Qualche amico ci aveva bonariamente richiamato, in privato, per aver definito “bischerate” le parole di Renzi sul sindacato unico per legge. Non per il contenuto, ma per il linguaggio.
Forse avevamo esagerato; ma ora ad esagerare è stato qualcuno più importante di noi, il capo della Fca Sergio Marchionne, che ha definito “cavolate” le parole del segretario generale della Cgil contrarie a Renzi e al suo progetto.
Premesso che, fra i due termini, il primo ci sembra avere una qualche maggior eleganza, non foss’altro per il primato toscano nella lingua italiana, a questo punto è aperto ufficialmente il dibattito su chi sia a dire cose poco sagge, comunque denominate.
In questa contesa, per una volta, temiamo di dover proprio prendere le difese del segretario generale della Cgil. Perché l’argomento portato da Marchionne, cioè il fatto che in America e in Germania c’è un sindacato solo dell’auto, è un autentico truismo. Cioè una cosa vera, ma che non dimostra nulla (in pratica, è un modo colto per dire “bischerata”). Ché, se invece di Germania e Usa si prendono, che so, Belgio e Spagna, o Francia e Brasile, o qualsiasi altro dei molti paesi dove i sindacati sono tanti, allora dovremmo concludere che i sindacati in Italia sono perfino troppo pochi (nei Paesi Baschi, la zona più industrializzata della Spagna, se ne contano fino a sei per ogni fabbrica. Eppure la legge sulla rappresentanza c’è … ).
E d’altra parte, siccome il primo paragone da fare è quello con la propria storia, Marchionne dovrebbe ricordare che il sindacato unico per legge la Fiat ce l’aveva già avuto, dagli anni ’20 alla metà degli anni ’40. Ed anche allora l’azienda era favorevole…
Ma se lasciamo perdere la polemica, se vogliamo scavare più a fondo, oltre la crosta delle diverse opinioni (dove ognuno facilmente giudica bischerate e/o cavolate quelle dell’altro), si vede che l’affermazione di Marchionne è logicamente scorretta. Perché mette nello stesso cesto cose diverse.
Se infatti negli Stati Uniti c’è una legge sulla rappresentanza che impone la presenza di un solo sindacato per azienda (con esiti nefasti, ma ora la cosa è lunga da raccontare, rinviamo ai libri che pubblicava Agrilavoro quando la Fai non era commissariata), in Germania non c’è alcuna legge sulla rappresentanza sindacale, tanto meno unica. C’è invece una legge che regola le imprese (e non i sindacati), dove si prevede una rappresentanza dei lavoratori che è unitaria, ma proprio per questo non è sindacale (anche su questo Agrilavoro pubblicava libri, quando la Fai era ancora libera)
Quindi la stessa situazione, un unico sindacato nell’industria dell’auto, è frutto di scelte legislative opposte. Ed i due esempi non possono essere portati contemporaneamente a sostegno della stessa conclusione.
Come la si rigiri, Marchionne racconta la storia che fa comodo a lui, come fa comodo a lui e finché fa comodo a lui.
Certo, qualche critica la merita anche la Cgil, che sui progetti di legge sindacale ha atteggiamenti un po’ a corrente alternata: li sostiene quando pensa di uscirne rafforzata e comunque di poter controllare l’iter legislativo attraverso politici omogenei (esemplare il caso del disegno di legge Gasperoni nel 1999), li avversa quando pensa di non poterli controllare, come ora con Renzi.
Dispiace semmai che sia stato lasciato al segretario generale della Cgil il primato dell’opposizione ad un progetto che è la prosecuzione (in versione peggiorativa) dei progetti ai quali la Cisl si era sempre opposta dall’ottobre 1950 in poi.
Forse è questa la vera bischerata. O cavolata, che dir si voglia.