Munnezza

Lina Lucci non è Rosaria Rotolo.

La giovane segretaria di Catania aveva provato a resistere a chi aveva deciso di sbarazzarsene, ma è stata fatta fuori da un voto del suo consiglio generale a  scrutinio palese, in modo da controllare chi obbediva agli ordini e chi no.

Invece per Lina Lucci il consiglio generale della Campania si è già pronunciato contro di lei (101 voti su 130, scrivono i giornali), che però non ha intenzione di lasciare il posto. E sta combattendo come una tigre ferita.

Come si conviene ad una storia ambientata a Napoli, la vicenda assume una certa teatralità: gli strilli (metaforici) della signora che si sente tradita si sentono in tutto il cortile di via Medina, e di lì in tutta la città. Finché il fatto diventa di dominio pubblico prima sul prestigioso quotidiano Italia Oggi e poi sul prestigioso (in un certo senso…) sito Dagospia; che è un po’ la Gazzetta ufficiale della Repubblica per pettegolezzi, voci, gossip e tutto ciò che, vero o falso che sia, si dice in giro o si vuole che sia detto in giro.

Se Italia Oggi l’aveva buttata sul “Lina Lucci viene fatta fuori perché bonanniana” (forse era meno ridicolo provare col “perché è una donna”), Dagospia racconta un’altra storia: e cioè che qualche “malamente” sta tentando di liberarsi di una sindacalista scomoda con tutti i mezzi più sporchi: lettere anonime (ma questo nella Cisl ormai è un ‘must’), computer rubati, pagine facebook violate, faldoni spariti, centri di potere all’opera nell’ombra… Insomma, una vera storia di “guapparìa”. “Scetateve guagliune ‘e malavita!”.

E non basta, perché come avrebbe detto l’indimenticato Felice Caccamo interpretato da Teo Teocoli, ora “si sfora nel penale”. La procura di Napoli, scrive il “prestigioso” sito, starebbe indagando sulla Cisl, sull’eroica segretaria che ha sfidato i “centri di potere” (quali?) e sui mandanti dell’operazione per farla fuori.

In realtà, al netto dell’enfasi con cui viene raccontata la vicenda da Dagospia, par di capire che, per ora, la procura ha ricevuto delle denunce. Che da questo nasca qualche inchiesta penale è possibile, ma non scontato. Anche perché a Napoli gli uffici giudiziari sono oberati di lavoro, e le inchieste penali vanno avanti compatibilmente con la possibilità dei magistrati e di chi indaga di dedicarvi il tempo necessario.

Avranno tempo e modo i magistrati napoletani di preoccuparsi di Lina Lucci e della Cisl? Può anche darsi che la procura non si interessi a quella che, lo hanno capito tutti, ha le caratteristiche di una sceneggiata: la Cisl sta per andare a congresso, e col commissariamento imminente della Cisl della Campania un pacchetto di voti congressuali sarà controllato da chi sarà scelto da Via Po 21 come commissario. Solo Lina Lucci non ci sta a uscire così, e butta la munnezza in faccia a tutti.

Queste storie di solito finiscono con un compromesso fra i litiganti. Se sarà così anche stavolta, Lina Lucci sarà presto messa da parte, con le buone o con le cattive, ed a Via Po 21 potranno intonare tutti assieme il coretto “scurdammoce ‘o passato”, come già accaduto per la trasparenza sulla pensione di Bonanni o sulle cose rivelate da Fausto Scandola.

La questione allora è un’altra: per quanto tempo la “munnezza”, o “rumenta” che sia, potrà essere nascosta sotto il tappeto da una Cisl che non vuole avvertire il cattivo odore che ne emana?

 

 

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Leggere di queste stori (poi si conosce un po’ la storia della campania governata per anni da pietro cerrito e che pretese la lucci per la sua successione….) che non hanno nulla di politico e/o sindacale richiama tutti noi anonimi e non a riportare la cisl ai valori per i quali e’ nata. Ce la faremo?

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  2. Uomini forti e liberi, se ancora ci siete in questa Cisl (lo so che ci siete!) strigetevi a coorte e lanciate un’azione nobile per riportare l’orgoglio di essere aderenti al nostro sindacato e ai suoi valori originari!
    È il nostro destino!
    Lottiamo e vinceremo!
    W la Cisl libera e forte!

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