insegnamento (ce ne siamo resi conto ricercando nel nostro archivio le volte in cui ne abbiamo parlato) è stato un termine di confronto costante. Magari più implicito che esplicito, a volte nemmeno troppo consapevole; ma, come ha detto qualcuno, l’armonia delle cose nascoste è più potente di quella delle cose palesi.

Non che lo citassimo ad ogni piè sospinto, secondo una prassi molto diffusa e poco rispettosa; ma quel che ha detto e ha fatto ci ha riguardato spesso, o così l’abbiamo percepito e qualche volta l’abbiamo scritto. Fin dall’invito a non avere mai una visione centralistica perché il mondo lo si capisce meglio guardandolo dalla periferia verso il centro invece che dal centro alla periferia). Un giudizio che gli accentratori di Via Po 21 (e gli accentratori delegati di Via Tevere 20), hanno applaudito senza vedere che li riguardava (e li giudicava severamente, ad esempio sui licenziamenti dei padri di famiglia nella Fai commissariata come strumento per imporre la volontà centrale dell’organizzazione).

Questi giudizi facevano parte, per così dire, di un magistero implicito, cioè che parlava di altro ma che poteva essere colto come spunto valido per una riflessione su di noi e la nostra opera, come del lavoro della Cisl o di chiunque altro.

Bergoglio ha avuto però anche un magistero esplicito verso le organizzazioni sindacali. E, a differenza dei papi del passato che avevano la tendenza, storicamente naturale, a preferire la Cisl, lui si è mosso con libertà. Tanto da far entrare la Cgil con le bandiere rosse in Vaticano e lodarne il segretario generale. Mentre la Cisl si sentì dire, accanto al riconoscimento dell’importanza dell’organizzazione sindacale, che le pensioni d’oro erano uno scandalo nel momento in cui il segretario generale della Fnp aveva una pensione molto, ma molto più alta del (già discusso) stipendio della segretaria generale (e della pensione dell’ex segretario generale).

La preferenza del papa per la confederazione dove erano tradizionalmente organizzati i sindacalisti cristiani non c’era più, né c’era più il pregiudizio verso l’organizzazione rossa. Giudizio sui fatti, non sui discorsi. E questo è stato un bene, ci permettiamo di aggiungere, ed oggi è un’eredità preziosa.

Perché Francesco ha così delegittimato anche il fastidioso clericalismo che nella Cisl è cresciuto da alcuni anni in coincidenza, forse non casuale con certi fenomeni degenerativi ed il deperimento della democrazia interna, formale e sostanziale.

il9marzo.it

Condividi il Post

11 Commenti - Scrivi un commento

  1. Il papato di Francesco è stato “rivoluzionario” perché andava oltre gli schemi passati, oltre i recinti protetti degli ambienti vicini alla Chiesa. È stato un pontificato aperto a tutti, credenti e laici, senza preferenze, senza colori e pregiudizi, e questo lo ha reso ben libero nei giudizi e anche nella crudezza nei confronti di chi incoerentemente si proclama vicino alla Chiesa come ha fatto la Cisl negli ultimi anni prendendo “ceffoni” sonori da Bergoglio. Una lezione che sembrerebbe servita a poco anche perché qualche diplomatico vaticano comprensivo la Cisl lo avrà anche trovato per leccarsi le ferite e nascondere l’evidenza della sporcizia sotto il tappeto.

    Reply
  2. Un post pacchiano che pensa di usare e interpretare un Papa a sostegno di tesi misere, pieno di autocitazioni. Quasi volgare come tutti quelli che in queste ore tirano il pensiero di Bergoglio dalla loro parte. Silenzio e preghiera

    Reply
    1. Se inviti al silenzio dopo aver polemizzato ti sei già confutato da solo. Quanto alla preghiera, ci uniamo al tuo cortese invito.

      Reply
  3. Tutti quelli che perdono i congressi in fim cisl liguria finiscono in cisl nazionale. Ci deve essere una porta magica. Quelli che li vincono vengono messi da parte.

