Leggiamo sul profilo Twitter della Filca che il consiglio generale ha eletto Franco Turri segretario generale col 96 per cento dei voti. Un mesetto abbondante dopo le dimissioni di Domenico Pesenti.
Un bel risultato. Anche grazie a quel 4 per cento che non lo ha votato. Perché ormai si dovrebbe essere capito che nella Cisl attuale, quando ci sono voti all’unanimità, vuol dire che non si è d’accordo, ma non si è liberi di dirlo. Un quattro per cento di non favorevoli vuol dire che il voto è autentico.
Sempre da Twitter, apprendiamo che Via Po 21 ha mandato come proprio rappresentante al Consiglio generale della Filca il dottor Sbarra del compartimento di Catanzaro dell’Anas, stavolta in veste di segretario confederale della Cisl ma un po’ anche in quella di commissario della federazione agro-alimentare-autostradale. Uno che nella Fai non è stato votato da nessuno, ma parla a nome di tutti.
Certo, se anche il consiglio generale della Fai fosse stato libero, dopo le dimissioni del segretario generale, di eleggere entro un mesetto il suo successore, e non ci fosse stato l’illegittimo commissariamento, sarebbe stato meglio per la Fai e per la Filca. E comunque sarebbe stato l’unico sistema democratico.
Magari anche la Fai ora avrebbe un segretario generale eletto non proprio all’unanimità, come è bene che sia. Qualcuno che potrebbe ripartire da zero nel confronto con la Filca per decidere liberamente il come, il quando, il se e soprattutto il perché della fusione agro-alimentare-edile (senza autostrade).
Un discorso che puoi fare seriamente se ha il consenso del 96 per cento. Se invece hai solo l’unanimità, nel senso che non c’è libertà di parola, allora può sempre succedere una notte dell’Ergife.