Tutto torna

Prima il sì unitario all’articolo 39, poi il contratto degli alimentaristi indicato come primo esempio di traduzione in pratica di quell’intesa fra Cgil, Cisl e Uil. Ed ora l’interpretazione del commissario (intervenuto a Bari agli attivi unitari): quel contratto, è scritto sul sito della Fai, è “una vittoria che premia l’unità sindacale“. C’è una logica in questa successione. In un certo senso, tutto torna.

La logica è quella, appunto, dell’unità sindacale. Ma non l’unità che fu una bandiera e l’ideale supremo per una generazione di sindacalisti che erano giovani ai tempi dell’autunno caldo, e su cui la Cisl si spaccò in un confronto forse fin troppo aspro, ma certo non banale. E tanto meno quell’unità sindacale di cui parla il preambolo dello statuto della Cisl (“La nuova organizzazione sorge per stringere in un unico volontario vincolo sindacale tutti i lavoratori italiani…“). Bensì quel (pericoloso) surrogato che consiste nell’ammettere sì l’esistenza delle varie organizzazioni, magari ciascuna col proprio “brand” e col proprio “target” di sindacalizzazione, ma contemporaneamente costringerle dentro allo stesso insaccato della rappresentanza unitaria. Proprio come prevede di fare l’articolo 39 della Costituzione. Non un “unico volontario vincolo”, ma un vincolo imposto per legge. Non la mitica “unità dal basso”, ma dall’alto e dall’esterno.

D’altra parte, è giusto così. Se la prospettiva del futuro è quella di enti bilaterali dai quali far passare il flusso dei finanziamenti alle organizzazioni (secondo il modello su cui era stata concepita la fallita fusione FaiFIlca), la cosa migliore è stare tutti assieme, e poi dividere.

E se si realizzerà quel che hanno scritto Cgil, Cisl e Uil nel documento unitario, cioè che la legge prevedrà contratti erga omnes che potranno imporre contributi a tutti i lavoratori, iscritti o non iscritti  (“la fonte della bilateralità – è scritto nel testo unitario che chiede l’attuazione dell’articolo 39  – è costituita dai contratti collettivi nazionali di lavoro che definiscono livelli e modalità della contribuzione), i finanziamenti sono assicurati per tutti. Anche se, per assurdo, non ci fossero più lavoratori iscritti, sarebbero lo stesso tutti rappresentati attraverso il trucco dell’erga omnes, e quindi tutti contribuenti.

In fondo, come ci sono quelli che fanno il vino in laboratorio senza l’uva, ci possono essere quelli che possono fare il sindacato senza i lavoratori. O almeno, lo possono finanziare. Basta essere tutti d’accordo.

E così, alla fine, tutto torna.

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  1. Praticamente ritorna il sidacato unico di regime, imposto d’autorità al lavoratore che deve ubbidir tacendo, pagare, contro la sua volontà una tassa sindacale per farsi svendere a chi lo tratta peggio in cambio di tornaconti personali a cui la storia passata e recente ci ha abituati.
    Scusate ma qual e’ la differenza tra questo e il sindacato fascista io non ero ancora nato e non l’ho conosciuto ma quello che mi descriveva mio padre era del tutto simile a questo che ci stanno propinando. Che grande passo avanti abbiamo fatto, dopo tante prese per i fondelli siamo ritornati al punto di partenza. Non avrei mai voluto unirmi all’incazzato che considera la cisl occupata ma a questo punto mi viene dal fondo dell’animo gridare ai 7 venti VIVA LA CISL LIBERA non se ne può più di questi inetti e venduti che usurpano un potere che non meritano.

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