    Reply
  4. Un giornale padovano dice: Scavazzin eletto all’unanimità…..ma se ha preso circa il 70% dei voto e probabilmente erano in parte truccati…..che spudorati

    Reply
  5. Silenzio e preghiera. Ammonisce in anonimo rimproverando chi cita il Papa. Ho partecipato ad un Congresso sindacale cislino e vi posso assicurare che tutti segretari presenti, confederali, nazionali, regionali territoriali o di categoria hanno speso tante parole e tanta retorica nei loro interventi. In particolare un segretario confederale ha ricordato proprio l’udienza che il Papa concesse alla CISL nel 2017 ( mi pare) omettendo però di rammentare le correzioni fraterne o paterne impartite in quell’occasione a noi tutti della CISL. Quindi il monito “silenzio e preghiera” che va bene per tutti, rimbalziamolo sui dirigenti CISL. Si facciano un esame di coscienza se, alla luce dell’insegnamento papale, le politiche del sindacato siano coerenti con esse o siano distanti. Naturalmente la preghiera ognuno la declini come preferisce anche perché in CISL non tutti sono cattolici e anche tra quelli che si dichiarano tali solo il 30% è praticante. Grazie comunque al magistero di Francesco sempre attento ai poveri, alla pace e all’ambiente.

    Reply
  6. La neo segretaria cislina sulla questione salariale:
    “Abbiamo molto apprezzato le parole del presidente Mattarella – avvisa la leader della Cisl, Daniela Fumarola –. La questione salariale va affrontata con serietà e senza demagogia, rinnovando in primo luogo tutti i contratti a partire da quelli pubblici, aumentando la produttività e redistribuendola su buste paga più pesanti e orari più lievi. Bisogna incentivare stabilmente la contrattazione nel secondo livello aziendale e territoriale, con la riduzione delle tasse sul ceto medio e l’istituzione di una governance partecipata per controllare prezzi e tariffe anti-speculazione”.

    Perché siete contrari al salario minimo per legge?

    “Perché in un Paese come il nostro, in cui la contrattazione copre il 98% del lavoro, non solo non risolverebbe il problema, ma lo amplificherebbe trasferendolo sulle fasce medie, dove molte realtà sarebbero tentate di uscire dalla contrattazione per attestarsi al minimo normato in Gazzetta”.
    A parte il fatto che la ricetta della Fumarola non funziona più da almeno vent’anni perché:
    – i contratti vengono rinnovati tutti prima o poi , ma sempre al ribasso, l’ipca non corrisponde alla vera inflazione e nemmeno l’ISTAT per la verità; non esiste più la copertura piena economica del periodo di vacanza contrattuale, anzi in alcuni contratti non esiste proprio; gli aumenti retributivi vengono spalmati in 3/4 anni con tranches iniziali risibili e ciò fa sì che monte salariale complessivo nell’arco temporale del contratto rinnovato sia molto al di sotto del valore inflativo.
    – la contrattazione di secondo livello non funziona così come attuata oggi, eccetto poche aziende di nicchia che non fanno certo testo nel panorama nazionale delle relazioni industriali:
    1) perché a parte le aziende di nicchia il secondo livello forse riguarda il 10 % delle imprese e forse il 30% dei lavoratori.
    2) perché là dove esiste la contrattazione di secondo livello siamo decisamente lontani dalla redistribuzione degli utili, i sindacati contrattano i parametri dei premi ma chi decide quanto metterci e come redistribuire sono sempre le imprese. Non sarà certo una futura partecipazione dei lavoratori nei consigli d’amministrazione a risolvere i problemi se oggi i sindacati non sono capaci di tutelare le buste paga, ma se questi parteciperanno un domani sarà solo nelle poche grandi imprese di nicchia sindacalizzate
    – I giovani e i precari dei lavori poveri nei servizi hanno bisogno del salario minimo perché sono iper sfruttati e sottopagati e i sindacalisti fanno gli gnorri nell’evitare di disturbare i vari manovratori rispetto sia l’applicazione degli inquadramenti che degli orari di lavoro.
    – Il fatto che il salario minimo farà uscire molte imprese dai contratti nazionali è una boutade priva di fondamento buttata lì solo per mascherare un’ideologia contraria al salario minimo. Anzi il salario minimo darebbe impulso a sottoscrivere seri rinnovi contrattuali cosa che il sindacato di oggi probabilmente non è in grado di fare per incapacità e perché non ha più a sostenerlo la base lavoratrice.

    Reply
    1. ripete a macchinetta un pensiero che Pastore vedrebbe con poca stima. la cisl è nel carrozzone con brunetta, CL. ripetono a pappagallo cose vecchie e insulse. sono come la cgil ma di destra

      Reply

Commenti