Una lezione di Giovanni Avonto

Giovanni Avonto, morto tre anni fa poco prima che l’Italia venisse chiusa per pandemia, verrà ricordato domani a Torino in un’iniziativa organizzata dalla Fondazione Vera Nocentini, con autorevoli interventi e importanti testimonianze, come potete leggere nel programma.

Anche noi abbiamo un ricordo importante di questa persona mite e forte, che abbiamo incontrato dopo che la vicenda dell’illegittimo commissariamento della Fai nel 2014 ha rimescolato le carte di tante amicizie, facendone andare persa qualcuna e facendone trovare di nuove.

L’amicizia particolare con Giovanni Avonto, maturata grazie ai rapporti nati fra “il9marzo.it” e “sindacalmente.org”, mise radici nella comune percezione che vicende come quelle della Fai e dell’espulsione di Fausto Scandola fossero l’esito di scelte e indirizzi risalenti nel tempo e che con il tempo stavano incidendo sulla natura della Cisl e sui fini dell’organizzazione ed in generale del sindacalismo. Ed il momento più importante in cui questo giudizio venne espresso fu il 15 giugno del 2017, quando Avonto tenne l’intervento introduttivo alla presentazione del libro “Prender parola. Il metodo Scandola”, organizzata il 15 giugno 2017 presso il centro Sereno Regis di Torino (alla quale intervennero anche Salvatore Tropea, don Paolo Mignani e Pierluigi Tolardo).

Con la sensibilità dello storico e l’esperienza dell’uomo di organizzazione, e con il rigore solido di chi non improvvisa quando parla di etica e quindi non ha bisogno di sfoggiare alcun moralismo, Giovanni Avonto seppe collocare i fatti più recenti raccontati in quel libro in un percorso cominciato negli anni ’90, facendo nomi e cognomi, citando scelte sbagliate e occasioni perse per affrontare seriamente il tema della responsabilità etica del sindacalista. E dimostrando che la storia della Cisl non è fatta solo delle continuità senza fratture millantate dai laudatori del potente di turno (quelli che “lacisldipastoreeromani” arriva fino al dottor Sbarra dell’Anas passando per Carniti e Marini senza una sola frizione), ma è fatta di momenti di confronto forte e anche radicale, e della capacità di affrontarli politicamente e non con atti di imperio o provvedimenti disciplinari strumentali alla conservazione del potere. Come emergeva perfino dal paragone implicito fra la vicenda Scandola e quella di Arrighi, espulso dalla Cisl negli anni Cinquanta, al quale Avonto nell’intervento a voce dedicò uno spazio anche maggiore delle righe che chiudono il testo scritto.

Un testo breve e preciso, una lezione di storia e di cosa voglia dire la parola etica, che potete rileggere a questo link. Per ricordare Giovanni Avonto e per giudicare la storia della Cisl e da dove viene il suo presente. Un presente che, come accade nei sistemi poco democratici, spesso ha bisogno di riscrivere continuamente la propria storia per inventarsi una coerenza che, nei fatti, non si dà.

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8 Commenti - Scrivi un commento

  1. Adriano Serafino · Edit

    Condivido ogni parola! Bravissimo il nostro redattore. Domani, nartedì30 maggio, se ci sarà spazio d’intervento alla Fondazione Nocentini – e lo ricercherò nonostante i tanti interventi già programmati – leggerò questo testo. Grazie davvero. Adriano Serafino

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  2. Andrebbe raccontata la presentazione dell ultimo libro di Pierre Carniti e l’invito a Giovanni Avonto da parte della Fim e la reazione di annamaria furlan.

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    1. Vero , io racconterei anche i giorni di Porto Recanati , le telefonate che partivano dalle Marche in quelle ore , sarebbe istruttivo, soprattutto per i giovani quadri

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      1. Di solito chi scrive così non riceveva nessuna telefonata ed era costretto a inventare alla nonna tutto l’inventabile. Ancora oggi non sappiamo nulla del suo quadro c
        delle conseguenze del verbale cisl sulla fim del capoluogo toscano.

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  3. https://www.corriere.it/economia/aziende/23_maggio_31/italgas-amplifon-le-100-aziende-mondo-piu-amate-dipendenti-2023-a878ad1a-ffc3-11ed-b45a-82caf12371f3.shtml
    Questo successo in italgas non e’ certo merito della Femca e della Garofalo… La sciura non conosce parole come benessere, lavorare in squadra, motivazioni, stimoli, entusiasmo.. Lei persegue solo la logica dell’odio e della cattiveria…. E chi non conosce le leve essenziali del benessere in azienda e difficile che le sappia contrattare…

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