2/Che pasticcio, signor commissario!

Seconda puntata: una Fondazione come la “casa delle libertà”?

Qualche anno fa, Corrado Guzzanti faceva delle scenette in televisione che prendevano in giro la Casa delle libertà di Berlusconi (che era un po’ come la Fondazione della Fai, cambiava spesso nome: una volta “polo delle libertà”, una volta “casa”…); si trattava di finti spot, dove la gente teneva i comportamenti più assurdi e incivili, e a chi si ribellava dicendo “ma questo non si può fare!”, la risposta era, più o meno: “siamo la casa delle libertà e facciamo come ci pare“.

Ecco, temiamo che quando le modifiche allo statuto della Fondazione Fisbafat, approvate il 9 gennaio 2015, sono arrivate sul tavolo di chi doveva verificare il rispetto della legge, l’impressione sia stata quella di un documento che arrivava dalla casa delle libertà di Guzzanti più che dalla Cisl.

Ora, se una fondazione che deve fare studi e ricerche decide di fare a meno di un comitato scientifico, la cosa non ha molto senso ma, di per sé, non è vietata. Ma quando si tratta del collegio dei revisori dei conti, le cose non stanno così. E non si può fare “un po’ come ci pare”.

Infatti, come la Prefettura di Roma ha ricordato nero su bianco,

“il Consiglio di Stato … ha manifestato costantemente l’orientamento della necessità di prevedere, nelle persone giuridiche, un organo di controllo contabile con, al proprio interno, almeno un professionista iscritto al relativo albo”.

Per questo, scrive la Prefettura allo Sbarra nella veste di presidente della Fondazione,

“non si ritiene di poter procedere all’approvazione delle modifiche allo statuto così come proposte”.

Roma, 11 febbraio 2015. Firmato, il dirigente Mascolo. La quale, con linguaggio neutro della burocrazia, ha detto, più o meno, al commissario ed agli espertoni sbarcati da Via Po 21 a portare la civiltà in via Tevere 20: “ma cosa vi è saltato in mente?

Immaginiamo la delusione del commissario, che si era appena fatto scrivere uno statuto su misura (articolo quinto, il commissario ha vinto…) approvato fra i canti di gioia dei segretari regionali, e un mese dopo se lo è visto respingere con poche righe firmate da questa signora Mascolo! E d’altra parte, come diceva la canzone, non sempre si può vincere.

Ma, anche a prescindere dall’orientamento costante del Consiglio di Stato e da quello che c’è scritto un po’ in tutti i manuali e manualetti in materia, non ci sarebbe voluto un grande scienziato per capire che dove ci sono soldi, ci vuole controllo. E se nella Cisl chi lo dice, vedi il caso Scandola, finisce davanti ai probiviri con le “otto firme otto” della segreteria confederale (quella del commissario è la settima, ma non certo per importanza), per una Fondazione, che è un ente di diritto pubblico sottoposto al controllo della pubblica autorità, troppi giochetti non si possono fare.

O, almeno, bisognerebbe saperli fare.

(fine della seconda puntata)

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