Oggi sulla Stampa la signora Anna Maria torna a recitare la tiritera sulla Brexit uguale a quella dell’altro giorno sull’Unità: “ci vuole l’Europa dei cittadini e non solo l’Europa della moneta…”, “l’Italia deve dare un segnale forte…”, “occorre coraggio…”, “l’Europa dell’austerity ha fallito…”, “come ha detto il papa…”. A parte la solita citazione papale, più o meno è un copia e incolla di cose appena dette dal signor presidente del consiglio. Ma il pezzo forte dell’intervista, è l’idea di un ministero dell’economia europeo accanto alla moneta unica, oltre alla vecchia proposta degli eurobond.
Solo che a questo punto sorge un dubbio: perché la signora Anna Maria, e le persone che gli scrivono le tiritere da recitare, tira fuori il discorso sulla moneta unica per commentare la crisi legata alla Brexit?
Qualcuno la informi che la Gran Bretagna non ha mai voluto l’euro. E che quindi la Brexit ha altre cause rispetto ai difetti dell’euro, all’Europa delle banche e non dei cittadini, all’austerity per colpa della Germania ed a tutte le altre strofe della eurotiritera. Che poi è uguale in ogni verso a quella che si ripeteva fino ad un anno fa per la Grecia.
Solo che Grexit avrebbe voluto dire “uscita dall’euro della Grecia”, ma Brexit vuol dire “uscita dalla Ue di un paese che non è mai stato nell’euro”. Per cui non ha senso ripetere lo stesso commento per situazioni diverse solo perché è l’unico che si è stati capaci di imparare a memoria.
Un po’ come una bambina che ripete a Pasqua la poesia di Natale perché non si ricorda la nuova.
A proposito di Eurotiritera e di Brexit, al direttivo di oggi in Fim mi è toccato sentire, da parte di una quotata segretaria territoriale omonima di una campionessa olimpioca italiana, che “il popolo non dovrebbe avere il permesso di esprimersi su temi tanto complessi”, alla faccia del rispetto dovutoi a una decisione democratica – fra l’altro, è Cameron stesso che si è confezionato la trappola da solo, con una scommessa che ha perso, per ricattare gli altri Paesi dell’Unione Europea.
E’ toccato sentire un segretario di categoria, zona Veneto centro/meridionale, fare propaganda per il sì al referendum istituzionale perchè “in Italia altrimenti non si cambia mai niente e da qualcosa bisogna cominciare.” Peccato che il samico Renzi non sia più così forte.
Bene, è proprio arrivata aria nuova, aria di cambiamento…Si andrà avanti allo stremo sul rinnovo del contratto, e se Federmeccanica non firmerà non c’è una via d’uscita, un piano B. E le ore di sciopero già programmate saranno inutili.
Ai lavoratori si chiedono sacrifici, e poi si chiede contestualmente l’approvazione del nuovo regolamento economico per gli operatori e i dirigenti, che senza colpo ferire vedranno aumentare i loro compensi – naturalralmente all’insaputa degli iscritti. Sì certo, stanno proprio cambiando le cose.
Mi perdoni la precisazione ma, le cose non stanno cambiando adesso, perché, di fatto, sono cambiate da molto tempo; adesso “il popolo bue” (definizione ricorrente in questi giorni per condannare la scelta inglese contraria ai desiderata dell’èlites) aiutato da pochi testardi volenterosi e molto dalla realtà ne stà finalmente prendendo coscienza. E per rimanere nell’ambito sindacale la segretaria a cui fai riferimento è la prova provata (se mai ce ne fosse stato bisogno) che anche l’èlites sindacale ragiona allo stesso modo. Ma ammesso per un istante che avessero ragione dovrebbero usare la cortesia di spiegarci perché allora il popolo bue non dovrebbe optare per un uomo solo al comando che, costerebbe molto meno senza dover subire ricatti da possibili concorrenti. Molto meglio allora riesumare i dittatori Romani con elezione democratiche per incarico a termine e rinnovabile una sola volta.
IL POSTINO