Il senso dell’operazione svolta a destra della Cisl l’ha spiegata il ministro Lollobrigida. “Con l’ingresso di Sbarra al governo abbiamo squarciato un altro tetto di cristallo”, annuncia il ministro sovranista sul giornale di partito (con sprezzo dell’italiano: il cristallo si “infrange” o si “spacca”, non si “squarcia”).
Il “tetto” sarebbe stato quello per cui gli ex sindacalisti che volevano andare a destra trovavano questa barriera invisibile, allora ci ripensavano e finivano a sinistra. Finché non è arrivato il superuomo Sbarra che è andato oltre il limite, ha squarciato il tetto ed ha aperto la strada verso destra a tanti altri che seguiranno.
Forse potremmo limitarci a dire che il superuomo è andato “in fondo, a destra”, ma lasciamo perdere le facili ironie e cerchiamo di capire il senso politico dell’operazione.
L’11 febbraio scorso la presidente del consiglio è stata acclamata in piedi dalla Cisl, ha definito “tossico” il conflitto (ma intendeva dire la Cgil, con la quale pure qualche interlocuzione affettuosa l’aveva avuta, ad esempio quando andò al congresso e, invece di parlare di conflitto “tossico”, parlò di “unità nazionale”, mentre i “conflittuali” lasciavano la sala) e ha ricordato che la sua famiglia politica ha sempre sostenuto la “partecipazione” (anche quando faceva dello sciopero un reato, possiamo aggiungere). E poi baci e fiori con Sbarra che lasciava la Cisl.
Subito dopo, la nuova segretaria generale della Cisl ha detto che “per tenercelo stretto” Sbarra era stato designato per la presidenza di una fondazione della Cisl (intitolata a Franco Marini, del quale non si ricordano iniziative di legge sulla partecipazione, mentre se ne ricorda, pur da moderato, la proclamazione di qualche conflitto di lavoro).
Dopo aver fatto passare la prova del referendum e la (prevedibile) sconfitta del sindacato conflittuale (passando per la strada più comoda dell’astensione, non della vittoria sul campo come Marini e Carniti nel referendum del 1985) Sbarra entra nel governo di destra. E Lollobrigida spiega che così la destra si allarga all’area sindacale rappresentata da Sbarra (che, come ex, non dovrebbe rappresentarla più).
E Marini che c’entra? E che c’entra l’organizzazione fondata da Giulio Pastore (antifascista e ministro dimissionario una volta che i voti missini confluirono su un governo senza maggioranza per cercare di far saltare il tetto di cristallo antifascista)? Qui, l’operazione ha due versanti: quello esterno è affidato a Sbarra, e consiste nell’avere al governo un uomo che dovrebbe portare in dote l’eredità politica del cattolicesimo sociale; quello interno è affidato a Daniela Fumarola, che sta riscrivendo il codice genetico della confederazione rinnegando il passaggio dalla Libera Cgil alla Cisl. Si rifiuta così il salto di qualità compiuto nei primi anni Cinquanta attraverso l’interpretazione pluralista del conflitto industriale (che è cosa diversa dalla lotta di classe, più o meno tossica, ma comunque conflitto) e si ritorna ad un generico “sindacato bianco” pre-Mario Romani, quindi favorevole all’attuazione legislativa degli articoli della Costituzione sulle relazioni collettive di lavoro.
E forse l’arretramento, il rimettere indietro le lancette dell’orologio della storia, va ad ancor prima della Libera Cgil. Come si può sospettare leggendo quel che Daniela Fumarola ha scritto per una pubblicazione del Foglio dedicato a sostenere un’interpretazione liberista della Rerum novarum (per dirne una, in quel libretto c’è chi sostiene che la visione sociale di quell’enciclica è stata realizzata da Margareth Thacher).
Nel suo intervento la segretaria generale della Cisl esalta la legge sulla partecipazione (quella che la Meloni ha rivendicato come coerente con la tradizione politica della fiamma tricolore), parla del conflitto con una carica di ideologia uguale e contraria a quella della Cgil (perché si può essere ideologicamente a favore, ma anche contro), e fra le altre encicliche sociali, cita solo la Quadragesimo anno. Cioè quella in cui Pio XI fece un’apertura di credito alla legge sui rapporto sindacali voluta da Mussolini, in cui si vietava lo sciopero e si imponevano la rappresentanza sindacale obbligatoria e l’intervento della magistratura nelle controversie collettive. Una cosa perdonabile a un vecchio papa che scriveva nel 1931, ma oggi no.
C’è quindi un disegno reazionario (un po’ liberismo autoritario e un po’ destra sociale, un po’ trumpismo e un po’ clericalismo) che punta a fare della Cisl la gamba della destra nel mondo del lavoro attraverso il recupero di idee reazionarie ribattezzate nel fonte liberista e iscritte ex post in un presunto patrimonio genetico della Cisl (visto che quello reale ormai è andato perso).
Una cosa scandalosa, ma anche meno pericolosa di quel che sembra. Perché la Cisl, sul piano elettorale, non sposta un voto. E allora anche il palloncino Sbarra si sgonfierà e se la Meloni vorrà restare a Palazzo Chigi, se Lollobrigida vorrà occuparsi ancora di “sovranità alimentare”, dovranno contare più sulle debolezze del campo avverso (e le astensioni, come nei referendum) che sugli “squarci” in tetti di cristallo che esistono solo nelle manie di persecuzione di una destra cresciuta con il complesso dell’assedio.
Ma della confederazione Cisl, del sindacato associazione, del soggetto di rappresentanza del lavoro e pilastro di democrazia, che ne resterà dopo quel fallimento?
Forse resterà solo una macchina, buona ad ogni operazione nell’interesse di chi ha risorse di potere da distribuire alla casta dei suoi dirigenti.
il9marzo.it
A me pare che questa Cisl sia oltre che superficiale anche molto ignorante rispetto la propria storia. E mi pare che dalle dichiarazioni che ha fatto su Sbarra la neo segretaria non si scosti di un centimetro da questo stato di cose.
Ma se non ci sono voci fuori dal coro all’interno significa che tutta la struttura orizzontale e verticale è di questo livello e ciò significa che non c’è via di uscita. La Cisl è destinata a implodere purtroppo.
“Conosco e stimo Sbarra”, dice sul Foglio Luigi Marattin, un altro che vuol fare il centro attorno al proprio ombelico.
Ma le tre cose non stanno assieme: se conosci Sbarra non lo stimi, se stimi Sbarra non lo conosci, se conosci e stimi qualcuno non può essere Sbarra.