La schedina

Ogni tanto, in questi anni di vuoto ideale e politico, Via Po 21 lancia un manifesto. Una volta si tratta di cinque punti “per un’Europa unita e solidale”, (in origine erano sei, poi uno non si ricordavano più qual era) un’altra volta di lanciare l’idea (mirabolante!) di “una crescita e uno sviluppo sostenibili”, ora, come anticipa stamattina l’Avvenire a p. 15, di tredici punti “contro la precarietà e il lavoro povero” e per “un lavoro a misura della persona” lanciati oggi alla presenza della ministra di un governo amico.

Di solito questi manfesti non lasciano molto il segno. Con qualche eccezione: nel XIX secolo ci fu quello del partito comunista di Marx ed Engels, che, in bene e in male, ha anticipato cambiamenti epocali prima di finire in niente; anche Tony Blair nel 1997 presentò il suo “manifesto” (usando il nome italiano) per lanciare il New Labour che vinse le elezioni (ma la storia la cambiò poco, giusto lo stretto indispensabile).

Possibile che ora Via Po 21, che lavora con una segreteria confederale a ranghi ridottissimi, riesca a produrre un manifesto capace di incidere in profondità sul corso degli eventi?

Forse sarebbe più prudente che Via Po 21 ed i giornalisti collaterali usassero qualche termine più prudente di quello, un po’ trombonesco, di “manifesto”. Ad esempio, visto che i punti sono tredici, questo documento lo si potrebbe chiamare “la schedina”. Come quella del vecchio Totocalcio, che pagava chi indovinava l’esito di tredici partite. E chi non azzeccava la colonna vincente, ci riprovava la settimana dopo. Che è un po’ quello che fa Via Po 21: ogni tanto gioca la sua schedina, non molto vincente, in assenza di una qualsiasi opposizione interna che gli chieda di rendere conto dei risultati di quel che si propone.

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Un tempo con la schedina veniva premiato anche chi totalizzava zero. Se la sommatoria dei tredici punti fa zero allora via Po vincerà il premio di consolazione

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  2. Le proposte sono griglie di controllo, comunicazioni e non circolari, caratteri word e spaziature , post autoreferenziali intenti a soddisfare l’ego smisurato di personaggi di basso spessore culturale che non sapendo fare nulla creano il nulla, mediocrità mista ad arroganza di un sistema fallimentare

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  3. Autoreferenziali. Quanto siamo belli e quanto facciamo noi gli altri se lo sognano. Queste sono le sole cose che sanno dire bene in confederazione ma anche in tante federazioni di categoria. Concretezza pari allo zero, presenza scarsissima, soldi tanti! Povera cisl ma poveri iscritti!

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