Una rivolta con le mani legate

Mentre il mondo è distratto dal ritorno di Trump (o, al massimo, dalla Germania che non sa più darsi governi stabili) e segue con sempre meno attenzione un paio di guerre, in Italia tira aria di rivolta sociale. Questo è il termine usato da Maurizio Landini in vista dello sciopero rossoblù di fine novembre contro la manovra, e questo ha scandalizzato, come se fosse una minaccia da prendere sul serio, alcuni commentatori di destra che hanno anche rinfacciato al segretario generale della Cgil un recente adeguamento salariale; usando però un argomento che gli amici di Sbarra fanno meglio a non toccare, né per il presente (qui le buste paga di Landini e qui un estratto parziale della  dichiarazione dei redditi “Anas più Cisl uguale 130.957” per il 2023, cioè prima degli aumenti di quest’anno raccontati su questo blog da Comma 22 che dovrebbero portare il totale a € 146.300,42) né per il passato, quando Landini pubblicava le sue buste paga fin dai tempi della Fiom, e contemporaneamente la Cisl espelleva Fausto Scandola per aver raccontato la verità sulle retribuzioni di Via Po 21 e il mancato rispetto delle indicazioni del regolamento.

Ma la rivolta non ci sarà. Anche perché la Cgil è stata troppo brava a legarsi le mani negli anni passati per potersele sciogliere ora che ne avrebbe bisogno.

La prova viene dal contratto dei dipendenti pubblici (funzioni centrali), rinnovato appena in tempo per scadere alla fine dell’anno. Qui i sindacati si sono divisi fra filo-governativi e anti-governativi e, in forza della norma elaborata con l’impulso determinante della Cgil, hanno vinto i “filo”, accettando una proposta che va sotto il segno del “piuttosto che niente è meglio piuttosto” (un 6 per cento, più o meno, di aumento, che non recupera tutta l’inflazione ed è inferiore all’8,5 che hanno avuto, e subito, i dirigenti della Cisl): Mentre il fronte “anti” e rossoblù non ha firmato, più o meno con le stesse motivazioni ma traendone conclusioni politiche opposte. Proprio perché la divisione è politica, prima che sindacale.

Solo che questa volta la Cgil, che aveva voluto la legge sulla rappresentatività per far valere il proprio peso e tacitare il dissenso, si trova nella parte del dissenziente tacitato perché il fronte filo governativo “Cisl più autonomi vari” ha fatto poco più del 50% di rappresentatività, e può imporre la propria scelta a chi non la condivide.

E così alla Cgil sarà di fatto preclusa la possibilità della rivolta contro il “piuttosto” meglio del “niente” che arriva dal contratto.

Intanto, nell’America dove vincono Trump ed Elon Musk, continuano gli aumenti contrattuali a due cifre (alla Boeing gli iscritti hanno appena approvato, non all’unanimità, una proposta del 38% in quattro anni, dopo uno sciopero di quasi due mesi). Perché quando le mani sono libere, non c’è bisogno né di fare la sponda al governo, né di minacciare fantomatiche rivolte sociali.

Basta che il sindacato faccia il proprio mestiere, e la differenza sui salari si vede.

Francesca Romana per il9marzo.it

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14 Commenti - Scrivi un commento

      1. 214.000 euro l’anno per un’attività parlamentare intensa. Grazie a lei Orlando ha potuto vincere in Liguria dove è molto
        radicata e forte

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  1. Una bella cifra sulla quale paga le tasse. Mi domando ora perché quando era sindacalista ha denunciato quel povero dipendente Inps che aveva controllato la sua posizione, con condanna se non ricordo male a pagare a lei e qualcun altro un risarcimento. Però in CISL molte strutture non inseriscono i redditi vedi segretari, snobbando il codice etico, e quando lo fanno non si capisce niente.

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  2. Tutti a parlare di Bonanni e della sua pensione d’oro. Chi è arrivato dopo di lui non ha fatto sicuramente una politica di austerity. E se l’ha fatta l’ha fatta al contrario. E tutti a baciargli le scarpe. Per cortesia ora chiediamo scusa a Raffaele restaurando la sua immagine di ultimo grande segretario generale di questa Cisl e abbiamo il coraggio di dimostrare tutta la nostra disapprovazione nei momenti che contano allo stradino che uscirà a parole e alla tarantina telecomandata che gli subentrerà

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  3. Bonanni ha la responsabilità di aver creato e messo in sella i nani.
    E dovrebbe raccontare fino in fondo il sistema per cui lui si è dimesso e le complicità e i ruoli in quel sistema
    di chi é ancora alla guida della Cisl.
    La Furlan dal canto suo è la vera protagonista della politica italiana. lavoro sodo. Sempre sul pezzo

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  4. Di Raffaele Bonanni si è detto tutto il male possibile. Non credo sia stato il peggiore Segretario della Cisl perché al peggio non c’è mai limite. Ma lui non fu il peggiore. Riconosco che fu un suo errore aver congiurato contro Savino Pezzotta, persona che resta una grande eccezione di onestà e di rigorosa gestione pur con qualche ingenuità propria delle persone per bene. L’errore di Bonanni fu di assecondare il disegno di alcuni ascari della cui perfidia egli stesso fu vittima. Quanto al disegno degli accorpamenti di alcune Categorie ancora oggi non sono convinto fosse un errore tale da meritare il rogo cui molti lo condannarono. E ciò non lo dico per un mio autodafé. Dagli anni ’80 in Cisl più volte si delinearono progetti di riforme organizzative. Chi può dire che da quelle siano scaturiti per la Cisl frutti comestibili ? Un solo esempio : quella riguardante la FNP molti danni ha provocato alla Democrazia interna. Gorini (ed io con pochi altri) ci esprimemmo contro quel disegno in anni in cui chi comandava la nave erano uomini potentissimi come Pillitteri i quali furono agenti prima di Marini e poi di Dantoni. Tutto quanto ne scaturì non ha portato nulla di buono per la Organizzazione ma molto potere a pochi. Basterebbe ricordare quanta esibita arroganza fu di uomini come Bonfanti (altro errore di Bonanni). Resta il fatto che solo Bonanni ha pagato per la perfidia di coloro che aveva tanto beneficiato. In questo posso dire che, come Bonanni, ho incrociato tante analoghe dimostrazioni di riconoscenza dai molti che beneficiai.

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