Chi c’era e chi non c’era

Salerno

Il Giro d’Italia più noioso della storia, col dottor Sbarra dell’Anas fisso in maglia rosa e unico concorrente, è alle battute finali. La tappa di ieri ha però un sapore particolare, perché è partita dalla provincia di Catanzaro, sede del compartimento dell’Anas dove il dottor Sbarra ha prestato servizio (certo prima di diventare sindacalista; anche se la data di inizio del rapporto preferisce sbianchettarla dalla busta paga) e, risalendo la A3 particolarmente cara al commissario, è arrivata a Salerno.

Qui, in realtà, non ci sarebbe nulla di diverso da raccontare: le solite immagini, le solite bandiere, i soliti discorsi, i soliti dirigenti locali a far da corona all’arrivo del commissario. E, immaginiamo, le solite conclusioni prolisse di un paio d’ore, con la solita malceltata sonnolenza fra gli uditori.

Salerno però è una tappa significativa per un altro motivo. Provincia chiave per il controllo della Campania in chiave congressuale, è anche il territorio di provenienza di Carmine Santese, che dei tre segretari regionali della Fai usciti di scena nei diciotto mesi di commissariamento (beati quelli della Cgil, da loro non dura più di sei mesi…),  è quello che è stato trattato peggio.

Mentre infatti Onofrio Rota ha preso due volte l’ascensore ed è salito fino alla segreteria regionale della Cisl del Veneto (in base ad una promessa fattagli da Bonanni che la signora Anna Maria ha onorato), e Paolo Carrozzino ha conservato la collaborazione con la Fai nazionale in attesa di vedere se dal congresso esce qualcosa di buono (in questi giorni sono tutti candidati ad un posto in segreteria nazionale, pare perfino lui), Carmine Santese ha avuto il raro “privilegio” di essere vittima di una manovra (con tanto di immancabili quanto puntuali lettere anonime sulla gestione della Fai di Salerno, girate alla Cisl-Probiviri) che lo ha spinto alle dimissioni e poi messo fuori da tutto.

In pratica, dopo Giampiero Bianchi licenziato e Maurizio Ori epurato, è probabilmente da considerare il terzo classificato nella classifica speciale delle vittime del commissario. E, come gli altri due, questo status gli ha lasciato addosso un segno indelebile, uno stigma che gli ha impedito qualsiasi ricollocazione all’interno di tutta la Cisl. Con l’aggravante dell’ordine a chi è rimasto nella Fai di interrompere perfino i rapporti personali (per chi non lo sapesse, questo si chiama mobbing).

Tornando con la memoria alla notte dell’Ergife di un anno e mezzo fa, quando la Campania di Carmine Santese era nel gruppo del no allo scioglimento della Fai mentre il Veneto di Rota e la Liguria di Carrozzino erano per il sì, uno potrebbe pensare che i diversi destini siano legati a conti da saldare di quella notte. Quasi che il commissario avesse voluto punire esemplarmente un esponente del gruppo che si era ribellato agli ordini di Via Po 21 (di Bonanni prima, della Furlan poi; come sempre, c’è continuità fra i due).

Ma sarebbe una conclusione frettolosa, come si vede bene se si pensa al fatto che al gruppo delle regioni del “no” si era aggiunta, un po’ a sorpresa, anche la Sicilia del messinese Fabrizio Colonna, che oggi invece è culo e camicia col commissario. Anzi, all’Ergife era stato proprio il fatto che i dissidenti potessero contare sulla folta delegazione siciliana a spostare gli equilibri congressuali ed a determinare una minoranza di blocco contraria allo scioglimento della Fai.

Dunque, se ci fosse stata una rappresaglia da fare, questa avrebbe dovuto colpire il messinese Colonna prima del salernitano Santese.

Ma Messina, ormai da parecchio tempo, non è più la “provincia babba” della Sicilia, Nella Fai conta fino ad un certo punto rispetto al peso di Palermo o Catania, ma a Via Po 21 le cose stanno in tutt’altra maniera. E il dottor Sbarra dell’Anas ragiona sempre in termini di equilibri confederali (di cui il messinese Colonna è scrupoloso osservante). Infatti, fin dall’inizio, il commissario ha ristabilito l’alleanza fra Scilla e Cariddi, ha idealmente costruito il Ponte sullo stretto di Messina e lo ha idealmente ricollegato alla Salerno-Reggio Calabria. Che, appunto, arriva a Salerno, territorio chiave per il completo controllo del Sud.

Eliminato Santese, che non è che avesse fatto grandi opposizioni al suo arrivo ma era comunque considerato poco controllabile, ed insediata una dirigenza territoriale e regionale che fa capo direttamente a lui, il commissario si trova nelle condizioni di andare al congresso senza rischiare sorprese dalla Campania (anche se le sorprese, per definizione. arrivano sempre impreviste).

Ecco perché la cosa importante nelle foto della tappa con arrivo a Salerno non era la presenza del regionale Tangredi e del territoriale Garrone accanto al commissario. Loro o un altro, sarebbe cambiato poco. L’unica cosa importante era la persona che mancava.

Il che vuol dire che la tappa di Salerno il dottor Sbarra dell’Anas l’aveva già vinta qualche mese fa. Anche grazie al lavoro dei gregari della Cisl-Probiviri.

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