Ci vorrebbe un congresso

Il Giro d’Italia del commissario dovrebbe essere quasi finito. Ad un certo punto abbiamo perso il conto delle tappe, ma da un rapido controllo ci sembra che di regioni da visitare non ce ne siano più, forse a parte la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta, Regione a statuto speciale. Ora l’appuntamento con i segretari regionali a Roma è per l’8 aprile, in modo da preparare la festa dall’Antonella a Pomezia, facendo attenzione a tutti i dettagli anche per evitare che si trasformi in una festa a sorpresa come quella dell’Ergife.

Dalla campagna congressuale sembrano comunque emergere alcuni elementi.

Il primo è che non si è parlato di politica. In genere, sembra che il congresso di fine commissariamento sia stato trattato come un appuntamento ordinario, con le relazioni che hanno parlato del territorio, delle filiere, di come va la produzione e come l’occupazione, dei rapporti con le controparti locali. Più o meno, discorsi già fatti per i congressi del 2013 (quando incombeva la Filca), e che saranno replicati fra poco, già entro pochi mesi se trovasse conferma la voce di un anticipo del congresso confederale. E sempre con le immancabili conclusioni del dottor Sbarra dell’Anas (che chi che la fa a sentirle fino in fondo?).

Tutto per far finta di niente sull’oggetto naturale di questo appuntamento, cioè il giudizio che l’organizzazione deve dare del recente passato e le decisioni da prendere per il futuro. Ma ve l’immaginate una libera discussione sul commissariamento alla presenza di un rancoroso commissario? O, quando non c’era lui, davanti ad alcuni segretari regionali colaborazionisti? insomma, fra relazioni introduttive che parlavano d’altro e dibattiti in cui il tema naturale era praticamente tabù, le varie assemblee sono servite solo a confermare le liste precompilate dei candidati.

Certo, almeno il dibattito nei congressi di base, luoghi di lavoro e territori, sarà stato libero. Sì, ma quali congressi? E quanti? Non è che la fase congressuale sarà stata ridotta in molti territori ad una riunione del direttivo, eventualmente allargato ad un po’ di pubblico quando c’era in programma l’arrivo del commissario e bisognava fare le foto da mettere sul sito?

Perché a noi qualcuno, ma non siamo in grado di verificare, è venuto a dire che di assemblee di base non ne sono state fatte molte. Anzi, quelle fatte sarebbero state l’eccezione, e non la regola. Questo a quanto riferiscono delegati e iscritti che avrebbero gradito poter dire la loro.

Anche a noi (e lo abbiamo anche scritto a proposito della Liguria che ha riunito assieme direttivo e congresso), era venuto il dubbio che certe assemblee fossero riunioni, come dire, a causa mista, un po’ direttivo e un po’ congresso. Ma che problema c’è? Tanto poi, basta scrivere su un foglio “verbale di assemblea congressuale” e tutto è a posto.

E d’altra parte, di cosa ci sarebbe stato da discutere? A rigore, di chi avrebbe dovuto guidare la federazione e su quali posizioni, dopo il commissariamento. Non di argomenti importanti ma in altri momenti, come l’olio tunisino o come va il made in Italy alimentare.

Solo che questo dibattito è stato impedito, non con la forza, ma di fatto. Perché tutti sanno che il commissario vuole restare, ma lui non l’ha mai detto. Quindi nessuno poteva candidarsi né porre il problema di chi scegliere, e per fare cosa, perché così facendo avrebbe messo in discussione la posizione del dottor Sbarra dell’Anas (a proposito, la Fai avrà dunque un segretario iscritto alla Fit …). Ed anche se qualcuno avesse voluto farlo esplicitamente, si sarebbe sentito rispondere “ma di cosa parli, se la candidatura non c’è neanche?”.

Insomma, che dire, se non che stiamo vivendo il paradosso di una Fai che dal 2013 non fa altro che celebrare congressi e conferenze organizzative (siamo alle quarte assise in tre anni, e già ci si prepara alle quinte), e che parla di tutto tranne che di sé e del proprio futuro.

L’unica eccezione è stata la notte dell’Ergife, ed è costata il commissariamento.

Per assurdo, alla fine di questa fase congressuale, e mentre ci si prepara al congresso del 2017, l’unica conclusione è che ciò di cui avrebbe bisogno la Fai è proprio un congresso.

