C’è chi 12 e chi niente

C’è un passaggio della recente “Relazione del gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia” che rende quasi superflua la lettura di tutto il resto del documento elaborato per conto del ministero del lavoro.

La fissazione di un salario minimo per legge, scrivono gli esperti alle pagine 24 e 25, è “uno strumento che, se ben disegnato (la ricerca socio-economica più recente lo conferma) non ha effetti distorsivi sui livelli complessivi di occupazione mentre può persino costituire un vincolo benefico per il sistema economico generale“. E poi, in una nota si fa l’esempio più importante: “l’introduzione del salario minimo in Germania non solo non ha danneggiato l’occupazione ma ha promosso una riallocazione dei lavoratori a bassa retribuzione da imprese meno produttive a quelle più produttive“.

Non ci vorrebbero esperti, né grandi geni, per trarre allora la conclusione: facciamolo anche noi!

E invece, come si legge anche in altri passi dello stesso documento, c’è ancora chi lega al collo del salario minimo il masso della legge sulla rappresentatività dei sindacati. Che non c’entra nulla con le retribuzioni dei lavoratori e che da trent’anni è oggetto di iniziative legislative che non approdano a nulla. Il nulla che ferma tutto.

Per questo, è facile pronosticare che nell’anno di lavoro a disposizione del governo e del ministro del lavoro in carica, non si farà nulla; né per la rappresentatività (poco male) né per il salario minimo (il che è malissimo).

Intanto in Germania fanno: il salario minimo dal 1 gennaio è salito a 9.82 all’ora; dal primo luglio sarà 10,45; ma il nuovo governo ha già preso l’iniziativa per portarlo a 12 già nel prossimo autunno. Quando in Italia staremo ancora a discutere sulle regole della rappresentatività che sono come l’albero di Bertoldo (il quale, condannato a morte, chiese di scegliere l’albero per l’esecuzione e non lo trovava mai).

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11 Commenti - Scrivi un commento

  1. Purtroppo questo è possibile in Germania non da noi dove il fenomeno del dumping contrattuale è evidente e non da noi dove purtroppo ci sono 1000 contratti e dove nessuno vorrà il salario minimo…per questo è fondamentale la attuazione del testo unico sulla rappresentanza …meditare eh…

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    1. Questo è possibile in tutti i paesi che hanno il salario minimo, cioè quasi tutti quelli dell’Unione europea e dell’occidente. E non è possibile in Italia perché i sindacati temono di esserne indeboliti e allora fermano una riforma che sarebbe nell’interesse di quelli che pagano le quote associative.

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  2. Giuseppe Rustioni · Edit

    Alcune brevi considerazioni , pur opinabili che siano:
    a) l’attuazione del testo unico sulla rappresentanza eliminerebbe il proliferare dei contratti ma paradossalmente accentuerebbe i problemi derivanti dall’esistenza di “mille cotratti’ sia in ordine alla legittimità dei soggetti contrattuali che , quanto meno nel medio periodo, sulla sostanza dei contenuti contrattuali;
    b) sulla titolarità: a meno che non intervenga il potere legislativo a investire il soggetto sindacale di un ruolo pubblico, titolari della contrattazione sono i sindacati che hanno una rappresentanza reale dei lavoratori per i quali si deve contrattare. Più grande è questa rappresentanza e più sono autorevoli. Lo sanno bene le controparti datoriali quando si seggono al tavolo delle trattative, sanno benissimo come comportarsi con chi si trova dall’altra parte del tavolo in ragione del loro peso reale;
    c) il mercato del lavoro è parcellizzato e sempre più in molti luoghi e settori è difficile contare su una robusta base di iscritti! Prendiamone atto e tiriamo le conseguenze, la prima della quale mi sembra un’appropriata introduzione del salario minimo, questo si adeguato al contesto italiano ( non certo 12 euro della Germania). Aiuterebbe piano piano a ripristinare la relazione rappresentanza reale/soggetto sindacale a beneficio dei lavoratori e del miglioramento del tessuto democratico dell’Italia.

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  3. Il veto su salario minimo e legge su rappresentanza, sono nati per difenderci da ritorno al fascismo. Ora servono solo all illusione di vivere di rendita che non c’è piu. I contratti perdono terreno ogni giorno, (vedete dati ministero del lavoro) e la distanza tra iscritti dichiarati e reali anche nei confederali è diventata grande come una volta accadeva solo in Ugl e sindacati autonomi.

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  4. La mia paga oraria e’di ben 9,50 euro all’ora. E devo ritenermi fortunato perche’ ho colleghi di inferiore inquadramento che non arrivano a 9 euro…

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  5. Draghi ha dichiarato tempo fa Di voler fare il nonno… forse intendeva il nonno virtuale. A proposito di nonni (virtuali) … Nonna paperella si fa ancora accompagnare dall’auto blu della Cisl? Oppure si sposta autonomamente?

