L’ultimo tassello 3/la tricoteuse e lo schiaffo

Tricoteuse: donna che durante la Rivoluzione Francese assisteva in prima fila alle decapitazioni mentre lavorava a maglia

Sulla pagina Facebook di uno dei nostri amici segretari regionali della Fai campeggiava, fino qualche tempo fa, una bella frase di George Orwell (lo scrittore che raccontava di mondi futuri dove si sarebbe stati puniti per il solo fatto di avere pensieri difformi da quello di chi è al potere, e dove tutti sarebbero stati uguali … ma quelli al potere sarebbero stati più uguali degli altri. Praticamente aveva profetizzato il commissariamento della Fai).

“Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri e traditori – diceva Orwell – non è vittima, è complice!”.

Ora questa bella frase è stata tolta. Forse per prudenza. Perché se la verità ufficiale sulla storia della Fai imposta dal commissario è che prima di lui c’erano i ladri e i briganti, la “prova di Orwell” dovrebbe portare a concludere che chi li aveva eletti era stato complice di ladri e briganti.

Ad esempio, Augusto Cianfoni era stato sì fortemente sponsorizzato come segretario della Fai da Raffaele Bonanni (i destini dei due si erano talmente intrecciati che alla fine sono caduti uno dopo l’altro, entrambi con lettere anonime sul loro conto), ma ad eleggerlo e rieleggerlo nel 2008, nel 2009 e nel 2013, erano stati in primo luogo, e con l’entusiamo che sempre hanno verso chi comanda, i segretari regionali della Fai. Che sono praticamente gli stessi che oggi plaudono al commissario. Parecchi di loro avevano già eletto e rieletto Gorini, e Brancato prima di lui; qualcuno ha perfino potuto votare già per Biffi e secondo alcune leggende addirittura per Sartori, ma questo non è possibile, visto che lo statuto della Cisl regola in maniera rigorosa il limite di mandati che si possono ottenere…

Ora, che fa uno che ha questi precedenti quando il commissario ordina alla Cisl-Probiviri di espellere come ladri e briganti i due ultimi segretari della Fai?

Teoricamente gli conviene sperare che il giudizio non sia di condanna, almeno non totale, del passato; ma a questa possibilità non ci crede nessuno, visto il 100 per cento di decisioni della Cisl-Probiviri aderenti alle indicazioni di Via Po 21.

In pratica, si prepara allora ad assistere all’esecuzione in piazza e scegliere se gridare “viva il boia” o, più prudentemente, fare la parte della tricoteuse, spettatrice non neutrale delle esecuzioni sulla piazza di Parigi alle quali assisteva continuando a lavorare a maglia.

Ma questa volta non siamo nella Parigi della Rivoluzione, siamo a Roma. Dove la tradizione, quando si eseguiva una condanna a morte, era che i padri dessero uno schiaffo ai figli perché imparassero la lezione (lo racconta una poesia di Giuseppe Gioacchino Belli, e lo mostra anche “Il Marchese del Grillo”; lo potete vedere alla fine della scena che trovate a questo link, dal minuto 4.10).

Ecco, ai nostri amici segretari regionali che si preparano alla parte della tricoteuse, potrebbe capitare invece di trovarsi ad essere presi a schiaffi. O come complici (secondo quel che dice Orwell) o perché ormai inutili. Tranne forse qualcuno che resiste dai tempi di Sartori e magari resisterà anche questa volta

(Fine)

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