La Fismic, sindacato autonomo che aderisce alla Confsal ma è largamente autonoma dalla confederazione (e qua ci sta bene un “beati loro!”) annuncia che dal 26 al 28 ottobre 2016 organizzerà “elezioni primarie” per l’elezione del segretario generale nazionale, dei segretari regionali e di quelli territoriali. Avranno diritto al voto i “60mila iscritti” (che, se sono veri, non sono pochi; peraltro la federazione dichiara di organizzare lavoratori di altri settori oltre ai metalmeccanici), e anche i non iscritti a condizione che sottoscrivano un impegno a sostenere i valori della Fismic – e fin qui, ci perdoni la Fismic, è acqua fresca, come dimostrano le esperienze del Pd – e che prendano una “tessera straordinaria”; e qua si tratta di capire se è una vera tessera, e allora votano comunque solo gli iscritti, o se è un’altra cosa, e allora non si capisce bene a che titolo votano i non iscritti.
L’iniziativa va evidentemente incontro all’esigenza di riattivare meccanismi partecipativi capaci di coinvolgere i lavoratori, cosa che oggi avviene troppo poco un po’ in tutti i sindacati: più che protagonisti nelle loro organizzazioni, dove sono considerati più che altro gli utilizzatori di servizi erogati. E, di conseguenza, non hanno, legittimamente, molto interesse alla partecipazione interna.
Il problema posto è dunque quello giusto. Si tratta di capire se la risposta è quella adeguata. E se può essere presa ad esempio anche di fronte alla crisi di partecipazione in una Cisl dove vige il centralismo democratico e dove le classi dirigenti si rinnovano per designazione dall’alto. Proponiamo dei semplici spunti di discussione, sperando che altri vogliano intervenire. E ricordiamo che una proposta simile era stata avanzata, assieme ad altre, dal sito www.sindacalmente.org, senza che però, ad oggi, ci sia stata alcuna ripresa.
In primo luogo (la questione può sembrare solo nominale, invece è importante), non si tratta di elezioni primarie; che si chiamano così quando servono a selezionare i candidati di un partito per le elezioni “vere”. Il nome corretto è “elezione diretta”: tutti i membri dell’organizzazione possono votare per eleggere chi la deve guidare. Che è una forma di democrazia diretta, di solito molto gradita quando la si propone. Si tratta di capire quali sono i rischi e quali sono le opportunità.
Il primo rischio è quello, già accennato, dell’incertezza della base elettorale: se votano iscritti e non iscritti, se si può andare al seggio e dichiarare di accettare i valori dell’organizzazione per poter votare, è facile che poi si presentino le “truppe cammellate” di varia natura, a volte autentici professionisti del voto primario che si impegnano a qualsiasi cosa pur di poter mettere la schieda dell’urna e magari ottenere il compenso promesso. Magari oggi da questo e domani da quell’altro. Sul punto non mancano esempi.
Ma anche se votano solo gli iscritti, l’adesione come condizione per poter votare non sembra risolvere un nodo del problema della partecipazione nel sindacato. Perché votare una volta ogni quattro anni può essere utile, ma lascia insoluto il problema di cosa accade negli altri tre anni, undici mesi e ventinove giorni.
D’altra parte è vero che, se votano solo gli iscritti, un meccanismo elettorale di questo tipo può essere l’occasione per la trasparenza sulle adesioni ai sindacati. Per avere elezioni vere, e non telecomandate, la prima cosa è avere liste credibili di aventi diritto al voto.
Nome, cognome e codice fiscale, per evitare i casi di voto plurimo.
C’è poi un altro problema, più di fondo: la stessa Fismic annuncia che nei mesi successivi all’elezione diretta del segretario regionale si terrà il congresso con gli strumenti tradizionali per eleggere gli altri organismi rappresentativi. Creando, come sempre in questi casi, le premesse per un dualismo fra il capo eletto direttamente, e le assemblee ugualmente elette dagli iscritti ma con meccanismi di mediazione elettorale. Chi prevale in caso di contrasto? Perché sia il segretario generale che il consiglio generale sarebbero legittimati democraticamente; solo che poi, come accade per i sindaci nei comuni, chi è stato eletto direttamente pretende di avere un bonus di maggior legittimazione democratica. E la cosa può sfociare in un’ulteriore accentramento dell’organizzazione nella figura del capo.
Con tutte queste cautele e queste avvertenze, non si può però escludere a priori che meccanismi di questo tipo possano essere utili nella Cisl di oggi.
Ad esempio, con l’elezione diretta sarebbe più difficile imporre il controllo di Via Po 21 sulla scelta dei segretari generali delle categorie, o realizzare giochetti come quelli di mandare i segretari confederali in scadenza di mandato a capo delle federazioni di categoria prendendosi l’uscente in segreteria confederale.
E, lo vogliamo sperare, i lavoratori e le lavoratrici avrebbero eletto chiunque altra o altro piuttosto che la signora Anna Maria.