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  6. Parlando di privilegi dei sindacalisti , andrebbe sottolineato il comportamento di alcuni sindacalisti cisl , nemmeno pochi , e anche in posti di responsabilita’ , ust e federazioni nazionali , che continuano ( parola grossa) ad andare al lavoro non vaccinati …e i lavoratori invece sono costretti con il plauso di cgil cisl uil

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      1. Beh se non sono vaccinati avrebbero l’obbligo del tampone bigiornaliero… Il problema e’… chi glielo controlla il greenpass? Se lo pagano di tasca loro il tampone o lo deducono attraverso i rimborsi spese? Come disse qualcuno.. a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca..

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  7. Forse sono fuori tema, ma Intervengo sulla questione dei sindacalisti no vax o presunti tali. Riporto su questo blog un post su facebook che avevo inserito il 25 agosto 2021:
    OBBLIGO VACCINALE GREEN PASS E SINDACALISTI (25 agosto 2021)
    Leggo che la CISL, per intervento del segretario generale Sbarra, si dichiara favorevole all’obbligo vaccinale per legge. Mi pare un intervento in linea con le posizioni prese, nel tempo, dall’organizzazione. Nei mesi scorsi, sui social sono apparse fotografie di segretari di categoria o confederali che mostravano il loro braccio nudo, nel momento in cui si sottoponevano alla vaccinazione, oppure quando mettevano icone sui loro profili dal titolo “Io mi vaccino”, invitando con il loro esempio, a ricorrere alla vaccinazione.
    La linea era abbastanza chiara e comprensibile anche da parte di un semplice pensionato iscritto alla FNP come me.
    Sono naturalmente favorevole al fatto che si estenda il più possibile la vaccinazione perché arma importantissima, anche se non unica, per sconfiggere il virus e la pandemia.
    Bisognerebbe aggiungere che non basta vaccinare gli italiani o gli americani o solo i popoli più ricchi, ma che la vaccinazione dovrebbe essere estesa anche nelle nazioni più povere del Mondo, dove le percentuali sono bassissime e quindi il rischio di contagi molto più grande, come pure il comparire di sintomi gravi.
    Con la globalizzazione e con l’interconnessione del mondo moderno, si può uscire dalla Pandemia solo tutti insieme, senza egoismi. Lo dicono i leader più avvertiti (che però dovrebbero poi essere conseguenti nell’azione pratica), lo dice, mi pare, il massimo leader morale, oltreché religioso, Papa Francesco.
    Tuttavia, sui social e sui mezzi di comunicazione, molti sindacalisti di vari livelli, scrivono tutt’altro ! Mi è capitato di leggere dei post di segretari regionali o provinciali che paragonano il green pass a quanto successo nel ghetto di Varsavia. Ergo, secondo costoro, chi è favorevole all’obbligo vaccinale o addirittura solo all’utilizzo del green pass, sarebbe un complice dei nazisti !!!
    Ma che razza di messaggi sono questi, lanciati o rilanciati da persone che dovrebbero saper indicare una linea ai propri rappresentati ed agli iscritti. Una volta si diceva che i sindacalisti dovevano avere un ruolo dirigente ! Qui non è in gioco il pluralismo delle idee e lo spirito critico, che sono principi da difendere sempre. Qui sono in gioco problemi ancora più importanti quali il diritto alla salute. La linea, indicata dal massimo rappresentante della CISL, e da tutti gli organi del sindacato, dovrebbe essere rispettata, a prescindere dalle proprie idee personali. Non è accettabile che alcuni sindacalisti traggano benefici dallo status raggiunto (permessi, indennità etc.), e, contemporaneamente, diano spazio, con esternazioni pubbliche (tale è facebook) alle loro più riposte pulsioni. Il singolo può certamente esprimere le proprie idee, anche le più strampalate, chi ha un ruolo, dovrebbe essere più prudente.
    Insomma sappiamo che, nelle organizzazioni anche sindacali, chi non rispetta la linea o esprime giudizi non del tutto conformi alla linea ufficiale, viene sanzionato a livello interno. Ma in questi casi che si fa ? Oppure si usano i soliti due pesi e due misure e le regole si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici. ? Ai posteri l’ardua sentenza.”
    Dopo alcuni mesi, segnalo che il sottoscritto è stato richiamato da un lodo dei Probiviri della FNP perché avrebbe violato la segretezza sindacale, nonché la legge sulla privacy, mandando una mail ad alcuni iscritti, recanti alcune notizie interne, mentre l’avrei dovuta mandare in copia conoscenza nascosta.
    Premesso che il lodo è stato poi annullato dal Collegio Confederale e premesso ancora che la mail era stata inviata proprio con la modalità copia conoscenza nascosta, mi domando se per caso a chi va pubblicamente contro la linea sindacale sulle vaccinazioni (giusta o sbagliata che sia) è stato dato qualche richiamo.
    F.C, (firmo con iniziali ma sono facilmente riconoscibile).

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