Una delle cose che hanno fatto più arrabbiare Anna Maria Furlan dopo che il congresso della Fai ha respinto la mozione di scioglimento, è il fatto che la decisione sia stata presa a voto segreto, dopo che, a voto palese, altri organismi della Fai si erano espressi a favore dell’accorpamento con la Filca. Quindi, per il segretario generale, il commissariamento è stata la giusta punizione.
Come si è retoricamente domandata ella stessa a Brescia alcun mesi fa, dopo i pronunciamenti a voto palese per l’accorpamento
“è possibile che la sera del congresso di scioglimento si decida, a voto segreto, di dire di no?”
La risposta è facile: sì, è possibile. Perché il morto finché non è morto è ancora vivo (e magari cerca di non morire). Perché una cosa è dire sì alla fusione, un’altra dire sì allo scioglimento (soprattutto allo scioglimento prima della fusione, quasi che qualcuno dovesse far sparire la prova di qualcosa). E, soprattutto, perché solo il congresso può decidere lo scioglimento di una federazione, non altri organismi (altrimenti la democrazia associativa è una barzelletta).
Ma è soprattutto l’inciso sul “voto segreto” a dimostrare che il segretario generale ha una strana concezione di queste cose; come se quel modo di decidere fosse una cosa sconveniente e non la maniera per decidere – a maggior ragione su cose della massima importanza – garantendo la piena libertà di chi vota.
E d’altra parte, se a voto palese in altre occasioni c’erano stati voti all’unanimità, ed a voto segreto invece finisce diversamente (171 a 91), come direbbe Marzullo, “si faccia una domanda e si dia una risposta”.
La nostra risposta è che l’unanimità era il frutto più di condizionamenti, politici e personali, che di un’effettiva convizione condivisa da tutta la Fai. La risposta del segretario generale è stata quella di un illegittimo commissariamento, a tutela di chi aveva messo in preventivo che la Fai si sarebbe sciolta, ed a danno degli iscritti alla Fai che da un anno vivono in uno stato di sospensione della democrazia.
Ma nella Cisl accade ormai che il voto segreto fa scandalo, mentre ci sono congressi dove, addirittura, si fanno votare gli assenti. E poi lo si mette pure per iscritto.
Ci riferiamo al congresso della Fiba del Trentino di sabato 2 marzo 2013, dove è accaduto che un po’ di gente era andata via prima della conclusione. Così dopo, quando si trattava di eleggere il segretario generale, mancava il numero legale. Si è però proceduto egualmente “in modo palese per alzata di mano, coinvolgendo nella votazione medesima telefonicamente il delegato … (omissis)”, che era già tornato a casa.
Questo è quanto risulta da una lettera, datata 14 marzo 2013, dal presidente della commissione elettorale al (allora) segretario generale della Fiba (cioè Giuseppe Gallo, oggi stretto collaboratore ed intellettuale di riferimento di Anna Maria Furlan attraverso il doppio incarico di capo dell’ufficio studi e direttore del centro studi, predecessore e successore nell’incarico di Raffaele Bonanni).
Ecco, Anna Maria Furlan, che nel video dell’intervento di Brescia rivela di non aver mai voluto un commissariamento prima di quello della Fai, prenda nota: questo del congresso della Fiba può essere un caso da commissariamento (che, ovviamente, non c’è stato) perché si sono consumate “gravi violazioni” delle regole, come richiede lo statuto della Cisl.
Mentre il voto di un congresso, e a maggior ragione un voto segreto, è una decisione libera, che non è mai violazione delle regole e non può giustificare mai un commissariamento.
Perché la democrazia associativa non è uno (pseudo) reality show, tipo le nomination del “Grande Fratello”, dove vota la gente che sta a casa.
La democrazia associativa vive del rispetto di poche regole fondamentali. E di garanzie, come la possibilità che una federazione, prima di sciogliersi, possa esprimersi a voto segreto. Cioè liberamente.
In detta lettera del presidente della commissione elettorale del Trentino si dovrebbe anche evidenziare che era stato eletto via telefono il Segretario Generale ma anche la Segreteria, ma anche che una componente della commissione elettorale era anche candidata(invalida) e che il presidente non aveva mai firmato il verbale per tali motivi e vista la delicatezza del momento che portava alla costituzione della macroregione con Veneto e Alto Adige.
Caspita e non è successo nulla? avranno annullato, commissariato?
La cosa simpatica era che il Presidente garante del Congresso era il Segretario Organizzativo Fiba nazionale risaputo futuro Segretario Generale Fiba a Roma.
Da tempo le regole non vengono rispettate quando fa comodo a chi comanda.
E così si interpretano le indennità, i rimborsi, le diarie ecc.ecc.
E chi parla o denuncia a casa.
Questa mi era nuova…Somma indagnazione e orrore, io aborro, alla Mughini. Fra un po’ verranno fuori le compravendite di pacchetti di voto, come al Festival di Sanremo con gli SMS..
Per quanto riguarda il Veneto, in particolare in Fim tempo fa vigeva la simpatica abitudine di consegnare ai delegati, prima delle votazioni, dei ‘pizzini’ con l’indicazione dei numerelli da votare fra quelli dei candidati in lizza per gli incarichi territoriali e di categoria. Chi scrive ha rifiutato questa logica e ha conservato uno dei pizzini come souvenir. Ha parlato della questione con un paio d’altri elettori, ma eravamo decisamente in minoranza per poter contrastare la massa che s’è attenuta scrupolosamente alle istruzioni. La scusa per imporre tale procedura assolutamente non ortodossa era l’esigenza di velocizzare le operazioni, considerata la presenza di esponenti della segreteria nazionale e della Cisl nazionale che venivano da lontano e avrebbero perso treni/aerei, se fosse andato tutto a rilento. Fra l’altro le cabine elettorali erano 4 sedie spostate un po’ più in là rispetto a quelle dell’auditorium, che poi era una sala affittata in un hotel, anche abbastanza costoso. Si votava senza la minima privacy, occorreva schermarsi con una mano, manco un telo, un paravento come protezione, assolutamente nulla. Se questa è trasparenza e democrazia… Aggiungiamoci il pasto differenziato gerarchicamente; dirigenti e cooptati belli comodi in albergo, i semplici RSU spediti in una tavola calda con poca scelta e servizio lentissimo, tanto che molti giungevano puntualmente in ritardo alle sessioni pomeridiane dei lavori. Per dovere di cronaca, al giro successivo non c’ero, grazie all’esito ampiamente previsto del rinnovo RSU presso l’azienda in cui lavoro.
Buona giornata dal vostro autonominatosi corrispondente per il Veneto…