Smontiamo la piramide

Nel suo intervento al consiglio generale della Cisl di Verona del 30 giugno, l’ormai famoso pensionato Scandola ha ricordato alcuni dati sulle retribuzioni in Italia pubblicati dal Sole 24 ore, secondo i quali “la piramide degli stipendi si fa sempre più ripida”.

Per dirla in poche parole, più si è in alto nella piramide, più le retribuzioni crescono; più si scende, e meno crescono (anzi, non crescono proprio).

Se nell’autunno caldo si era inseguita l’illusione dell’egualitarismo (“aumento uguale per tutti”), ora si sta commettendo l’errore opposto (chi guadagna tanto, guadagna sempre di più).

Probabilmente, l’origine del problema delle retribuzioni dei dirigenti della Cisl sta qui; nel fatto che le dinamiche delle retribuzioni dei dirigenti sindacali hanno risentito delle dinamiche generali di chi guadagnava “bene”, creando un progressivo allargamento della differenza rispetto alle retribuzioni più basse. Con la differenza però che, nel nostro caso, la forbice si allarga fra rappresentati e rappresentanti, fra chi dà i soldi per essere rappresentato e chi li riceve per rappresentare. Il che rende la crescita della differenza un controsenso.

Eppure in altri paesi, come nella Germania che piace tanto al nostro Kommissar, i sindacalisti hanno in media retribuzioni anche più alte, a parità di livello di responsabilità, che in Italia. Ma allora perché lì non è uno scandalo?

Azzardiamo alcune spiegazioni: a cominciare da quella per cui là non sono cresciute solo le retribuzioni dei rappresentanti, ma anche quelle dei rappresentati (anche grazie alla deflazione, i salari hanno avuto un andamento positivo in termini reali negli ultimi anni). Quindi non si è creato il controsenso che stiamo vivendo noi.

Più in generale, se si accetta il principio che è giusto pagare il lavoro in proporzione al valore della prestazione, c’è da dire che in Germania i salari sono un po’ più alti, la disoccupazione è un po’ più bassa, la precarietà è un pochino meno diffusa, ed i diritti di partecipazione sono più diffusi e consolidati. Quindi è giusto pagare di più chi ha dato risultati migliori.

Ma l’elemento decisivo è probabilmente un altro: in Germania quanti fanno il dirigente sindacale di professione sono solo una parte dei rappresentanti sindacali. Un po’ perché ci sono pochi dirigenti confederali stipendiati (i livelli orizzontali sono leggerissimi), un po’ perché, anche nelle organizzazioni di settore, c’è chi svolge la sua opera su base sostanzialmente volontaria, senza prendere stipendio.

Quest’ultimo è un bel vantaggio, e non solo in termini di risparmio. Anche in termini di democrazia.

Immaginiamo infatti, per assurdo, che il Dgb commissariasse una federazione di categoria che non si vuole sciogliere prima di accorparsi ad un’altra, come è successo alla Fai (in realtà si tratta di un’ipotesi fantascientifica, perché lo statuto del Dgb non prevede affatto il poco civile metodo del commissariamento dei dissidenti).

Nella Fai, quelli che rischiavano di perdere il posto di lavoro (sull’esempio di Giampiero Bianchi e Maurizio Ori), si sono trasformati in acclamatori del commissario. Magari in Germania le cose non sarebbero andate così: perché ci sarebbe stata più gente che, facendo il rappresentante sindacale su base volontaria e non per portare a casa lo stipendio, sarebbe stata libera di dire la propria. In ogni caso non ci sarebbe stata quella grottesca e fasulla unanimtà su tutto, subito dopo che un congresso aveva sancito che la federazione non era affatto unanime (ma anzi, in maggioranza contraria alla volontà che la confederazione voleva imporre).

Questo esempio ci dice però anche un’altra cosa: che c’è una non causuale coincidenza fra la piramide retributiva e la piramide politica dentro alla Cisl. Che così come chi sta in alto guadagna in maniera sproporzionata rispetto ai rappresentati, così anche il rapporto democratico fra rappresentati e rappresentanti. anche nel senso del rapporto fra confederazione e federazioni aderenti, vede un’ingiustificata concentrazione di potere al vertice della piramide ed un progressivo impoverimento della posizione di chi sta alla base.

Anche per questo è ora di smontare la piramide. Da tutti i punti di vista.

Condividi il Post

Commenti