Ha detto bene ieri con grande intensità Papa Francesco: «Tutti noi abbiamo ora una grande responsabilità per garantire il bene e la convivenza di tutto il continente europeo».
Lo scrive la signora Anna Maria, che ogni tanto dice la sua sull’Unità. Questa volta il tema è il referendum che ha portato la Gran Bretagna fuori dalla Ue. Ma che l’argomento sia uno o un altro, l’articolo, più o meno, è sempre lo stesso. Si comincia con qualche citazione autorevole, e il Papa è il più gettonato, si aggiungono un po’ di considerazioni di quelle che vanno sempre bene (ci vuole più Europa, ci vuole più crescita, le mezze stagioni non ci sono più), e poi si fa da spalla alla linea politica del governo in carica. Bonanni lo faceva soprattutto col centro destra, lei oggi lo fa con Renzi, col quale “il clima è cambiato” (solo che rispetto a due anni fa, quando Renzi stravinceva le elezioni e picchiava i sindacati, il clima è cambiato anche nell’elettorato).
Insomma, il solito discorso furlaniano. Nulla di sbagliato, ma nulla che valga la pena di essere commentato.
Una cosa però ci suscita un pensiero cattivello: ed è l’usanza di citare il papa a sostegno delle proprie tesi. E allora siamo andati a vedere cosa ha detto veramente Francesco sulla Brexit e la Ue (che, lo diciamo a scanso di equivoci, sono argomenti sui quali neppure i cattolici più ortodossi devono sentirsi vincolati dal dogma dell’infallibilità). E ci ha colpito un passaggio.
Il passo che la Ue deve dare per ritrovare la forza delle sue radici è un passo di creatività e anche di sana disunione, cioè dare più indipendenza e più libertà ai paesi dell’Unione, pensare a un’altra forma di unione.
Perché a voler fare come la signora Anna Maria, cioè a prender le parole del papa ed usarle per fargi dire quel che vogliamo dire noi, potremmo concludere che la stessa cosa vale anche nella Cisl. Dove ci vorrebbe un po’ di “sana disunione, cioè dare più indipendenza e più libertà”; invece di commissariare le federazioni non ossequiose della linea confederale, di espellere chi avanza critiche del tutto lecite e giustificate alla coerenza dei dirigenti che guadagnano più del dovuto, e di licenziare i padri di famiglia per ritorsione politica. Perché una Cisl così, ormai, è una copia peggiorata della Cgil del centralismo democratico.
Ce n’è abbastanza per suggerire un esame di coscienza a chi cita le parole del papa sempre per criticare gli altri, quando potrebbe semmai prenderne spunto per riconoscere i propri peccatucci.
“AL PRIMO POSTO I CITTADINI” così titola il pezzo della papessa sull’Unità e giù una sequela di luoghi comuni (più volgarmente si chiamerebbero prese per il……… ) . Perchè a lei dei cittadini, come ha finora dimostrato con le azioni, non gliene frega un fico secco. La sua unica preoccupazione e poter, dover e voler compiacere il padrone e per non sbagliare si rifugia dietro le parole di “un grande quale é il Papa”, allo stesso modo di un bambino che dopo una birbata cerca protezione dietro qualcuno più grande. Per chi la conosce é facile leggere, tra le riga, il pensiero della miseranda che persevera in comportamenti , pensieri e parole offensivi per l’intelligenza dei cittadini considerandoci e trattandoci come dei beoti/beoni incapace d’intendere e di volere. Povera illusa!!!!!!