‘In pensione a 75 anni’, e la Cisl sta a guardare…

Da Luigi Viggiano riceviamo uno stimolo e una provocazione (ma neanche tanto) sul tema delle pensioni viste dalla prospettiva dei giovani che si sentono dire di dover lavorare fino a 75 anni 

Un tema che, per caso, affrontiamo subito dopo quello del pericolo di abusi della legge Treu sulle pensioni dei sindacalisti.

Una coincidenza che però suggerisce bene come il pericolo sia che organizzazioni sindacali si trovino ad essere sempre più di essere viste stare dalla parte del privilegio e non dalla parte dei diritti. O, forse ancor peggio, di essere percepite come qualcosa di inutile.

Ecco perché sulla trasparenza non si possono fare sconti per carità di patria. Ed ecco perché è ora di un cambiamento.

www.il9marzo.it

———————————————————————————-
Mi è capitato di leggere questo articolo della Vinciarelli che mi ha fatto riflettere, ancora una volta, sulla inanità e dunque inutilità assoluta dei nostri superpagati dirigenti. Intendiamoci non è che condivido la posizione della Camusso ma se non altro, come si suol dire, sta sul pezzo tentando di svolgere il suo ruolo a differenza dei nostri sempre assenti; ma passando al dunque vi propongo l’articolo con qualche considerazione personale nel finale ed un invito a dire la vostra.

Giovani in pensione a 75 anni

Pensione lontana per i giovani nati negli anni ’80: gli effetti combinati delle norme contenute la Legge Fornero e la denuncia della CGIL all’INPS.

Francesca Vinciarelli, 22 aprile 2016 PMI.it

(http://www.pmi.it/economia/lavoro/news/119563/giovani-in-pensione-75-anni.html)

Sono in arrivo le buste arancioni contenenti la previsione della pensione futura degli Italiani, tra cui numerosi giovani. Dalle informazioni in essa contenute, reperibili anche tramite l’applicativo “La Mia Pensione INPS” disponibile sul sito dell’Istituto, si evince come siano in molti i giovani per i quali l’uscita dal mondo del lavoro per andare in pensione sia prevista oltre i 75 anni di età. Un messaggio che secondo Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, rischia di diffondere sfiducia. Ammonendo il presidente INPS,Tito Boeri, ha dichiarato:

«Proporre in questo modo la previsione di pensione a 75 anni è irragionevole e rischia di passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani».

Ma non è il presidente INPS ad aver fatto le regole del sistema previdenziale italiano attuale: la Riforma Pensioni Fornero (dl 201/2011, il Salva Italia) ha previsto all’articolo 24, commi 7 e 11, il collegamento tra le tempistiche di uscita dal lavoro e il reddito percepito. In sostanza, per chi ha il primo accredito contributivo dopo il primo gennaio 1996, l’applicazione dell’adeguamento alla speranza di vita al requisito anagrafico fa sì che l’età pensionabile dal primo gennaio 2016, sia pari a 70 anni e 7 mesi.

Per quanto riguarda la pensione anticipata, se il primo accredito contributivo è successivo al primo gennaio 1996, l’accesso alla pensione anticipata con almeno 20 anni di contribuzione effettiva e il rispetto delle soglie minime è pari, dal primo gennaio 2016, a 63 anni e 7 mesi. Ma qui subentra la questione “retribuzione”:

se non si riesce a stare sui livelli previsti per accedere alla pensione anticipata, ovvero pensione lorda mensile non inferiore a 1.250 euro (2,8 volte l’assegno sociale, oggi pari a 448 euro) bisognerà rimanere al lavoro fino a 70 anni e 7 mesi;

se non si riesce a stare sui livelli previsti per accedere alla pensione di vecchiaia pari a una volta e mezzo l’assegno sociale (670 euro), bisognerà restare al lavoro fino a 66 anni e 7 mesi.

Mettendo insieme l’effetto dell’insieme delle norme previste dall’attuale sistema previdenziale italiano che non premia le carriere intermittenti ed i buchi contributivi, che oggi caratterizzano il mondo del lavoro, che penalizza i redditi bassi e che si basa su un miglioramento della speranza di vita forse troppo ottimistico, per i nati nel 1980 si arriva addirittura ad una previsione di accesso alla pensione a 76 anni e 4 mesi.

In ogni caso, anche se non si tratta di una situazione causata dall’INPS, secondo la CGIL:

«Proporre in questo modo la previsione di pensione a 75 anni è irragionevole. Rischia di sembrare un annuncio e non una criticità da affrontare. Rischia inoltre di passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani con molti che reagiscono dicendo allora non pago più i contributi».

————————————————————————————

      Una domanda che indirizzo alla Camusso visto che i nostri segretari confederali e di categorie non la ritengono di loro competenza o ignorano del tutto il problema e quando ne sono stati investiti per altri non abbiamo ricevuto riscontro e se c’è stato esprimeva solo acredine e fastidio. D’altra parte perché dovrebbero preoccuparsi dei problemi degli altri; loro usano utilizzare gli altri per risolvere i propri problemi (come i fatti denunciati e a tutt’oggi non chiariti dimostrano).

Alla Camusso chiederei: lei pagherebbe i contributi per l’intera vita lavorativa per poi non ricevere nessuna pensione o al masssimo una da fame (il più delle volte inferiore a quella sociale) e comunque per un tempo ristretto?

Penso invece che al prof.re Boeri i giovani devono essergli grati per l’opera di verità che sta perseguendo e le sollecitazioni sociali che con i suoi interventi provoca. Certo sarebbero temi strettamente sindacali se esistesse una classe dirigente sindacale degna di tale nome. Ma purtroppo come si sa così non è più da un bel po’.
                                                
     
     L u i g i    V i g g i a n o

     F n  p       S a v o n a

Condividi il Post

2 Commenti - Scrivi un commento

  1. Il Presidente Boeri ci dovrebbe anche dire se la macchina burocratica e organizzativa dell’Inps fatta da migliaia di dipendenti, di tantissimi dirigenti (quanti generali!) tante sedi, è ancora adeguata o meriti qualche sforbiciata.
    Considerato che l’inps è una ssicurazione che opera in regime di monopolio, privilegio non da poco rispetto alle altre forme assicurative pensionistiche, complementari comprese, il Presidente Boeri ci dovrebbe dire come diminuire i costi di gestione che non sono meno importanti della voce di uscita per le prestazioni dovute.
    Insomma il Consiglio di amministrazione dell’Inps gestisca l’azienda e lasci fare le leggi agli organi legislativi preposti.
    Almeno questo la cisl lo potrebbe dire! Certo gli abusi della segreteria di cui abbiamo più volte letto negli ultimi mesi non rendono liberi e i sindacalisti non fanno più il proprio mestiere.

    Reply
  2. Siamo alle solite se il problema sollevato è pertinente cerchiamo di rimanere al tema e non di scantonare rinviando la palla fuori campo. Certo che Boeri deve mettere ordine e fare pulizia in casa sua ma questo non gli impedisce certo di esprimere la propria opinione in particolare, in presenza di un silenzio assordante di chi vi sarebbe preposto (come la Cisl pensionati per esempio).

    Reply

Commenti