No al salario minimo, perché la legge non deve entrare nelle questioni salariali e nei contratti sindacali. E sì ad accordi come quello di san Valentino. Questa è la posizione della Cisl sulla questione salariale espressa da Daniela Fumarola. Che, essendo più giovane di me (e nonostante abbia studiato più di me) non ricorda, e comunque non sa di cosa parla.
A san Valentino, nel 1984, il governo intervenne per decreto, e poi il parlamento con la legge di conversione (e poi il corpo elettorale con il referendum) su una materia di competenza della contrattazione. Perché la scala mobile era istituita con accordo sindacale, e fu tagliata per legge, non potendolo fare con un accordo per il veto della componente comunista della Cgil. La Cisl di Carniti (e Marini, in quel caso in piena sintonia) approvò e sostenne quell’intervento della legge in materia salariale (perché quando ci vuole, ci vuole), mentre a invocare il rispetto dell’autonomia della contrattazione era il Pci di Berlinguer (che impose la linea a Lama).
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Molto apprezzato il passaggio della relazione che ha ribadito l’impegno della Cisl contro le mafie e per la legalità, nel ricordo di Falcone e Borsellino.
Meno apprezzabile il perdurante silenzio sul tesseramento alla Filca di Torino.
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Il Foglio fa dire la sua a Bonanni, che fra gli ex segretari viventi (ah, se i defunti potessero parlare…) è il più in sintonia con la svolta a destra della Cisl mascherata da “comportamento responsabile”.
In un articolo intitolato “Meloni si prende la Cisl”, l’uomo di Bomba afferma “La Cisl è diventata un sindacato di destra? È una lettura tra il grottesco e l’irresponsabile”, perché “io credo che chiunque nasca all’interno della Cisl sappia che l’imperativo del nostro fare sindacalismo è firmare i contratti”.
E se lo dice lui, che è nato nella Cgil…
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Grandi applausi ieri per l’arrivo del sottosegretario Sbarra al congresso; d’altra parte con tutti i parenti e parenti di parenti collocati nella Cisl e nei suoi derivati sarebbe ingratitudine se non battessero le mani a “zio Gigi”.
Grazia La Terza per il9marzo.it
La neo sindaca di Genova ha deliberato l’obbligo di salario minimo a 9 euro per i lavoratori delle aziende cui il comune appalta lavori, ovviamente a carico delle imprese.
Probabilmente dietro ciò c’è della demagogia politica ma chissenefrega se il provvedimento va nella direzione giusta.
Invece il segretario della Cisl genovese in maniera scomposta rivendica il fatto che la sua organizzazione sindacale non è stata interpellata rispetto lavoratori che rappresenta ( come se fossero tutti iscritti alla Cisl.. probabilmente di questi tempi nemmeno uno) e che comunque c’è in essere un preesistente protocollo condiviso da Comune e sindacati per il quale tali imprese hanno l’obbligo di applicare CCNL della triplice….
Quando un segretario starnazza dagli uffici senza sapere chi sono questi lavoratori mi viene da pensare male come diceva qualcuno e cioè che quei contratti siglati dalle organizzazioni più rappresentative abbiano un salario inferiore ai 9 euro l’ora. Probabilmente il segretario non sa nemmeno questo perché anche lui fa demagogia politico sindacale.
https://www.ilsecoloxix.it/genova/2025/07/17/news/salario_minimo_granara_cisl_genova_ingiustificabile_il_mancato_confronto_con_le_organizzazioni_sindacali-15236105/