A CIRCA UN ANNO DALL’ESPULSIONE DI FAUSTO VORREI RINFRESCARE LA MEMORIA DI TUTTI RIPROPONENDO QUANTO SCRIVEVA OSCAR GIANNINO IN PROPOSITO SU FORMICHE.IT
……qual’è il motivo dell’espulsione di Fausto Scandola? E’ accusato di aver condotto un’indagine riservata su dati personali coperti da privacy, e di ingenerare danno pubblico al sindacato. In un paese dove il sindacato fosse tenuto a obblighi di trasparenza, lo scandalo sarebbe l’espulsione. Perché il problema non è Scandola, che andrebbe anzi nominato alla testa dell’organo di controllo nazionale del suo sindacato. Il problema sono le migliaia di dirigenti delle confederazioni sindacali – ben oltre 20 mila – che queste cose le sanno benissimo, e che tacciono oggi come hanno taciuto ieri per anni. Perché per moltissimi di loro la carriera di dirigente sindacale è stata una pacchia. Le cifre fornite dalle confederazioni sono sempre state del tutto non controllabili. La vicenda del predecessore della Furlan, Raffaele Bonanni travolto proprio dall’emergere della sua incredibile crescita di retribuzione negli ultimi 5 anni di guida della CISL, avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta. Che puntualmente non è avvenuta.
Bonanni è andato a casa e sparito in silenzio, dopo che dai 118mila euro lordi del 2006 passò vertiginosamente ai 336mila dell’ultimo anno di guida CISL. E naturalmente facendo media piena a fini previdenziali degli ultimi 5 anni di maxi-salari, perché non soggetto alla riforma Dini né Fornero e potendo contare su pensione dunque pienamente retributiva. Della Furlan, l’attuale leader Cisl, conosciamo la retribuzione 2008, che era di 99mila euro lordi, e siamo in attesa di capire ora a quanto è salita: visto che il 9 luglio scorso la CISL ha approvato un nuovo regolamento nazionale, per il quale la retribuzione massima dovrà essere quella del segretario confederale. Quanto alla trasparenza, la Furlan afferma che “verrà messo tutto on line”. Potete stare certi che non sarà così. E non solo perché, come sappiamo oggi grazie a Scandola espulso dalla CISL, Bonanni non era certo solo, a veleggiare intorno a quelle cifre. Il fatto è che anche per le precedenti regole vigenti in Cisl avrebbe dovuto esserci un tetto al cumulo retributivo, che come si vede non era affatto rispettato: tanto, senza obblighi di accountability pubblica, basta la privacy a coprire tutto. Quindi, ancora una volta i nuovi impegni CISL saranno scritti sull’acqua. Ridicolmente ci direbbero solo i compensi diretti per gli incarichi sindacali, e non quelli complessivi per gli incarichi in società consorzi e quant’altro ottenuti grazie ai ruoli sindacali: è la privacy all’italiana, bellezza. In nessun paese civile viene riservata a chi svolge ruoli pubblici, ma da noi invece è così. Per questa stessa ragione, non possiamo sapere i nomi dei 17.319 sindacalisti che hanno beneficiato della norma contenuta nel decreto 564 del 1996, sulle cosiddette ‘pensioni d’oro’, norma che ha permesso a dirigenti e dipendenti sindacali di avere una pensione integrativa attraverso il pagamento anche di un solo mese di contributi da parte delle organizzazioni sindacali.
Nessun obbligo di bilancio consolidato consente di aggirare con enorme facilità il quesito di quanto pesi la retribuzione di dirigenti e quadri sindacali sul totale delle risorse delle confederazioni. Un dato che i loro iscritti dovrebbero considerare di elementare informazione democratica, esattamente come ogni dipendente Fiat sa quanto guadagna Marchionne. La Furlan dice ora che l’impegno diverrà girare alle strutture territoriali e aziendali il 70% delle entrare della CISL: ma di quali entrate, quelle derivanti dagli iscritti, o quelle a cui si perviene sommando CAF, patronati e immobili? Perché se sommiamo la stima di entrate che le tessere di iscritti lavoratori (oltre 6 milioni) e pensionati (di più) producono ai tre sindacati confederali, arriviamo intorno ai 900 milioni dai primi e 300 dai pensionati, circa 1,2 miliardi. Ma la somma si moltiplica, sommando i proventi da CAF, patronati, e redditi dalla gestione di – si stima – oltre 10 mila immobili di cgil cisl uil.
JE SUIS FAUSTO’
PENSO CHE UN MODO PER TENERE VIVA LA MEMORIA DI FAUSTO E CONTINUARE LA LOTTA POTREBBE ESSERE QUELLA DI RICORDARE LA STORIA, QUELLO CHE SI ERA PROMESSO E QUELLO CHE SI E’ FATTO. PER QUESTO PROPORREI A CHI CONDIVIDE L’IDEA DI INVIARE DOCUMENTI CHE ANCHE SE VECCHI POSSONO ESSERE MOLTO UTILI ALLO SCOPO.