L’eternità

Ci voleva proprio la festa in onore di Silvio Berlusconi, presidente eterno di Forza Italia un po’ come Kim Il Sung è stato proclamato presidente eterno della Corea del nord, per far passare il dottor Sbarra dell’Anas quasi per un giovanotto visto che accanto a lui era seduto un simpatico sindacalista (praticamente il suo contrario su tutti e due i punti) come Angelo Raffaele Margiotta, napoletano, classe 1952, che della Confsal è segretario generale non eterno, ma da un po’ di anni e con la prospettiva di restarci ancora a lungo. Perché in quell’organizzazione non ci sono limiti di mandati né di età, e quindi lì non si trovano nella grottesca situazione in cui si trova Via Po 21 che, avendo eletto a segretario generale uno yogurt prossimo alla scadenza, si trova bloccata da due anni e mezzo in attesa della sua uscita imminente che non arriva mai (e intanto nella segreteria confederale restano sempre di meno, come i dieci piccoli indiani di Agatha Christie).  

Non è quindi probabile che sia il simpatico Margiotta a lasciare il suo posto fisso per candidarsi con Forza Italia alle europee, senza alcuna certezza di elezione visto che i posti garantiti saranno pochi. Che lo faccia il dottor Sbarra dell’Anas prossimo alla scadenza è forse meno improbabile, ma è tutt’altro che certo. Forse gli strusciamenti con Tajani servono in realtà a far credere agli irrequieti aspiranti alla promozione dopo la sua uscita che c’è questa possibilità e che quindi è meglio non muovere le acque in attesa degli eventi (una vecchia tattica in cui era maestro Sergio D’Antoni).

Volendo proprio cercare un significato politico (per usare un termine forte) della sua presenza all’incontro di Paestum (come già degli strusciamenti con Salvini ed alla sottomarca sindacale della Lega chiamata Ugl, o delle parole di apprezzamento qualsiasi cosa dica il governo) si può pensare ad altro. E cioè che si illude (e forse illude l’opinione pubblica) chi sostiene la possibilità di fare oggi una legge sul salario minimo ma solo assieme alla regolamentazione della rappresentatività sindacale, come hanno chiesto la Cgil e, a ruota, il Pd. E non solo perché governo e maggioranza non vogliono la legge sul salario minimo (cosa che già è un problema non da poco) ma perché le norme di legge sulla rappresentanza dovrebbero essere scritte da questa maggioranza in modo da aiutare non la Cgil con Cisl e Uil al seguito, ma semmai la Confsal (che pure una sua consistenza in alcuni settori ce l’ha) né l’Ugl (la cui inconsistenza associativa è stata oggetto di interessanti servizi giornalistici) e tutti i sindacati e sindacatini più o meno consistenti, che sono pronti a fare da sponda al governo pur di garantirsi i loro posti (come dimostra la vicenda del Cnel, che per loro non è un posto dove ricollocare qualcuno ma qualcosa di essenziale, un motivo di rivendicazione della propria esistenza).

In questo momento la Cisl, appiattendosi sul governo assieme alle organizzazioni che sono controinteressate a pesare la propria rappresentatività, è dunque il baricentro di una massa politico-sindacale che ha nel “no” al salario minimo per legge il terreno comune di intesa al suo interno e con il governo. Il fronte comune di chi vuole bloccare qualsiasi cambiamento nelle relazioni industriali italiane.

Ma questo vuol dire anche che chi volesse veramente porre il tema del salario minimo dovrebbe sganciarlo dalla zavorra che gli è stata innecessariamente attaccata. cioè la regolamentazione legislativa della rappresentatività sindacale come la vuole la Cgil, cioè per eliminare la concorrenza. Una legge inseguita da quarant’anni ma che non sono riusciti a fare neanche quando c’erano maggioranze politiche favorevoli.

Figuriamoci se ci riescono oggi, quando il dottor Sbarra dell’Anas è assurto a fulcro di un’alleanza per l’immobilismo sindacale, santo patrono di tutte le gerontocrazie sindacali ansiose di garantire la propria eternità. Al limite ne può uscire una legge che serva a lasciare tutto come è, a non fare il salario minimo ma a garantire un po’ di posti perfino all’Ugl.

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7 Commenti - Scrivi un commento

  1. Il lavoro sindacale è diventato più “postofisso” del lavoro pubblico. Guardate la nostra vecchia conoscenza Roncone, dove è passata ha lasciato molti casini. La Fp ancora attende spiegazioni

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    1. Roberta potrebbe davvero raccontare una serie di cose interessanti, che decreterebbero la fine di un periodo, speriamo ne abbia voglia, il modo glielo troveranno i nuovi assetti Cisl…a breve

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      1. Chissà perché spesso da qualche commento si fa intendere chissà quale segreto inconfessabile. La soluzione è semplice: si dicano queste tremende verità, se esistono, magari è la volta buona per iniziare a pulire gli armadi. Magari Roberta ci può raccontare anche le sue grandi doti organizzative che l’hanno portata a Roma senza mai passare per una struttura territoriale. Quali capacità, quali conoscenze dell’organizzazione? Ma dai fate i bravi, che poi vi si secca la lingua

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        1. Sono d’accordo. Queste verità nascoste, a cui solo pochi “eletti “ ( si fa per dire) avrebbero accesso, vanno tirate fuori. Lo si dovrebbe alla storia gloriosa della Fim e della FP. Anche per recuperare in qualche modo il rapporto con gli iscritti, già incrinato dai vari segretari in giro per vertenze, Ilva,Marelli ecc ecc. Ricordando che chi nasconde eventuali verità scomode diventa complice. Aspettiamo fiduciosi, si fa per dire.

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  2. Lo stradino ammiccando ieri con Salvini e oggi con Tajani sta facendo credere a tutti che si candiderà alle prossime europee. Ma probabilmente è tutto fumo negli occhi di chi aspira a un posto in segreteria e di crede di poter determinare un qualcosa manovrando dietro le quinte. A meno che non gli diano il ruolo di commissario al ponte sullo stretto, credo che sino ai 67 anni non ce lo toglieremo di torno.

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