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6 Commenti - Scrivi un commento

  1. E’ semplice.
    Il commissario dott.Sbarra indossa l’abito da segretario e continua il commissariamento.

    Tanto nella Cisl si possono eleggere i segretari anche telefonando in viva voce……………….

    Per aiutare la comprensione di questo commento, ci permettiamo di aggiungere che si riferisce ai fatti che abbiamo raccontato sul congresso della Fiba a Trento nel 2013, e che trovate al link qui sotto

    https://www.il9marzo.it/?p=2525

    https://www.il9marzo.it

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  2. Questa si che è democrazia partecipativa (quattro amici meglio sarebbe dire compari) al bar in attesa della buvette di Montecitorio che fanno canto e controcanto. i poveretti ci ricordano il Cav. Scotti di una vecchia pubblicità quando diceva : ghè pensi mì ghè pensi tutto mi. iI quattro sfigati però non sanno che il problema non è chi pensa ma cosa e come la pensa (e quì casca l’asino)
    POVERA CISL non sai quanta pena mi fai.
    Natura o natura perchè di tanto inganni i figli tuoi, che male abbiamo fatto per subire una simile onta. Sia chiaro che non sono parole mie ma mi sono piaciute e le riporto.
    W I V A L A C I S L L I B E R A

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  3. Amici ancora un po’ di pazienza e li vedremo sbranarsi tra loro. Mi è stato riferito che spesso nelle pseudo assemblee congressuali della fai in diversi casi non erano presenti neanche i componenti il consiglio generale che ci poteva anche stare ma addirittura nenche la segreteria.
    .Non pensate che sia l’effetto del centralismo democratico altro che democrazia partecipativa: Povero Pastore si rivolterà nella tomba. VIA GLI USURPATORI DALLA CISL

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  4. Pier Luigi Trivelli · Edit

    Non capisco di Filca, capisco di funzione pubblica e di Cisl. 15 anni di attività sindacale, e dopo aver visto il filmato delle iene ho deciso di farmi da parte. Ho rassegnato le dimissioni e consegnato la tessera. La cosa non è certo venuta a ciel sereno, sono anni che sono in completo disaccordo con la nostra politica interna. Prima si è utilizzato il metodo Torquemada per silenziare ogni mosca che volava. Abbiamo creato un apparato di Signor-Sì da fare invidia al più repressivo dittatore, poi si è costruita la nuova Cisl. Quella Cisl con 6000 dirigenti sindacali in meno, tutti nei territori. Tutti ad applaudire Mani di Forbice. Poi è venuto lo scandalo dello stipendio, poi la Furlan ha promesso la Commissione di Inchiesta, poi ha lanciato qualche fumogeni mentre Torquemada espelleva Scandola, poi occulta il cadavere degli stipendi precedenti, ma augura lunga vita e collaborazione ad In Terris dove Bonanni è nel comitato scientifico. Ma credono che sono tutti imbecilli? Io sono figlio della Cisl, quella vera, che abbiamo ceduto ad una lobbie, senza avere avuto il coraggio di stopparli. Io ho fatto la mia battaglia in solitario ed oggi sono stanco ed anche un po’ avvilito nel sentire da qualche collega avevi ragione. Intanto il nepotismo avanza inesorabile. Contiamo le tessere? Avremo sorprese dalla certificazione. Ed il congresso quello di fine anno sarà già scritto, senza interlocutori, senza un dibattito politico serio. Scusate, forse sono andato fuori tema, ma, siccome sono piu di tre anni che non si parla più liberamente nelle sedi, colgo ogni occasione per dire la mia. Grazie

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  5. Caro Trivelli, comprendo la tua amarezza ma non la tua resa perchè significa darla vinta al male. Come giustamente diceva l’amico Fausto non siamo noi nel posto sbagliato. Ti propongo un verso di Brecht sulla guerra è un aforismo di Montanelli che sono illuminanti più di tante parole sui personaggi in gioco

    Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico.
    La voce che li comanda e’ la voce del loro nemico.
    E chi parla del nemico è lui stesso il nemico.
    B. Brecht
    Non c’è alleato più prezioso di un nemico cretino.
    Indro Montanelli, su Il Giornale, 1984

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