Verso il congresso: sedotti e bidonati?

A meno di tre mesi dal congresso di fine commissariamento, ci sono ancora molti nodi irrisolti nella Fai. E non solo su dove si farà (questa volta non dovrebbe essere l’Ergife…).

La riserva del commissario sul farsi eleggere o meno segretario generale, lo abbiamo detto, è un po’ la riserva di Pulcinella. Nel senso che lui è pronto da anni a prendere tutto in mano. Ma fino all’ultimo non lo dice, sia perché non si sa mai che può succedere a Via Po 21 (dove si possono sempre aprire nuovi spazi, ed è meglio tenersi le mani libere), sia perché se lui scioglie la riserva, comincia il totonomine sulla segreteria (a tre o a cinque? Chi entra e chi no? Meglio una donna o un immigrato?). E il dottor Sbarra dell’Anas non tollera discussioni. Finché c’è lui, si può solo essere d’accordo con lui, del tutto d’accordo con lui, o assolutamente d’accordo con lui. Altre possibilità non ci sono, altri discorsi sono proibiti come le pericolose mormorazioni in tempo di guerra.

Vietato, dunque, discutere del futuro, su chi sarà il segretario generale e chi e quanti entreranno in segreteria. Il commissario lo ha ripetuto, con modi un po’ bruschi, anche nell’ultima riunione con i regionali. Nella quale ha presentato loro il regolamento del congresso. Dopo che questo era stato già mandato alle strutture.

Questo comportamento la dice lunga sul cambiamento di atteggiamento del dottor Sbarra dell’Anas. Al quale era necessario farsi battere le mani all’unanimità dai segretari regionali quando questo gli serviva a far credere, anche al Tribunale di Roma, che nella Fai commissariata c’era ancora la democrazia interna (una strana democrazia, senza organismi legittimati dai soci). Ora che il battimani non gli serve più, li tratta come tutti quelli che non gli servono. Ossia con la proverbiale gentilezza e rispetto della persona che gli sono riconosciuti da tutti (pur se manifestato talora con qualche atteggiamento o comportamento deciso, risoluto o anche aggressivo)

Il nuovo (ma tutt’altro che imprevedibile) atteggiamento sembra dimostrato anche dal regolamento congressuale, approvato e comunicato alle strutture prima di essere discusso con i segretari regionali. Il regolamento prevede un percorso in due fasi: prima nei luoghi di lavoro, poi a livello territoriale, dove saranno eletti i delegati al congresso nazionale, senza passare dal tradizionale congresso regionale.

In pratica, i segretari regionali non gli servono più. Non saranno loro a gestire l’elezione dei delegati al congresso nazionale. E nei territori dove ci dovessero essere problemi, è pronto lui stesso ad andare a gestire i congressi. Togliendo ruolo ulteriormente al segretario regionale competente.

A questo punto, non siamo più neanche tanto sicuri che la nuova segreteria sarà formata da qualcuno dei regionali. Magari il commissario pescherà altrove, fra qualche amico in scandenza di mandato nelle unioni regionali (che non mancano mai), o direttamente dai territori.

il proverbio latino dice che a volte il Senato è una brutta bestia, anche se magari i singoli senatori sono brave persone. Ora che come “senato delle regioni” non sembrano contare più nulla, magari i nostri amici segretari regionali possono cominciare a ragionare ed agire come le brave persone che (chi più, chi meno), certamente sono ancora.

 

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