Niente di strano

È del tutto naturale che la Cgil di Landini persegua l’obiettivo di ripristinare il vecchio articolo 18. Ed è altrettanto naturale che il dottor Sbarra, invece, sia contrario (e raccolga gli elogi della stampa di destra).

La Cgil ha sempre considerato l’articolo 18 la chiave di volta di tutto il sistema delle tutele del diritto del lavoro. Una posizione sostenuta con coerenza, ma con qualche ostinazione ideologica di troppo. ad esempio quando si è opposta a qualsiasi tentativo di introdurre forme di arbitrato sul licenziamento in alternativa alla decisione del giudice. E con qualche cortocircuito, come quando Cofferati, che aveva appena riempito il Circo Massimo con la più grande manifestazione della storia italiana per dire che l’articolo 18 era intoccabile perché ne andava dei diritti fondamentali, si oppose al referendum che voleva estenderlo alle piccole imprese; dove si vede che i diritti sono un po’ meno fondamentali.

Ma anche la posizione opposta del dottor Sbarra è naturale. Certo, se si pensa all’enfasi trombonesca con cui Via Po 21 ha celebrato e fatto celebrare non molto tempo fa il cinquantesimo annniversario dello statuto dei lavoratori, potrebbe sorprendere che ora dallo stesso indirizzo civico ci si opponga anche solo all’idea del ritorno alla norma simbolo di quella legge. Anzi, si potrebbe parlare di incoerenza, se non di schizofrenia politica.

No, il dottore è coerente con sé stesso. Ce lo ricordiamo bene, infatti, quando da illegittimo commissario della Fai usò del potere di licenziamento per spaventare chi aveva un solo posto di lavoro e una famiglia da mantenere. E così lui, che di posti di lavoro ne aveva due (perché intanto teneva il cappello sul posto all’Anas, facendo migliorare le statistiche dell’occupazione in Calabria) privò del sostentamento un padre di famiglia vedovo con tre figlie a carico. E il messaggio giunse chiarissimo a quanti riavvolsero le bandiere della Fai libera e si allinearono silenti.

Che c’è di strano, allora, che un licenziatore di padri di famiglia sia contrario alla tutela dei licenziati?

Condividi il Post

4 Commenti - Scrivi un commento

  1. Non c’è proprio niente di strano ma una contraddizione sulla linea, si fa per dire, della Cisl c’è. La posizione della cgil è fuori dal mondo nel senso che dopo anni non ci si sveglia adesso invece si dovrebbe guardare avanti. Ma forse il nostro segretario fa finta di non sapere che la sua predecessora ai tempi del job act riempiva i direttivi di invettive contro quella roba lì sostenendo che la Cisl salvava il salvabile grazie ai sottosegretari ex cislini di quel governo che mettevano pezze in continuazione. Ma allora era una schifezza il Job act oppure un grande accordo come sostiene l’attuale segretario portato in trionfo da tutti i giornaloni filo governativi? Mah

    Reply
  2. Ciao.
    Quello che è stupefacente è che non ci si renda conto, quando ci si oppone alla reintroduzione dell’art.18, che questa posizione limita o annienta progressivamente la presenza del sindacato in azienda.
    Chi sarà disponibile a fare il rappresentante sindacale o anche solo lo sciopero se si è sottoposti alla possibile spada di Damocle del licenziamento ingiustificato senza la reintegrazione nel posto di lavoro una volta accertatane la illegimità? Oggi fortunatamente si procede ancora in virtu’ del fatto che ci siano ancora lavoratori e lavoratrici che mantengono la reintegrazione perchè in forza prima del job act. o, in teoria, se si prova che il licenziamento sia stato discriminatorio. Auguri!
    Ma quando anche questi lasceranno il lavoro chi potrà essere disponibile a organizzare il sindacato in azienda? Certo, prima dello Statuto negli anni ’60, si riusciva in forza della presenza di grandi fabbriche e della conseguente possibilità e capacità di mobilitazione . Ma oggi con la parcellizzazione del mondo del lavoro…?
    Oppure chi definisce archeologia sindacale l’articolo 18 vuole un sindacato centralizzato, progressivamente senza presenza organizzata nei luoghi lavoro? Un sindacato sempre meno finanziato dal tesseramento in azienda e sostenuto da altre fonti di finanziamento, legittime magari, ma che prefigurano un altro modello di sindacato, prevalentemente incentrato sui pur utili servizi o, come disse Pierre Carniti alcuni anni fa, una forma di assicurazione o poco di più?

    Reply
  3. Penso che certamente non ha ragione Landini e tantomeno all’epoca cofferati che come il nostro dottore venivano e vengono da grandi aziende ipertutelate e forse nelle quali si sono creati oltre al posto anche una discreta pensione ….detto questo avete centrato in pieno il problema ,il nostro dottore dell’anas con i suoi tirapiedi e tirapiedi al femminile stanno letteralmente perseguendo con la politica delle minacce e del silenzio…non si parla piu di nulla nel bene e nel male ma tutti ossequiosi tromboni…chissa quando decidera di candidarsi con gli amici di destra e cosa dira ancora sul ponte di messina….

    Reply
  4. Iscritto in uscita · Edit

    Sindacato usato per fare carriera politica.
    Vogliono regole per gli altri e non si sospendono i dirigenti nazionali o sovranazionali che hanno patteggiato o che sono ststi dichiarati colpevoli di reato con sentenza e altri inquisiti.
    Organizzazione dei finti codici etici da usare solo contro i nemici.
    Probiviri inutili o solo pro capi.

    Reply

Commenti