La colletta per l’Inas

“Anche tu, con il nostro supporto, hai ottenuto la pensione che ti spettava, o il suo corretto ricalcolo”

L’Inas, a corto di soldi, gioca la carta del ricatto affettivo.

Nelle settimane scorse diversi pensionati si sono visti recapitare una lettera il cui senso è, più o meno: noi abbiamo bisogno di soldi, tu sei stato assistito da noi, quindi ora hai il dovere morale di aiutarci. Come se l’assistenza non fosse un diritto di chi va in pensione; diritto che lo stato garantisce finanziando il patronato, che è solo un mezzo a questo fine.

Perché il patronato possa svolgere questa funzione, chi va in pensione ha già pagato. Come contribuente, perché i soldi che lo stato versa ai patronati vengono dalle tasse; come iscritto al sindacato di riferimento, quando il patronato offre servizi senza chiedere altro a chi abbia la tessera; come utente, quando, se non iscritto, gli viene chiesto il prezzo della prestazione.

Se queste entrate non bastano, ha senso chiedere altri soldi ha chi ha già pagato, cercando di farlo sentire quasi in debito per aver goduto di un proprio diritto?

Quanto all’Inas, ci piace ricordare che se non fosse stato per Fausto Scandola, il pubblico non avrebbe mai saputo che nel 2015 alla presidenza dell’Istituto c’era un pensionato che poi prendeva anche una retribuzione da “manager” per la presidenza, più un’altra per la presidenza di una società dell’Istituto. Per un totale lordo superiore ai 200 mila all’anno per diversi anni (con una punta di 319.725 nell’anno di grazia 2013).

Quel presidente, evidentemente considerato imprescindibile, è poi tornato a Via Po 21; mentre ad essere espulso è stato Fausto Scandola. E fra i firmatari della richiesta di espulsione c’era l’attuale presidente dell’Inas, i cui redditi attuali hanno fatto scalpore nella provincia di Bergamo.

Redditi inferiori a quelli del suo predecessore, ma che non lo autorizzano ora a presentare l’Inas come se fosse un’organizzazione di volontariato da sostenere con le collette.

Perché se fosse un ente di volontariato, un presidente pensionato dovrebbe lavorare gratis.

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17 Commenti - Scrivi un commento

  1. https://www-avvenire-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.avvenire.it/amp/attualita/pagine/oggi-serve-ritrovare-una-meta-comune-la-ripartenza-del-46-fu-pi-semplice?amp_js_v=a6&amp_gsa=1&usqp=mq331AQHKAFQArABIA%3D%3D#aoh=16229015084948&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&amp_tf=Da%20%251%24s&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.avvenire.it%2Fattualita%2Fpagine%2Foggi-serve-ritrovare-una-meta-comune-la-ripartenza-del-46-fu-pi-semplice

    Semprw interessante leggere De Rita

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  2. È un schifo
    Se non ci sono soldi che si riducano gli stipendi scandalosi i sindacalisti
    L’inas prende soldi pubblici perché nessuno li denuncia e li fa psgate per i debiti fatti?

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  3. Quindi dovrebbe essere l’FNP, che rappresenta ed è finanziata dai pensionati, a contribuire sostanziosamente alla colletta per l’INAS

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  4. Li potrebbero chiedere alla Fnp, magari risparmiando sulla retribuzione dello stipendio alla segretaria di BARETTA ( vedi Report del 14 dicembre). Chissà cosa ne pensa la Fim del Lazio?

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    1. Fate somma stipendi e vicepresidenti. Case in centro, auto e autisti per Inas. Fate il totale e vedrete.
      Strano però, Petteni era quello che diceva che Inas fa 80% di iscrizioni a Fai. la disoccupazione agricola… prima o poi. Cisl eppure occupata dalla Fai. Terza nella sua categoria…

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  5. Non ho ricevuto la lettera della quale si parla e con la quale l’INAS chiederebbe agli utenti una donazione. Un fatto talmente strano, da sembrare quasi una bufala, se non un falso. Sarei tentato di pensare (almeno me lo auguro) che sia il frutto di iniziative avventate di qualche struttura periferica. Come è noto, i soldi che lo Stato versa ai Patronati derivano dall’applicazione di un’aliquota sui contributi previdenziali. Quindi sono i lavoratori che pagano di fatto il funzionamento dei Patronati. E’ vero che da anni lo Stato sta riducendo fortemente le risorse da versare ai patronati perché svolgano l’assistenza gratuita e che questo mette in difficoltà le strutture, anche per una accentuata concorrenza da parte di Patronati, francamente non all’altezza e che, pur essi hanno i contributi statali. E’ anche vero che il divario digitale ed il numero sempre maggiore di pratiche che il Patronato deve svolgere rappresentano delle oggettive difficoltà. Ma è da rilevare che già in passato l’INAS (ma non assomiglierà all’ALITALIA ?) è stata salvata dai pensionati e dalla CISL stessa, in cambio di che cosa ? E’ invalsa l’usanza da parte della FNP, di far assumere giovani (magari parenti di qualcuno) con costi a proprio carico ! In ogni caso, chiedere una donazione, tra l’altro quasi rinfacciando agli utenti di aver ottenuto una pensione grazie all’intervento del patronato, mi sembra francamente penoso e di pessimo gusto. In passato si chiedeva di aderire alle proteste che il sindacato e i patronati rivolgevano al Governo ed al Parlamento per mettere mano alla riforma del sistema dei Patronati, e per lasciare inalterate le risorse, oggi si chiede un intervento assistenziale, pur con dirigenti superpagati.

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  6. La notizia di un INAS a corto di soldi fa pensare e arrabbiare. Chiedere solidarietà ai lavoratori e alle Strutture quando tutti sanno degli sprechi e degli abusi fatti negli ultimi anni. Stipendi e incarichi abusati mentre gli impiegati agli sportelli provinciali e gli Operatori zonali fanno la fame. Ma che Organizzazione è questa dove chi produce punteggi con le pratiche non ha neppure i soldi per raggiungere i recapiti o per fare una fotocopia? Purtroppo da molti anni INAS e CAF, invece di essere sostenuti dalla Confederazione per dare stipendi e contratti migliori agli addetti sono diventati il bancomat delle Strutture orizzontali. Così a chi ha già molto si dà ancora di più e a chi non ha nulla si toglie pure il necessario per vivere e operare. La bufala di INAS e CAF che fanno iscritti per le Federazioni fu inventata da Sorgi e da Paolo Mezzio e sponsorizzata da tutti i segretari generali di Ust e Usr. Vedo che nonostante le contestazioni di allora, questa leggenda viene ancora raccontata da chi non ha mai fatto un iscritto nè a Bergamo nè in Sicilia.

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  7. Dal codice etico votato nel 2015 e’stato subito tolto il vincolo di non poter assumere nel personale (dirigenti eletti ci starebbe anche) familiari di primo grado. Un dirigente a Torino al Congresso aveva chiesto i legami di parentela di Caaf e Inas e ha rischiato di essere commissariato. Ora anche lui si e accasato…
    Per non contare i dirigenti delle strutture orizzontali che assumono componenti delle famiglie diciamo “allargate”, che pretendono di non lavorare… Quelli che le fanno assumere sono gli stessi che poi dicono a quelle assunte a 4 mesi che non hanno abbastanza identità d’organizzazione. ahahahahah

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