Il 25 aprile e il 9 marzo

 La libertà è vera se affonda le radici nel fertile terreno della partecipazione.Buon #25aprile. Ogni giorno.

Lo twitta la Fai. E, per una volta, possiamo essere d’accordo. Anche se il concetto è un po’ scopiazzato da Giorgio Gaber (che lo diceva meglio:  “Libertà è partecipazione”).

Poi certo, c’è chi resiste in un modo e chi in un altro. C’è chi è passato dalla parte giusta appena in tempo, e chi c’era già da tempo, chi ha aspettato l’8 settembre, chi il 24 aprile.

C’è chi il 26 aprile ha retrodatato la sua adesione alla Resistenza, chi ha deposto le armi e costruito la pace, e chi invece ha coltivato vendette e rancori. E non solo a parole.

C’è chi ieri batteva le mani e perfino i piedi al dittatore e poi, con gli stessi piedi, lo ha preso a calci a Piazzale Loreto. Tanto era già morto. E c’era da battere le mani a qualcun altro.

Insomma, come dice la Bibbia, non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

Ma oggi è festa e vogliamo bene a tutti: agli eroi che hanno fatto la Resistenza e ai poveri uomini che hanno fatto la sopravvivenza. A chi si è comportato come doveva, e a chi si è comportato come poteva.

Quanto a noi il 25 aprile è ogni giorno. Proprio come il 9 marzo.

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  1. All’inizio l’uomo non sapeva parlare e si esprimeva con i fatti; poi cominciò a mimare i fatti; il passo successivo fu di tradurli in parole e dunque comunicare le sue intenzioni prima di agire. Oggi siamo oltre non si dice più quello che si pensa di voler fare bensì quello che intercetta il consenso del destinatario del messaggio; poco o niente importa se sappiamo a priore che quello che diciamo non diventeranno fatti perché l’obiettivo non è più comunicare le proprie intenzioni che potrebbero anche non coincidere con quelle del destinatario; l’obiettivo è il consenso empatico del ricevente cosa che è strettamente dipendente da una comunione di pensiero. IL TERMINE CHE DEFINISCE CHIARAMENTE IL CONCETTO E’ IPOCRISIA
    In parole povere penso che 9 volte su dieci accade ipocritamente quanto descritto, ed in particolare in occasioni come questa del 25 aprile che col passare degli anni e il ridursi di coloro che vissero direttamente quella immane tragedia che annualmente rivivono nella propria mente, aumentano gli ipocriti opportunisti.
    Non accuso nessuno constato soltanto che la comunicazione ha avuto una evoluzione della quale la maggior parte dei cittadini non ha ancora preso piena coscienza e questo li rende facile preda degli imbonitori da fiera.
    Luigi Viggiano

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